Secondo l’Osservatorio EdTech del Politecnico di Milano, per l’86% delle scuole il digitale è essenziale, ma i docenti non sanno come usarlo
Il fatturato dei provider italiani di Education Technology vale, oggi, circa 19,5 miliardi di euro e le imprese investono il 47% del proprio budget per la formazione in soluzioni di digital learning. Ma se da un lato c’è una grande necessità di strumenti di e-learning, dall’altro, le scuole sono pronte? “Sicuramente la pandemia ha accelerato la necessità di una scuola che guarda sempre più agli strumenti digitali – afferma Camillo Loro, direttore dell’Osservatorio EdTech – E tanti istituti hanno dovuto fare passi avanti verso l’EdTech transformation, percependone i benefici. E’, dunque, vero che è stato fatto un primo step in avanti ma, allo stesso tempo, istituti e aziende devono investire in tecnologia e i docenti devono fare lo sforzo di imparare a utilizzare al meglio i nuovi modi di erogazione dei contenuti. Questi sono i principali scogli da superare. E bisogna investire adesso perché il mercato italiano è ricco di soluzioni tecnologiche, piattaforme e metodologie che passano anche per il metaverso e la blockchain“. Secondo l’Osservatorio EdTech della School of Management del Politecnico di Milano, per l’86% delle scuole e il 77% delle università italiane gli investimenti futuri in tecnologie digitali costituiscono un obiettivo strategico. Cosa c’è, allora, che frena ancora questo slancio al digitale?
EdTech: come viene percepita da docenti e studenti?
“Gli educatori devono formarsi per permettere agli studenti di poter usufruire delle nuove disposizioni tecnologiche – afferma il direttore Loro – Vogliamo che venga cavalcata questa onda che ha superato qualche reticenza. Ci aspettiamo una didattica ibrida, dove le tecnologie a disposizione servono ad aiutare l’educatore e supportare lo studente verso scelte professionali accademiche, contenuti e tutto quello che ci gira intorno. Anche a seguito dell’emergenza sanitaria è aumentata notevolmente la dimensione sociale del fenomeno. D’altro canto, gli studenti sono pronti all’utilizzo della tecnologia e si sentono maggiormente coinvolti. Oggi si ha la consapevolezza che si può fare qualcosa che dieci anni fa era impossibile“.
Chi utilizza strumenti di EdTech?
Le scuole usano gli strumenti digitali con la compilazione del registro elettronico, adottato nel 99% dei casi, seguito da lavagne interattive e videoproiettori (93%) e dalle piattaforme per la gestione dell’aula a supporto della didattica digitale integrata (79%). Quasi la metà delle scuole ritiene, secondo la Ricerca, che sia i docenti sia il personale amministrativo non abbiano le competenze necessarie per utilizzare correttamente gli strumenti digitali. Il 35% degli istituti, inoltre, indica l’investimento economico in EdTech troppo oneroso. Sono ancora poche le scuole italiane che utilizzano tecnologie più avanzate come software per la creazione di contenuto all’interno di laboratori, learning app e gaming, realtà virtuale/aumentata o intelligenza artificiale. Per quel che riguarda le prospettive di sviluppo dei prossimi due anni, però, gli investimenti futuri in tecnologie digitali costituiscono un obiettivo strategico per l’86% delle scuole e riguardano soprattutto laboratori di coding e robotica, nel 57% dei casi, lavagne/pannelli interattivi, videoproiettori e realtà virtuale/aumentata.
La trasformazione digitale dell’esperienza educativa è un obiettivo strategico per il 77% delle università italiane anche se, in generale, le università investono il 5% del totale dei proventi in soluzioni di Educational Technology. In uno scenario futuro, indicativamente nei prossimi 3-5 anni, le università puntano a investire principalmente in learning app e gaming, intelligenza artificiale e blockchain.
