Nel 2012 Google lanciò, in collaborazione con la Polizia di Stato di diversi Paesi del mondo, una campagna di educazione dal nome Buono a Sapersi. Un’iniziativa volta a sensibilizzare e informare gli utenti sull’importanza della sicurezza online, della protezione e della gestione dei dati online.
La guida di Buono a sapersi
La guida era suddivisa in quattro sezioni: Resta sicuro online, I tuoi dati sul web, I tuoi dati su Google e Gestisci i tuoi dati. Ogni sezione conteneva disegni, diagrammi e video esplicativi. Una campagna, quella di Buono a Sapersi, che può essere usata come perfetta metafora per comprendere come piccoli errori possano avere conseguenze significative e come affrontarli, superarli o trasformarli in (legali) opportunità.
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Una delle immagini della campagna Buono a Sapersi mostrava una tennista intenta a colpire un pesce, anziché una palla, con la racchetta. Volevi davvero cercare carpe da tennis? recitava uno di questi annunci.
«Dal 1997 impariamo dagli errori di battitura di tutto il mondo. Google impara dagli errori di battitura che tutti, a volte, commettiamo quando cerchiamo su internet, per offrirti risultati più rapidi e accurati. Se perciò hai digitato carpe da tennis, intuiamo che probabilmente intendevi scarpe da tennis. Google non è laureato in lingue, ma ha studiato nel corso di tutti questi anni come le persone effettuano le ricerche e quali siano gli errori più comuni».
Questa tendenza al refuso tipografico nella comunicazione digitale è divenuta talmente diffusa e data per scontata da generare forme di opportunismo e perfino veri e propri business che sfruttano quell’ampia zona grigia che, in questo come in altri casi, caratterizza la nostra percezione dell’errore.
Cybersquatting e typosquatting.
Volevamo davvero andare sul sito goggle.com o volevamo andare su Google? La campagna Buono a Sapersi mirava anche a fornire consigli pratici per proteggere i propri dati e navigare in rete in modo sicuro. Uno degli aspetti affrontati riguardava il cybersquatting e il typosquatting.
In un articolo dal titolo «Measuring the Perpetrators and Funders of Typosquatting» due ricercatori dell’Università di Harvard, Tyler Moore e Benjamin Edelman, ricordano che agli albori di internet si affermò una pratica nota come cybersquatting.
Il primo caso noto di cybersquatting risale al 1994, quando Princeton Review, una società che offriva servizi di preparazione ai test, registrò il dominio kaplan.com. Questo dominio apparteneva a Kaplan, un’azienda concorrente nel settore della preparazione ai test. Princeton Review usò il dominio per deviare il traffico internet destinato a Kaplan verso il proprio sito web. Altro caso famoso è quello di Lego che ha speso circa 500.000 dollari per rimuovere non meno di 309 siti falsi. Alla stessa Lego sono stati sottratti guadagni commerciali a causa di due domini registrati – legogames.com e wwwlegos.com – che sfruttavano la similitudine con quelli registrati a marchio Lego.
Una volta che i nomi di dominio hanno iniziato a richiedere rinnovi annuali, i cybersquatter si affrettarono a prendere i nomi di dominio prima che il proprietario riuscisse a rinnovarlo. Dal cybersquatter si è poi passati, nel 1999, al typosquatting.
Sfruttando la distrazione e gli errori di battitura più comuni tra gli utenti (come goggle.com o youube.com, faceboolk, facebok, faceboik), i criminali informatici registrano domini simili a quelli di siti web legittimi. Talvolta addirittura anticipando il possibile errore di ortografia che avrebbero commesso gli utenti digitando il dominio di siti web popolari.
C’è poi chi sfrutta la disattenzione degli utenti o l’errore ortografico o fonetico dovuto all’uso di una lingua straniera per vendere il dominio con l’errore di battitura al marchio legittimo.
Lo studio di Harvard sottolinea come i siti bersaglio di questa pratica rientrano molto di più nella categoria business, shopping, ricreazione che non in quella di scienza, bambini, computer. Secondo una stima effettuata dai ricercatori dello studio: ogni giorno circa 68 milioni di persone visitano per sbaglio uno di questi siti.
Gli squatter usano tecniche di social engineering per sfruttare l’errore o il refuso per scopi fraudolenti, come il phishing o la diffusione di malware. Una quota crescente di squatter ottiene profitti attraverso la pubblicità, solitamente mostrando annunci pay-per-click. Se Google da una lato è preoccupata per la sicurezza degli utenti, i ricercatori T.Moore e B. Edelman, sono giunti alla conclusione che Google guadagna, grazie al typosquatting, circa 500 milioni di dollari l’anno. Buono a Sapersi!
Errori di omissione da mancata specificazione
Nell’era della comunicazione digitale, dove le interazioni avvengono rapidamente attraverso schermi e tastiere, la brevità diventa la regola. Ma la brevità, l’uso di frasi troncate o abbreviazioni può portare a fraintendimenti.
Se su Google digiti la parola golf senza ulteriori specifiche, la possibilità che anche google fraintenda è elevata: si tratta di un’automobile o di uno sport?
