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Secondo la consultazione pubblica promossa dalla Commissione Europea, la legislazione sugli OGM è inadeguata per le nuove biotecnologie agrarie
Le nuove tecniche di miglioramento genetico vegetale (NGTs) o, come vengono definite in italiano, Tecnologie di Evoluzione Assistita (TEA), non dovrebbero ricadere sotto l’attuale legislazione in materia di organismi geneticamente modificati. È quanto emerge dai risultati diffusi recentemente dalla Commissione Europea in merito alla consultazione pubblica online, lanciata dal 29 aprile al 22 luglio scorso, per raccogliere i pareri di cittadini, associazioni, imprese e mondo accademico proprio sul funzionamento delle attuali norme sugli OGM rispetto alle piante prodotte con alcune nuove biotecnologie agrarie, frutto dei progressi scientifici degli ultimi anni. Nel 2018, infatti, una sentenza della Corte di giustizia UE aveva stabilito che le nuove tecnologie, nel contesto legislativo attuale, devono seguire le stesse regole degli OGM.
I risultati della consultazione
Dei 2200 contributi analizzati, provenienti da 23 Stati membri dell’UE e da 28 Paesi non UE, il 79% dei partecipanti ritiene che le norme odierne della legislazione sugli OGM non siano adeguate alle piante ottenute mediante mutagenesi mirata o cisgenesi. Il 61% si è espresso a favore di un approccio alla valutazione del rischio diverso da quello attuale nel quadro degli OGM e, di questi, il 34% ritiene che la valutazione debba avere requisiti adattati alle caratteristiche e al profilo di rischio di una pianta. Da rilevare, inoltre, che il 23,5% (515) dei contributi arriva dall’Italia, il secondo Paese più rappresentato alle spalle della Germania, con 599 (27,3%) contributi.
Cosa sono le nuove biotecnologie agrarie
Queste nuove tecniche sono state sviluppate nell’ultimo decennio, quindi ben dopo l’adozione della direttiva 2001/18/CE sull’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati. “All’interno delle TEA ricadono le tecniche di genome editing, che permettono di indurre una mutagenesi mirata, inducendo mutazioni in punti predefiniti dei genomi, e la cisgenesi, cioè l’introduzione in una varietà di un gene proveniente da un’altra varietà o genotipo della stessa specie”, spiega in un articolo su PianetaPSR Luigi Cattivelli, Direttore del Centro di Ricerca Genomica e Bioinformatica del CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria. Sempre nello stesso articolo, Cattivelli sottolinea che “le piante ottenute mediante TEA, diversamente dagli OGM, non contengono DNA proveniente da altre specie” e che l’Autorità europea per la sicurezza alimentare ha concluso che “le piante prodotte mediante mutagenesi mirata e cisgenesi possono avere lo stesso profilo di rischio delle piante prodotte con metodi di selezione tradizionali”.
L’appello alla politica italiana
Federchimica Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, evidenziando l’importanza dei risultati della consultazione pubblica della Commissione Europea, ha sottolineato l’urgenza di un cambio della normativa attuale che tenga conto delle peculiarità delle TEA. “Una tecnologia biotech semplice, economica e accessibile a tutti, che proprio per queste caratteristiche sembra fatta su misura per fare apprezzare ancor di più la nostra agricoltura: ricca di varietà tipiche, colture di nicchia e piccole imprese”, ha dichiarato Elena Sgaravatti, vicepresidente Federchimica Assobiotec. “Un’opportunità straordinaria per riuscire a produrre di più con meno, per valorizzare la biodiversità, un patrimonio che caratterizza fortemente il nostro territorio, per difendere le nostre colture dai cambiamenti climatici e dalle malattie, ma anche una strada ben delineata per il miglioramento qualitativo, nutrizionale e organolettico dei prodotti made in Italy”, spiega Sgaravatti.
“I risultati della consultazione pubblica rappresentano un punto di partenza importante, perché dimostrano che l’opinione pubblica è disposta a sostenere la modifica della legislazione sulle TEA”, ha dichiarato Clara Fossato, portavoce di Cibo per la mente e Segretario Generale UNICEB. Cibo per la mente è un appello e un progetto della filiera agroalimentare italiana rivolto ai decisori europei per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla necessità di investimenti in innovazione e ricerca nel campo dell’agricoltura e dell’industria alimentare. Il progetto include un Manifesto di intenti e proposte sottoscritto da 15 associazioni imprenditoriali: Aisa, Agrofarma, API, Assalzoo, Assica, Assitol, Assobiotec, Assofertilizzanti, Assosementi, Compag, CIA, Confagricoltura, Copagri, UNAItalia, Uniceb.
“Invertire la rotta di una cultura antiscientifica che ha animato il dibattito negli ultimi anni è un passaggio fondamentale. La filiera agroalimentare chiede di aprire al più presto la sperimentazione in campo di questi preziosi strumenti di miglioramento genetico, che possono contribuire ad affrontare la crisi causata dai cambiamenti climatici”, continua Fossato. “Le TEA possono contribuire alla sostenibilità ambientale ed economica di un settore che è chiamato a garantire sia la produzione di cibo per i cittadini sia il giusto reddito agli agricoltori, nonostante i paletti introdotti dalla strategia europea ‘Farm to Fork’. La ricerca italiana ha sviluppato un know how diffuso, eppure siamo fanalino di coda in Europa in investimenti. È necessario investire da subito e rafforzare la collaborazione tra pubblico e privato: abbiamo le soluzioni chiuse nei cassetti, ora dobbiamo poterle sperimentare e applicare”.
La roadmap europea
La Commissione Europea ha promosso questa consultazione pubblica nell’ambito di un percorso per arrivare a un nuovo quadro giuridico per le biotecnologie agrarie. L’iniziativa, infatti, segue uno studio sulle NGTs pubblicato alla fine di aprile dello scorso anno dalla Commissione, che ha visto il coinvolgimento di esperti, stakeholder e autorità competenti degli Stati membri, attraverso consultazioni mirate. Lo studio, condotto su richiesta del Consiglio UE, ha evidenziato che le nuove tecniche di miglioramento genetico hanno il potenziale per contribuire a un sistema alimentare più sostenibile, come parte degli obiettivi del Green Deal europeo e della strategia ‘Farm to Fork’. Allo stesso tempo, si è rilevato che l’attuale legislazione sugli organismi geneticamente modificati, adottata nel 2001, non sia adatta a regolamentare queste nuove tecnologie. Ora, secondo la timeline della Commissione Europea, la presentazione di una proposta legislativa è prevista nel secondo trimestre del 2023.
Un “processo trasparente”
Come riporta Euractiv, una serie di gruppi di attivisti europei e nazionali ha firmato una lettera congiunta che critica il processo di consultazione della Commissione Europea sulla sua prossima iniziativa politica in merito alle nuove biotecnologie agrarie, “ma l’esecutivo dell’Ue insiste sul fatto che un’ampia gamma di voci è già stata ascoltata sulla questione controversa”. Interpellato dalla testata, un portavoce della Commissione ha dichiarato che questa “si consulta in piena trasparenza con le parti interessate che hanno diverse competenze scientifiche”, aggiungendo che “la valutazione d’impatto, ancora in corso, considera infatti un’ampia gamma di opzioni politiche. Queste riflettono l’intera gamma di opinioni ricevute come feedback da diversi stakeholder, compresa quella di mantenere l’attuale quadro normativo sugli OGM”. Il portavoce ha quindi affermato che la Commissione rimane “fiduciosa che tutte le diverse opinioni all’interno della comunità scientifica siano coperte da questa ampia consultazione”.