Se ne discute da tempo perché ha a che fare con il rapporto tra università telematiche e non, oltre che con la garanzia di qualità delle prime, non sempre adeguata come emerso dall’inchiesta di Report “Il pezzo di carta”. Il decreto Bernini è ancora una bozza ma ha suscitato parecchie polemiche. Giovanna Iannantuoni, presidente della Conferenza dei rettori (Crui) ha dichiarato: «Non può bastare lo schermo di un pc per formare brillanti coscienze critiche. A un ragazzo che vive in una zona remota del Paese devi dare una borsa di studio e farlo studiare in un ateneo di grande qualità non dirgli “stai a casa e ti faccio un favore se prendi una laurea digitale”».
Nelle scorse ore è intervenuta anche FLC CGIL, con un lungo comunicato pubblicato online dal quale emerge la contrarietà al decreto Bernini: «Il problema è il modello di business, non la didattica a distanza. […]. Il soggetto che oggi ha assunto le dimensioni più significative, Multiversity, ha trasformato le sue università in società di capitali, costruendo una strategia industriale focalizzata su centri territoriali in franchising (learning point) e l’accompagnamento agli esami, anche oltre il lecito (esami on line da casa; esami standardizzati a scelta multipla; diffusione di panieri con le risposte, stile esame per la patente)».
Multiversity, il soggetto citato, è un gruppo controllato dal fondo britannico CVC Capital Partners, che gestisce varie università telematiche in Italia come Pegaso, Mercatorum e San Raffaele Roma.
Quali sono le università telematiche in Italia?
Complessivamente sono 11 le università telematiche accreditate presso il Ministero dell’Università: Pegaso, E-Campus, Mercatorum, Unicusano, Uninettuno, Unimarconi, San Raffaele, Unitelma, Unifortunato, IUL e Unidav. Le università telematiche nascono più di 20 anni fa, era il 2023, attraverso un decreto dall’allora ministra Letizia Moratti.
Cosa prevede il decreto Bernini?
Riassunti da Open, ecco di seguito i punti principali contenuti nel decreto Bernini:
- Le università tradizionali possono prevedere alcune attività formative a distanza, ma non più del 20% del totale delle ore; per quanto riguarda quelle telematiche avrebbero l’obbligo di organizzare il 20% delle lezioni in modalità sincrona, dunque in diretta.
- Per avviare le lezioni online le università devono rispettare alcuni criteri tra cui il fatto che una commissione accademica garantisca la qualità e l’aggiornamento dei materiali didattici e la tutela della privacy degli studenti.
- Le matricole che frequentano corsi a distanza vengono valutati tramite esami in presenza.
Sempre FLC CGIL commenta: «Alcuni atenei telematici sono quindi cresciuti enormemente in questi anni, costruendo un segmento di formazione molto spesso dequalificata, che apre divergenze di sistema sulla parificazione dei titoli di studio e che si allarga progressivamente ai percorsi in presenza». Come riporta il manifesto, negli ultimi dieci anni le università statali hanno assistito a un calo di 19mila studenti, mentre le immatricolazioni nelle telematiche sono aumentate del 410%.
In base al nuovo decreto Bernini bisognerà intervenire anche sul rapporto tra studenti e professori dal momento che l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca, per quanto riguarda i corsi del 2022, ha riscontrato quanto segue: le università tradizionali hanno un rapporto di un professore ogni 28,5 studenti, mentre le telematiche hanno un rapporto di un docente ogni 384,8 allievi.