Nel guest post a firma di Sandro Marenco, uno dei prof più social d’Italia spiega la sua strategia quando si parla di smartphone a scuola. La tecnologia deve essere utile, se i ragazzi lo compulsano per noia allora è un problema
Nella settimana che segna il ritorno a scuola per milioni di studenti, su StartupItalia iniziamo un viaggio per raccontare i protagonisti: studenti, insegnanti, presidi, genitori. Ma lo facciamo – come è ormai nostro stile – raccontando storie visionarie e innovative. Storie coraggiose e plurali. Storie di quelle persone in grado di fare la differenza. Ecco tutti i protagonisti della nuova riapertura della scuola nella nostra programmazione speciale. Buona lettura e buon viaggio!
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Si è parlato davvero molto dell’uso dei cellulari in classe. Non solo negli ultimi periodi, ma negli ultimi anni. Oserei dire che noi siamo arrivati anche prima degli olandesi a prendere questa decisione tanto è vero che già lo scorso anno il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara aveva emanato una circolare in cui esortava docenti e alunni a non utilizzare il cellulare durante le lezioni se non a scopo didattico. A questo punto, io vorrei spostare l’attenzione e chiedermi perché professori e alunni continuano invece ad utilizzarlo durante le lezioni. È sotto gli occhi di tutti come alcuni docenti utilizzino la classe per creare propri contenuti da divulgare poi su varie piattaforme. E questo lo trovo, oltreché eticamente scorretto, diseducativo.
I ragazzi imparano molto da noi adulti, più da quello che facciamo (e non facciamo) che dalle parole. Questa è una generazione che impara molto dal visivo più che dall’ascolto o dalla lettura e quindi noi docenti, come educatori, dobbiamo essere i primi a rispettare regole che ci sono imposte. Con questo non voglio assolutamente dire che i ragazzi usino il cellulare per emularci. Ma credo che, per la mia personale esperienza, i ragazzi tirino fuori il cellulare dallo zaino quando si sentono annoiati. Questo è, per me, il centro della questione. Perché i ragazzi hanno bisogno di distrarsi. Ma distrarsi da cosa? Distrarsi da noi? Distrarsi dalla lezione? E allora che cosa possiamo cambiare? Dove possiamo migliorare affinché l’ora che trascorriamo insieme alla classe sia avvincente e interessante?
Personalmente ci ho riflettuto spesso durante l’ultimo anno scolastico e ho deciso di scendere a un compromesso. Ci sono momenti in cui utilizzo il cellulare per fare didattica, organizzo tornei in classe per ripassare le regole, faccio verifiche che si possono fare direttamente dal cellulare, cerco momenti ed espedienti per far sì che quello strumento diventi un compagno e un aiuto alla mia lezione e non un ostacolo alla loro attenzione. Ho anche pensato di rinforzare gli atteggiamenti positivi dei ragazzi per cui, ad esempio, quando interrogo invito sempre gli studenti a seguire le interrogazioni perché si impara molto. Al tempo stesso li lascio anche liberi di distrarsi quel tanto perché magari sono stanchi (a volte la mia lezione arriva alla settima ora) o semplicemente perché voglio lasciar loro la libertà di scegliere.
In quei momenti permetto loro anche di ascoltare la musica con le cuffiette. Qualche risultato, così facendo, l’ho ottenuto perché i ragazzi hanno imparato che quando facciamo lezione devono seguire me, perché me lo merito e perché se lo meritano. Ma ci saranno sempre momenti durante la lezione dove potranno rilassarsi un po’. Non so se questo sia il metodo migliore ma è il migliore che ho trovato finora.