La matematica rappresenta ancora il tallone d’Achille per la maggior parte degli studenti. Perché? Lo abbiamo chiesto a Carlo Andrea Bassani, a capo di Innovamat, startup edtech che ha appena completato un round di 20 milioni di euro
La matematica rappresenta ancora il tallone d’Achille della maggior parte degli studenti. “Materia oscura“, “astratta“, “inutile al di fuori della scuola e piena di regole da imparare a memoria“. Sono solo alcuni dei concetti sulla matematica ricavati dai temi svolti dagli alunni, dalle elementari alle superiori, illustrati dalla docente Rosetta Zan, dell’Associazione Italiana di Ricerca in Didattica della Matematica. Ma da cosa parte questo disamore dei giovani verso la materia? Per la startup edtech spagnola Innovamat che punta a motivare i bambini di età compresa tra i 3 ei 12 anni ad innamorarsi della matematica e migliorare il loro processo di apprendimento la causa è una sola. L’attuale modello pedagogico si basa ancora sulla trasmissione delle conoscenze teoriche e sulla memorizzazione, attività che poco servono a incoraggiare la creatività, il pensiero critico e la capacità di risolvere i problemi. La startup ha appena completato un round di 20 milioni di euro e sta per fare il suo ingresso in Italia con l’obiettivo di ripensare e trasformare il sistema educativo e la didattica. Come incentivare lo studio della matematica? Ed incoraggiare l’apprendimento basato sulle competenze? Quali le sfide future della startup? Ed i traguardi da raggiungere in Italia? Lo abbiamo chiesto a Carlo Andrea Bassani, country manager Italia di Innovamat.
“L’apprendimento della matematica va ben oltre lo studio di concetti e procedure. È legato allo sviluppo di processi mentali che strutturano il pensiero”
Tanto temuta e spesso odiata, da cosa nasce l’avversione degli studenti verso la matematica?
Esiste un problema globale quando si parla dell’apprendimento della matematica, e nel mondo dell’educazione si è consapevoli da decenni: si insegna seguendo un modello unidirezionale, dove il maestro svolge la sua lezione, spesso frontale, e l’apprendimento si basa sulla memorizzazione degli algoritmi. Questo provoca ansia e frustrazione negli studenti. La matematica è una scienza deduttiva, quindi bisogna affrontarla in maniera diversa. È necessario comprendere che l’apprendimento della matematica va ben oltre lo studio di concetti e procedure. È legato allo sviluppo di processi mentali che strutturano il pensiero, che danno significato alle procedure e permettono di metterle in pratica. Innovamat è “esprimere il potenziale di tutti attraverso l’educazione” (unleash everyone’s potential through education). In pratica, vogliamo soddisfare una necessità della comunità educativa molto chiara: quella di fomentare un apprendimento della matematica improntato allo sviluppo delle competenze (del ragionamento) e personalizzato su ogni alunno.
Come è possibile farlo?
La chiave per noi è lo sviluppo delle competenze. Dobbiamo insegnare ai ragazzi di oggi a risolvere problemi, a saper provare e ragionare, fare congetture e ipotesi, seguendo più un processo di “metodo scientifico” e di scoperta. Viviamo nell’epoca di ChatGPT, abbiamo capito da tempo che non basta educare una generazione di calcolatori: ci saranno macchine che lo sapranno fare meglio di noi. Quello che dobbiamo fare è formare una generazione di risolutori di problemi: per questo bisogna imparare a gestire bene le attività che proponiamo, facendo le giuste domande affinché sia l’alunno stesso a scoprire la matematica attraverso il dialogo e la sperimentazione, non attraverso la memorizzazione o la ripetizione. In poche parole, generare situazioni adatte all’apprendimento significativo. Per questo motivo la proposta è articolata proponendo situazioni e attività che portano la classe a lavorare sempre in un ambiente di risoluzione di problemi, fornendo ai maestri il giusto supporto e i giusti strumenti (sia fisici che digitali) per permettergli di potenziare la loro didattica.
Innovamat ha chiuso un round di 20milioni di euro . Quali gli obiettivi?
La scorsa estate abbiamo chiuso un round di 20 milioni di euro, che ci permetteranno di poter continuare l’espansione internazionale in paesi dove le esigenze sono simili a dove era nato il progetto, e la creazione di un centro di ricerca sulla didattica della matematica. L’operazione è stata co-gestita dal fondo americano di impatto educativo Reach Capital e dai fondi spagnoli Kibo Ventures e Bonsai Partners, oltre che da altri investitori europei come Axon Partners Group, 10x, Barlon Capital e Dozen Investments.
