Gli studenti torneranno in classe il 14 settembre 2020, ma non è detto che archivieranno la stagione della didattica a distanza. Tra le piattaforme più di successo #ScuolaACasa, anche se, secondo la sua ceo e founder, a cambiare dovrà essere l’approccio all’insegnamento
La data fissata per il ritorno in classe degli studenti dopo la lunga pausa dovuta alla pandemia, il 14 settembre, è scritta in un’ordinanza che porta la firma della ministra Lucia Azzolina. Le lezioni in presenza dovrebbero riportare un po’ di normalità alla vita scolastica di bambini e ragazzi che durante la fase di emergenza si sono trovati a frequentare molto di più le classi virtuali che quelle fisiche. La didattica a distanza, che già si stava molto diffondendo, ma che però aveva svolto un ruolo per lo più complementare a quella frontale, è diventata indispensabile per assicurare a bambini e ragazzi di poter continuare ad apprendere e studiare. E probabilmente continuerà ad essere cruciale nel percorso formativo degli studenti anche quando si tornerà tra i banchi. Chiara Burberi, founder e ceo della piattaforma Redooc.com, ci ha raccontato come un portale interamente italiano, nato nel 2014 per essere «strumento di apprendimento in linea con le preferenze e le abitudini degli studenti, dai 6 ai 19 anni» abbia raccolto subito questa sfida e abbia messo in campo tutte le sue forze migliori per avvicinare quanto più possibile il mondo della scuola a un metodo di insegnamento alternativo e con cui non tutti avevano familiarità. Per questo ha lanciato l’iniziativa #ScuolaACasa rivolta agli studenti italiani delle scuole primarie, secondarie di 1° e 2° grado italiane, anche all’estero. Fondamentale l’apporto della piattaforma dedicata alla scuola e lanciata da Redooc qualche mese fa, Scuola.redooc.com.
Chiara Burberi, ceo di Redooc
© Redooc
800mila utenti solo ad aprile 2020
Il successo di questo progetto sta anche nei dati: «Quasi mezzo milione di utenti registrati ed è stata visitata, nel solo mese di aprile 2020, da più di 800.000 utenti». Numeri importanti per una piattaforma che offre un approccio nuovo all’apprendimento: «Video, esercizi interattivi spiegati, gamification delle attività per incentivare e premiare (sì, proprio così, con gare online, livelli di gioco, classifiche, avatar, diplomi…)», spiega Burberi che aggiunge: «Migliaia di video lezioni, più di 75.000 esercizi interattivi spiegati, materiale cartaceo da scaricare. Un enorme serbatoio di materiale didattico, in continuo ampliamento. I contenuti, in linea con le indicazioni ministeriali, sono sviluppati con un linguaggio naturale, adatto a tutti gli stili di apprendimento, anche per studenti con DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento), perché “siamo tutti bisogni educativi speciali”».
L’iniziativa #ScuolaACasa
© Redooc
Il successo di #ScuolaAcasa
Redooc era partita dalla didattica delle competenze di base, ed è cresciuta sempre di più fino a coprire tutto il programma di matematica dalla Primaria all’Università, ma anche italiano, Invalsi, fisica, educazione finanziaria, giochi di logica, laboratori STEM. «Più del 20% dei contenuti (appunti, video e esercizi interattivi spiegati) è completamente gratuito. La piattaforma scuola.redooc.com è invece dedicata alle scuole che acquistano le nostre licenze per innovare la didattica tradizionale, con flipped classroom, quiz a squadre, integrazione tra digitale e carta. In Redooc i docenti, a cui diamo su semplice richiesta dei saggi gratuiti, trovano l’innovazione offerta dalla tecnologia, la carta della tradizione (anche se rivisitata) e la passione per la qualità dei contenuti», sottolinea Burberi. Per quanto riguarda l’iniziativa #ScuolaAcasa, la ceo di Redooc spiega: «Docenti e studenti delle scuole italiane dal 27 febbraio, grazie al contributo e con il supporto di Global Thinking Foundation, hanno potuto avere licenze di accesso gratuite alla piattaforma e classi virtuali a supporto della didattica a distanza per monitorare attività e risultati, assegnare lezioni e compiti e gestire le verifiche».
Una nuova «strategia dell’educazione»
Lavorare a stretto contatto con gli studenti ha permesso anche di inviduare i problemi da risolvere per fare in modo che tutti abbiamo la possibilità di accedere alla didattica a distanza, destinata a crescere sempre di più con lo sviluppo della tecnologia: «La didattica a distanza soffre soprattutto per l’arretratezza digitale delle infrastrutture. E poi una famiglia su quattro non ha la connessione internet, il 12,3% delle famiglie con almeno un minore è senza tablet o PC, mentre il 57% di quelle che ce l’hanno lo deve condividere, solo il 6% dei ragazzi dispone di un pc personale. Lo smartphone non è sempre uno strumento sufficiente per la didattica. Inoltre, ci sono ancora docenti che “non credono nella didattica digitale e a distanza”, negando così un futuro ai loro studenti (tutti nati nel nuovo millennio)», precisa Burberi che aggiunge: «Il Paese ha bisogno oggi più che mai di una “strategia dell’educazione”, in ottica di sostenibilità, secondo le logiche dell’Agenda 2030 dell’ONU. Magari è l’occasione anche per il Ministero di cambiare nome: invece di “istruzione”, potrebbe utilizzare “educazione”, dal latino educere, che mi piace tradurre con “tirare fuori il meglio, dando opportunità”».