Le imprese investono circa il 47% del budget allocato alla formazione in digital learning. Dal punto di vista delle criticità riscontrate, emerge soprattutto il tema dell’onerosità dell’investimento, che si verifica nel 42% dei casi. Tra i maggiori benefici riscontrati, il più indicato, nell’83% dei casi, è la flessibilità di fruizione della formazione, ovvero il dare la possibilità al lavoratore di formarsi secondo tempi e luoghi che può gestire autonomamente; la creazione di nuovi prodotti formativi e la facilità di estensione delle possibilità di apprendimento. Le aziende segnalano, tra i vantaggi, anche il contenimento dei costi nell’erogazione della formazione e il miglioramento della qualità dell’offerta formativa.
Startup di EdTech: quale futuro post emergenza Covid?
“Le startup, negli ultimi 5 anni nel settore EdTech sono sempre di più – spiega Camillo Loro – Offrendo tecnologia a supporto della formazione ed erogando contenuti o soluzioni di finanziamento per studenti e individui sia per percorsi accademici che professionali, nell’upskilling e reskilling dell’individuo. Tanti si affidano a queste startup in quest’ottica e molte di queste ai avvalgono della realtà aumentata, dell’intelligenza artificiale; della blockchain, ripagando anche gli studenti più meritevoli in bitcoin. Piattaforme di questo tipo, post emergenza pandemica, vengono ancora utilizzate per garantire da remoto la partecipazione, proponendo agli studenti contenuti interattivi come videopillole e recap di alcune lezioni, introducendo test per la valutazione degli allievi e indirizzandoli, con l’analisi dei dati, a garantire comunque, la formazione. Oggi non abbiamo davvero più scuse”.
Secondo l’Osservatorio, il 59% delle startup EdTech offre soluzioni tecnologiche a supporto della formazione; la restante parte, invece, si divide tra l’erogazione di contenuti e le soluzioni di finanziamento per studenti e individui. Nello specifico, la maggior parte delle startup eroga la propria offerta attraverso piattaforme online, tramite cui vengono messi a disposizione del discente i diversi contenuti formativi, come videopillole, attività interattive e videolezioni per abilitare la connessione tra professionisti e la condivisione di esperienze.
Edtech: best cases di startup di successo made in Italy
Tra le startup di successo italiane nel settore Edtech c’è GoStudent che ha, tra l’altro, da pochissimo stretto un’importante partnership con JE Italy, la Confederazione Italiana delle Junior Enterprise, grazie alla quale GoStudent Italia entrerà nelle Università, creando importanti occasioni di dialogo con le nuove generazioni e reclutando giovani talenti da inserire all’interno del proprio team. Attualmente, GoStudent conta 150 dipendenti, ma ha intenzione di raggiungere i 200 collaboratori entro dicembre: la scale-up è, infatti, a caccia di 50 nuovi collaboratori da inserire su Milano, Roma, ma anche in ruoli “fully remote” (questo il link per candidarsi). Altro grande successo è quello di 4books, piattaforma online italiana specializzata nel micro-learning, che lo scorso anno aveva chiuso un round da 2,4 milioni di euro. Fondata a dicembre 2017 da Marco Montemagno e Paolo Barberis all’interno dell’ecosistema Nana Bianca, 4books è disponibile online e sugli store Android e Apple sotto forma di abbonamento annuale o mensile: i suoi principali punti di forza sono legati a risparmio di tempo, aggiornamento quotidiano, crescita personale, selezione, qualità e possibilità di fruire delle proposte in qualsiasi momento della giornata, soprattutto, quando ci si sta dedicando ad altre attività, come la corsa, gli spostamenti o gli esercizi fisici. Anche WeSchool fa la sua parte nell’innovazione tecnologica in campo scolastico e formativo. Il suo fondatore e Ceo, Marco De Rossi, al Salone del Risparmio a Milano ha dichiarato:. «L’innovazione dell’education: dalla scuola primaria fino alla formazione aziendale e all’aggiornamento delle competenze dei cittadini in generale, è, per noi europei, la grande sfida che giochiamo nei prossimi tre anni per rimanere rilevanti».