Come ha evidenziato Reuters, la prima a dare la notizia nelle scorse ore, non era mai capitato prima che in Italia le Big Tech accusate dal Fisco rinunciassero a un accordo tributario per archiviare il processo. Meta, LinkedIn e X hanno infatti deciso di ricorrere presso la Corte di giustizia tributaria di primo grado per fare valere le proprie ragioni rispetto alle accuse di presunta evasione fiscale. Secondo l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza i tre colossi del mondo social americano non avrebbero versato l’IVA per un ammontare di 1,14 miliardi di euro.

Perché è importate il ricorso delle Big Tech in Italia rispetto all’IVA
Come ha evidenziato la stessa Reuters il processo che scaturirà dalla scelta di Meta, X e LinkedIn di fare ricorso potrebbe avere un impatto su tutta l’Unione Europea per quanto riguarda le politiche fiscali nei confronti delle Big Tech. Ricordiamo che il tema IVA è stato strumentalmente tirato in ballo dagli Stati Uniti nella polemica attorno ai dazi: secondo Trump e altri funzionari americani i prodotti USA sarebbe penalizzati da questa tassa, anche se questo tipo di imposta riguarda qualsiasi tipo di prodotto, anche europeo, senza nessuna distinzione.

Parlando di cifre Meta è accusata di non aver versato l’IVA per 887 milioni di euro, LinkedIn per 140 e X per 12,5. Il pagamento della tassa riguarda la permuta, ovvero lo scambio, dei dati sensibili dei propri utenti che hanno potuto utilizzare i servizi delle tre piattaforme.
Come ha però evidenziato il Sole 24 Ore, il Comitato IVA di Bruxelles si è già espresso a riguardo sostenendo che “i dati per i quali viene concesso l’utilizzo variano in quantità e qualità da un utente all’altro, ed è persino possibile che l’utente fornisca al fornitore solo dati falsi”. Motivo per cui “non è possibile stabilire un collegamento così diretto, che è una condizione affinché l’operazione possa essere considerata imponibile”. L’Italia ora ha intenzione di chiedere un nuovo parere a Bruxelles.
Da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca si è palesato l’obiettivo che le Big Tech si sono poste per il suo mandato. Ottenere supporto dal tycoon nelle frequenti battaglie legali contro i vari enti regolatori in giro per il mondo, a cominciare dall’Europa.