«Per me non è mai stata una barriera la presenza di tanti uomini e poche donne in una sala riunioni. Il problema, però, è che quando progettiamo un servizio o un prodotto la diversità è fondamentale. La diversità porta valore in un’azienda». Ospite della prossima puntata di illimitHER – qui il link alla pagina – che si terrà mercoledì 21 aprile alle 18:30 all’interno della Maratona di STEM in the City, Julie Blitzer ha parlato con StartupItalia del suo percorso, del suo lavoro e di cosa occorre per diventare una user experience designer. Nel nostro periodico racconto delle protagoniste del panel di illimitHER ci concentriamo sulle storie di donne che hanno fatto crollare gli stereotipi e sono diventate talenti nelle materie STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica) in Italia e all’estero.
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Julie Blitzer: il lavoro nel mondo UX
Nata a New York, Julie vive a Milano dove lavora in Bain & Company, una delle società di consulenza strategica più importanti a livello internazionale. «Sono una user experience designer, anche se questa definizione è ancora troppo vaga perché è un lavoro in continua evoluzione. Tanto per cominciare, il nostro mestiere non si focalizza sull’aspetto estetico». La user experience (UX) è dunque lontana anni luce dalle scelte dei colori e delle grafiche di un’app o di un sito aziendale. «In poche parole, il mio compito è aiutare le imprese a capire che tipo di servizi e prodotti nuovi servono e come i clienti dovrebbero interagire con essi».
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In un anno di lockdown tanto è cambiato e l’esperienza di acquisto ha preso sempre di più la strada dell’online, con il boom dell’e-commerce. «Pensiamo ai brand del lusso e a come potrebbero rilanciarsi sul mercato – ha detto – dopo un anno di chiusure bisogna ripensare il modello dello store fisico ed è fondamentale capire come sfruttare questi nuovi strumenti». Oltre a un lavoro sul prodotto, le competenze in ambito di coding e sviluppo guadagnano sempre più terreno anche nel campo della UX.
L’importanza del coding
«Nel mondo della user experience c’è molto dibattito: occorre conoscere il linguaggio della programmazione? Dal mio punto di vista credo sia molto utile. Un po’ come in architettura: se un architetto è competente sui materiali usati in edilizia ha una marcia in più. Per anni ho lavorato gomito a gomito con gli sviluppatori». Nel corso della puntata del 21 aprile, Julie Blitzer inquadrerà anche la sua giornata tipo, per informare e ispirare i giovani che seguiranno la diretta, con un ragionamento anche sull’importanza della diversità nel mondo dell’impresa e non solo. «Se hai una sola donna al tavolo delle decisioni, allora si sentirà addosso la responsabilità di rappresentare tutte le altre. Ma questo è sbagliato. Una sala riunioni con poca diversità non genererà mai empatia per l’utente finale di un prodotto o di un servizio».