In uscita il suo libro “Palombella Gloriosa”, sulla storia di uno sport straordinariamente italiano. «Spero di far emozionare i più grandi, ma l’obiettivo è far conoscere ai giovani il loro passato»
Otto scudetti, due Coppe dei Campioni e una Coppa delle Coppe; e poi la medaglia d’Oro nel ’92 a Barcellona, le vittorie nei Giochi del Mediterraneo, gli Europei e il Campionato Mondiale. Senza poi contare le oltre trecento presenze in Nazionale e i successi da allenatore. Uno sportivo come Pino Porzio, classe 1967 di Napoli, non si può che raccontare partendo dai risultati ottenuti in vasca. Stiamo parlando di una delle leggende napoletane, italiane e internazionali della pallanuoto, sport che proprio alla città di Napoli deve molto. In vista dell’uscita del suo libro Palombella Gloriosa, edito da Homo Scrivens, StartupItalia ha avuto l’opportunità di parlare con un talento dello sport, che ha molto da dire anche sul settore dell’impresa. «Si dice che chi ha avuto successo nello sport, poi non faccia fatica nel mondo reale – ci confida -. Io non credo sia così scontato».
Il filo rosso del libro, così come dell’intervista che ci ha concesso, ribadisce una verità semplice, ma spesso nascosta dietro al tifo e allo show. Lo sport da sempre è un’occasione di emancipazione e di crescita collettiva. «In questo testo troverete tante storie di circoli e di club. Rari Nantes, Canottieri, Posillipo. Non è mai solo pallanuoto, ma vita sociale, aggregazione. In questo periodo di difficoltà per lo sport ho pensato fosse arrivato il momento di mettere insieme un patrimonio». Il momento a cui Porzio fa riferimento è la nuova normalità per famiglie e imprese.
L’impennata del prezzo del gas mette a rischio la tenuta di circoli e associazioni, colpendo strutture come le piscine che necessitano di risorse per poter ospitare allenamenti e partite. «Il mondo del nuoto è in difficoltà per la questione energetica», ribadisce Porzio, il quale con il lancio di questo libro punta a segnare un punto di celebrazione della memoria prima e di ripartenza del movimento poi. «Spero di far emozionare i più grandi – ci dice – ma l’obiettivo è far conoscere ai giovani il loro passato, le loro radici perché si innamorino e si dedichino a questo sport». L’altro elemento che emerge è che lo sport non è soltanto dei giocatori, ma di chi ruota attorno ai circoli. «I lavoratori del settore hanno una funzione sportiva e sociale. Il club, in fin dei conti, è una casa».
“Non è mai solo pallanuoto, ma vita sociale, aggregazione. Ho pensato fosse arrivato il momento di mettere insieme questo patrimonio”
Tra i temi toccati dallo stesso Porzio c’è anche quello della tecnologia nello sport, che ci ha fornito l’assist per capire quanto oggi conti davvero. Dopotutto il libro Palombella Gloriosa inizia con l’incontro tra Nicolò Carosio e Buonocore Pasquale a Londra nel 1948, l’anno della prima medaglia d’oro della nostra nazionale. Senza alcun tipo di tecnologia si sono scritte comunque pagine epiche, eroiche. Perché oggi l’innovazione è invece così centrale nella vita di una squadra?
“I lavoratori del settore hanno una funzione sportiva e sociale. Il club, in fin dei conti, è una casa”
«Non confondiamo: un tempo la conoscenza era frutto della bravura e dell’aspetto empirico. Chi aveva talento ci arrivava lo stesso. Oggi avere un supporto scientifico è importante: mi riferisco, ad esempio, a un cardio-frequenzimetro che in acqua fornisce dati in tempo reale sul recupero di un giocatore. Aiuta molto anche la statistica, ma è il fattore umano che fa la differenza». Considerazione che senz’altro lascia ben sperare sul fatto che lo sport, al netto dei progressi tecnologici, è ancora fortunatamente destinato a rimanere un mix di passione, sacrificio e inspiegabile capacità di ribaltare i risultati.
“Un tempo la conoscenza era frutto della bravura. Chi aveva talento ci arrivava lo stesso. La tecnologia aiuta, ma conta il fattore umano”
Nel corso degli ultimi anni le difficoltà per lo sport, a tutti i livelli, si sono fatte sentire e senza la possibilità di allenare la Nazionale canadese, Porzio ha scelto di investire il proprio tempo per lanciarsi in un’iniziativa imprenditoriale. Ha fondato Waterporzio Hub, “società di sport management consulting che, grazie all’attivazione di un network multidisciplinare di professionisti e imprese, propone alle organizzazioni e alle persone, che operano nello sport, soluzioni e strategie innovative per aiutarli ad affrontare le sfide e le problematiche generate da un settore complesso e in continua trasformazione”.
Gli abbiamo chiesto se l’aver vinto molto nella sport, gli abbia dato qualcosa in più per la vita da imprenditore. «Non ho sicuramente difficoltà ad affrontare impegno e fatica. Ma molti pensano che se sei abituato al sacrificio sia tutto più facile. Non è così: noi sportivi siamo abituati alle regole, ad associare la fatica al risultato. La nostra vita è fatta di certezze, che purtroppo non ci sono nella vita reale. Chi è bravo e competente spesso viene superato da chi è più furbo o raccomandato». Uomo del Sud, che non si tira indietro neppure quando rammenta con ironia le origini della pallanuoto – «Gli inglesi l’avranno pure codificata, ma poi non hanno mai vinto nulla. La pallanuoto è nata qui» -, Porzio ha lasciato un messaggio affinché questa parte d’Italia non venga sprecata. «Io penso che uno dei problemi del Mezzogiorno siano le infrastrutture. Al sud ci sono capacità, eccellenza, ma manca il coordinamento. Se il sud funziona, va meglio anche l’Italia».