La buona notizia è che non smetterà di tenere lezioni o conferenze, nè di parlare in televisione di storia, dal Medioevo a Caporetto. Quella brutta – soprattutto per i suoi studenti – è che non lo farà più dalla cattedra dell’Università del Piemonte Orientale. Alessandro Barbero, lo storico più amato e social (a sua parziale insaputa) d’Italia, ha deciso di andare in pensione. Lo ha annunciato, da buon piemontese, in un’intervista alla Stampa nella quale si è tolto anche qualche sassolino della scarpa.
«La burocratizzazione del nostro mestiere, il tempo passato a svolgere attività che un amministrativo farebbe molto meglio, la pretesa di trasformare studiosi e ricercatori in capi ufficio hanno reso stressante un lavoro bellissimo – ha detto Barbero nell’intervista -. Non voglio provare l’ansia di sprecare il mio tempo in attività che sono sono quelle per le quali mi sono formato e siccome sono sufficientemente vecchio per ricordare un periodo in cui le cose funzionavano in modo diverso credo sia il momento di lasciare».
Perché Alessandro Barbero ha successo?
Barbero è diventato famoso soprattutto quando ha cominciato la collaborazione con Piero Angela, che negli anni ha ospitato lo storico medievale nei suoi programmi, facendone conoscere l’eloquio e il grande trasporto nel raccontare i fatti più importanti che hanno segnato il passato, a cominciare dalle battaglie e dalle guerre. Alcuni anni fa ha perfino scalato le classifiche dei podcast più ascoltati grazie all’impegno di Fabrizio Mele, che avevamo intervistato sul magazine.
C’è anche chi ha deciso di imitarlo (in maniera sublime) come Renato Minutolo, attore che sui social ha rielaborato il suo modo di narrare vicende storiche, inscenando situazioni esilaranti. Barbero non si è opposto a questa marea di affetto e stima e non ne ha neppure approfittato, capitalizzando magari l’attenzione aprendo profili social. Il medievista rimane orgogliosamente sprovvisto di account.