Ed in Italia?
Supporterà lo sviluppo e adattamento curricolare alle Indicazioni Nazionali del nostro paese della proposta e il poter arrivare operativamente a molte più realtà scolastiche di quelle che potremmo impattare altrimenti. Ciò permetterà di poter lavorare su tutto il ciclo di scuola primaria e dare il tempo di avvicinarsi anche alla scuola media nel futuro. L’obiettivo è quello di poter fornire un supporto verticale con il crescere della complessità della materia per l’intero ciclo scolastico dentro gli Istituti Comprensivi. Si parte dalle basi di primaria, ma le necessità sono simili anche in secondaria e la stessa richiesta di molte scuole ci supporta nell’idea che sia necessario portare una matematica competenziale anche crescendo negli anni scolastici, dove spesso lo scollegamento dalla materia è ancora piú evidente. In Italia vorremmo che i ragazzi possano scegliere il loro futuro, non più in base a dove c’è meno matematica a scuola, ma davvero secondo quello che più appassiona.
“Abbiamo una tradizione centenaria: stiamo pensando alla Montessori, che ha rivoluzionato il modo di fare matematica al suo tempo, o alla pedagogia di Reggio Emilia”
Perchè tra i mercati scelti per l’espansione vi è l’Italia?
L’Italia è da sempre stata considerata come ipotesi, innanzitutto per la vicinanza culturale e di esigenze alla Spagna, ma anche e soprattutto perché è un paese “pioniere” nel campo della didattica e della pedagogia. Abbiamo una tradizione centenaria: stiamo pensando alla Montessori, che ha rivoluzionato il modo di fare matematica al suo tempo, o alla pedagogia di Reggio Emilia, una delle filosofie educative più rilevanti che abbiamo esportato in tutto il mondo. Crediamo sia un paese abbastanza aperto alle novità educative, ed effettivamente la ricezione finora sta andando molto bene. Inutile dire che da un punto di vista più impresariale, l’Italia è piena di talento giovane e con tanta voglia di fare, anche se a volte facciamo fatica a esprimere tutto il nostro potenziale. C’è molto interesse nel lavorare in realtà aziendali che hanno anche un impatto sociale, e questo chiaramente ci aiuta tanto.
Riguardo lo sviluppo di un centro di ricerca sulla didattica della matematica. Quali sono i traguardi da raggiungere?
Abbiamo dato il via al “Grupo Piràmide”, che è un team di ricerca voluto e coordinato da Innovamat e vincolato all’Università Autonoma di Barcellona, all’Università Rovira i Virgili, all’Università di Barcellona e al D’EP Institut. Ne fanno parte dottori di ricerca in didattica della matematica, esperti in trasformazione educativa e ricercatori scientifici. Il centro ha come scopo quello di aiutarci a colmare un divario tra ciò che è oggetto di ricerca nelle università e ciò che accade nelle classi, e avanzare la scienza della didattica della matematica. L’obiettivo del gruppo di ricerca di Innovamat è duplice: ricercare e generare prove per analizzare e migliorare la proposta di Innovamat; trasferire i risultati della ricerca allo sviluppo della didattica della matematica. Il gruppo di ricerca sta conducendo diversi studi che coinvolgono sia scuole che usano Innovamat che altri istituti. Questi studi ruotano attorno ad una o più linee d’azione, come per esempio le difficoltà di apprendimento e “l’ansia” matematica, le cause di insuccesso matematico e strumenti di recupero, con particolare attenzione alla discalculia, o la valutazione delle competenze. Qui ci sono più info su chi fa parte del gruppo e quali sono le linee di ricerca.
Quali le sfide future?
La continua costruzione di un prodotto unico e differenziato con una base pedagogica e scientifica molto forte. Questo è incredibilmente difficile da fare e seguire migliorando.
Ed in Italia?
Sicuramente la piú grande sfida è quella di poter far percepire il valore di un cambiamento radicale nell’aula e come questo cambiamento sia complicato da fare, soprattutto se lasciamo i docenti da soli nelle mille attività quotidiane che hanno da svolgere (e non solo sulla gestione didattica dell’aula). Per questo è importante continuare a fornire un supporto di formazione e di risorse all’altezza del cambiamento che si vuole portare. Per ora l’idea è di essere molto specializzati sul verticale della matematica, che è universale, ma una sfida futura è poter applicare la stessa visione didattica anche alle discipline STEM a tutto tondo. Una generazione di bambini che sviluppa un rapporto diverso con la matematica e le scienze non può che portare a risultati incredibili, a trasformazioni uniche. Ed è questa la sfida più bella che vorremmo vincere!