Google scommette che quello che volevi cercare era un’automobile in base allo storico di navigazione. In questo caso Google sfrutta informazioni in suo possesso che riguardano il passato per fornire una rapida risposta. Solo quando specificherai che non cerchi un’auto ma mazze da golf saprà che i tuoi interessi sono cambiati.
Dimenticare di includere informazioni chiave può generare malintesi anche nelle chat.
Riporto una conversazione reale avvenuta su Whatsapp.
A: «Ciao Paolo mi scrivi la tua bio così inizio a pubblicizzare l’evento?»
B «Email 📧 »
Una frase che contiene solo la parola Email può voler dire:
- Ti mando la bio per email
- Scrivimi la tua email così da inviarti la bio
- Mandami una email per ricordarmi di inviarti la bio
Se A non chiede specifiche, potrebbe prendere una scelta sulla base di una supposizione errata. Potrebbe infatti supporre che Paolo volesse intendere la prima opzione, quando invece intendeva la seconda. Con il rischio che la bio non arrivi mai.
La conversazione potrebbe diventare più lunga e complicata se B non sapesse il significato dell’abbreviazione bio o – altro caso reale- cv (curriculum vitae), o se A usasse termini tecnici o anglicismi non chiari. Per questo motivo, è sempre consigliabile non dare per scontato che l’altra persona capisca esattamente cosa stiamo dicendo o scrivendo. Includere tutte le informazioni chiave in un messaggio aiuta a velocizzare la comprensione e a evitare confusione, errori e perdite di tempo.
Errori di geolocalizzazione
Immagina di contattare telefonicamente un idraulico di Crotone, ma tu vivi a Torino. Google sa che i costi di trasferta sarebbero superiori a quelli del guasto e che probabilmente la ricerca andrebbe ristretta alla zona di residenza. Per questo, come tutti i motori di ricerca, fornisce i risultati basati sulla città o sulla zona in cui è agganciato l’IP del computer.
Errori di geolocalizzazione sono altrettanto frequenti nelle comunicazioni relativi ad un evento. Accade spesso che nelle locandine ci si dimentichi di indicare la città e il luogo dell’evento, dando per scontato che il lettore di Catania sappia che l’evento, come ogni anno, si terrà a Milano e sempre nella sede della società organizzatrice.
Questo porta al lettore frustrazione e perdita di tempo nella ricerca dell’informazione. Una famosa azienda ha organizzato un evento internazionale di networking e ha inviato inviti con la data e l’orario, ma ha omesso di specificare il fuso orario. Questo ha causato confusione tra i partecipanti di diverse nazionalità, con alcuni che sono arrivati in anticipo e altri in ritardo. Omissioni, anche quelle apparentemente piccole, possono avere un impatto significativo sul lavoro quotidiano e sulla reputazione di un marchio.
L’autocorrezione
Molti errori di digitazione sono dovuti a distrazione e a multitasking. Ogni messaggio, mail, chiamata, ogni notifica provocano una interruzione in ciò che stavamo facendo. Uno studio dal titolo Momentary Interruptions Can Derail the Train of Thought pubblicato nel Journal of Experimental Psychology ha rivelato che una breve interruzione di soli 2,8 secondi può raddoppiare il tasso di errore. Una pausa di 4,4 secondi può triplicarlo.
Inoltre, gli utenti che digitano rapidamente e in modo impreciso, o che si affidano ampiamente alla correzione automatica, sono estremamente vulnerabili a fraintendimenti causati da errori di omissione. Anche gli strumenti di autocorrezione spesso interpretano erroneamente ciò che vogliamo digitare, sostituendo parole che possono cambiare completamente il significato del messaggio.
Intenzione: «Possiamo incontrarci?»
Autocorrezione: «Possiamo incontrarti?»
Controllare il testo dopo averlo scritto aiuta a evitare di dover rispondere a
obiezioni del tipo: «Pensavo fosse un’uscita romantica…»!
Le 3 regole d’oro
Tutelarsi: registra una gamma di domini di primo livello, con una variante del plurale o del singolare del nome, e contengono errori comuni di battitura o variazioni del tuo nome di dominio principale; utilizza servizi di monitoraggio che ti avvisano quando nuovi domini simili al tuo vengono registrati. Questo ti consente di agire rapidamente.
Stare nel qui ed ora: prestare attenzione a ciò che facciamo riduce notevolmente la possibilità di commettere errori. Usa tecniche che ti permettono di mantenere la concentrazione; inserisci brevi pause nella tua giornata di lavoro o studio; comprendi se la distrazione è un meccanismo di difesa messo in atto dal cervello perché non vuole stare su un’attività che ti crea stress, paura o altre emozioni negative.
Gestisci bene il tempo: dedica il giusto tempo per ogni attività e per rileggere il contenuto di una comunicazione prima di premere invio. Valuta se il carico di lavoro è adeguato. Quando si è sommersi da mansioni e scadenze, è facile sentirsi pressati nel cercare di portare a termine tutto, il che può portare inevitabilmente a fare errori. Prenditi il tuo tempo.