Da settimane la questione ucraina sta dominando il dibattito pubblico. Gli Stati Uniti parlano di un’invasione imminente con il cuore dell’operazione sulla capitale Kiev, la Russia invece di isteria da parte dell’Occidente. In uno scenario così precario, con notizie che si aggiornano ora dopo ora su escalation e de-escalation, è complesso parlare d’altro se il focus è su questo angolo di mondo. Negli ultimi giorni almeno su criptovalute, asset digitali e mining sembra però che tra Russia e Ucraina ci sia una linea comune, ovviamente portata avanti in maniera autonoma dai rispettivi governi. Il parlamento ucraino, come ha riassunto Formiche.net, ha infatti approvato una legge che integra le criptovalute sotto la supervisione della Commissione nazionale sui titoli e il mercato azionario . Nel frattempo in Russia è in corso un processo analogo per aprire al mining.
Ucraina: approvata la legge sugli asset digitali
«L’approvazione del disegno di legge non rende Bitcoin moneta con corso legale, ma fa comunque sì che la National Securities Commission possa rilasciare d’ora in poi permessi ai fornitori di servizi relativi a Bitcoin e criptovalute varie e che, d’altronde, si debba prendere la responsabilità piena della supervisione e del monitoraggio finanziario di tale mercato». Eloisa Marchesoni, esperta del mondo crypto, ha spiegato così a StartupItalia lo scenario ucraino. Non si tratta di un cambiamento radicale come si è verificato nel settembre 2021 a El Salvador, dove Bitcoin è diventato una moneta a corso legale esattamente come il dollaro. «Per alcuni cittadini ucraini – ha aggiunto – la criptovaluta è diventata un potente strumento nella loro lotta contro i timori di un’invasione russa».
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Stando a Fortune l’Ucraina è il quarto paese al mondo per volumi di Bitcoin scambiati (dietro a Vietnam, India e Pakistan). In un momento così precario per il paese pare che gli asset digitali vengano percepiti come più sicuri. «Nel mezzo della crisi – ha ricordato Marchesoni – l’Ucraina Cyber Alliance, Myrotvorets Centre e Come Back Alive sono tre gruppi che hanno prestato sostegno al governo ucraino e sono tra coloro che hanno aiutato l’esercito e il governo con il crowdfunding in Bitcoin». Come vi raccontavamo le donazioni in crypto sono aumentate in maniera vertiginosa negli ultimi anni a livello globale.
Russia: scontro tra Putin e Banca centrale
In Russia sarebbe invece in corso uno scontro tra il presidente Putin e la Banca centrale russa, che di recente ha avanzato la proposta di mettere al bando ogni attività di mining. Come si legge su Bloomberg, le ragioni di questo no al mondo crypto sarebbero di vario tipo, a cominciare dall’opposizione a ogni attività finanziaria che non tenga conto degli enti regolatori. In più non mancano i timori legati alla questione ambientale di Bitcoin (spesso giudicata dagli esperti del settore come un falso problema). Da parte sua Putin è invece favorevole a introdurre norme e tassazioni sul mining. «Abbiamo anche alcuni vantaggi competitivi – ha dichiarato il presidente russo – e mi riferisco al surplus di elettricità e di personale ben addestrato disponibile nel paese».
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Se la Cina ha deciso nel 2021 di mettere al bando mining e criptovalute, non sembra che la Russia sia destinata a seguirne l’esempio. Tenendo anche conto del fatto che attualmente sono gli Stati Uniti il paese con più mining farm al mondo. «Per ora – ha concluso Marchesoni – pare che la Russia stia pianificando di regolamentare le criptovalute. Nonostante questi esempi di casi d’uso di alto profilo, Bitcoin è sceso di prezzo fortemente. Sembra essere stato dovuto a un sentimento di rischio più ampio che ha avuto un impatto anche su molte aree dei mercati azionari globali».