I dati sono come pietre angolari, spigolosi ma indispensabili per sostenere il peso di un’analisi. Solidi e pesanti da spostare. Per discutere correttamente di imprenditoria femminile, diversità e inclusione, dobbiamo partire dai numeri, per comprendere la grandezza dei problemi e delle opportunità da cogliere. Secondo recenti studi internazionali, in Italia soltanto un’attività imprenditoriale su sei è guidata da una donna. Negli Stati Uniti il 71% delle startup non ha donne nel board. Se questi trend proseguiranno, si stima che non si potrà raggiungere la parità di genere prima del 2.171, ossia tra 149 anni.
Secondo l’analisi di Eni “Donne e lavoro: la pandemia inasprisce le disuguaglianze”, le donne spendono in media 4,1 ore al giorno per i lavori domestici e la cura non retribuita di familiari, mentre gli uomini ne dedicano solo 1,7 al giorno. Sono in aumento anche le dimissioni delle lavoratrici diventate mamme da poco tempo, più del doppio dei neo papà che lasciano il lavoro per seguire i figli; una differenza che conferma la nota difficoltà per le donne di conciliare famiglia e lavoro. È il momento di orientare la potenza del cambiamento contro i muri mentali e le resistenze culturali. Liberare i fatti concreti dal fardello degli annunci irrealizzati.
L’approccio alla diversità e all’inclusione, così come la valorizzazione dell’imprenditoria e del talento femminile sono coordinate fondamentali nelle policy di Eni e di Joule, la sua scuola d’impresa, ispirate da una cultura internazionale basata sui princìpi delle pari opportunità, inclusione di tutte le forme di diversità, integrazione e bilanciamento del lavoro con le esigenze personali e familiari. Ambienti di lavoro progettati per accogliere chiunque, opportunità per imprenditori e startupper dove le differenti caratteristiche, orientamenti personali e culturali, sono considerati una risorsa e un elemento distintivo irrinunciabile della sostenibilità del business.
Ne abbiamo parlato con Marwa El-Hakim, responsabile dell’area dDi(D&I) di Eni.
Dottoressa El-Hakim, quali sono i princìpi che ispirano le attività dell’area D&I di Eni, e quali attività svolgete?
Il nostro approccio alla diversità e inclusione attinge dalla tradizione culturale plurale, che caratterizza Eni in tutto il mondo. Ci basiamo sui princìpi fondamentali di non discriminazione, pari opportunità e inclusione di tutte le forme di diversità, che valorizziamo all’interno della nostra azienda e nelle relazioni con gli stakeholder. Abbiamo attivato l’unità D&I per ideare nuove attività con l’obiettivo di diffondere la cultura della diversità: eventi, formazione e sensibilizzazione per realizzare progetti concreti, di valore.
“Il nostro approccio alla diversità e inclusione attinge dalla tradizione culturale plurale, che caratterizza Eni in tutto il mondo”
Marwa El-Hakim, responsabile dell’area diversità e inclusione (D&I) di Eni
Stringendo il focus sull’imprenditoria femminile, quali sono le priorità?
La coralità così come l’unicità di ciascuno, sono un patrimonio dell’azienda, valori che ci rendono più forti nelle sfide globali. Oggi poniamo particolare attenzione all’attrazione dei talenti femminili in tutto il mondo, e allo sviluppo dei percorsi di crescita, sia manageriali che professionali, delle donne, in Eni.
Quali sono gli sviluppi pratici del vostro impegno?
Le attività si basano su due pillar: la sensibilizzazione e il monitoraggio attivo della presenza delle donne in azienda, utilizzando le migliori role model femminili. Inoltre, siamo impegnati in Italia per sensibilizzare le persone verso le carriere STEM, sostenendo diversi progetti in collaborazione con associazioni e scuole. Ad esempio, il progetto CO.ME – Code&Frame, lanciato con la Fondazione Mondo Digitale, per accelerare il raggiungimento delle pari opportunità nel mondo scientifico e tecnologico, attraverso un percorso innovativo per la formazione delle donne. Stiamo anche sostenendo il progetto InspirinGirls contro gli stereotipi di genere, in collaborazione con Valore D: più di 145 donne di Eni condividono testimonianze e storie di successo, nelle scuole medie inferiori, per trasmettere alle ragazze la consapevolezza del proprio talento.
“Le attività si basano sulla sensibilizzazione e il monitoraggio attivo della presenza delle donne in azienda, utilizzando le migliori role model femminili”
Eni aderisce a iniziative internazionali contro la violenza sulle donne?
Il nostro impegno è rivolto alla sensibilizzazione sull’enorme problema della violenza sulle donne. Dal 2020 sosteniamo la campagna #OrangetheWorld promossa dall’ONU, e in Italia abbiamo lanciato l’iniziativa di comunicazione interna #IoConLei, con un impegno corale e con diverse iniziative dei singoli dipendenti. Abbiamo pubblicato ufficialmente la Zero Tollerance Policy che vieta ogni forma di violenza e molestia nei luoghi di lavoro.
Quali indicatori adottate per monitorare i risultati?
Seguiamo un approccio analitico per misurare i risultati delle nostre iniziative, in questi ambiti. Monitoriamo periodicamente il gender pay gap, la presenza delle donne in azienda e le progressioni di carriera. Abbiamo pipeline aggiornate sulle evoluzioni dei progetti in corso.
Quali sono i problemi più ricorrenti con i quali dovete confrontarvi?
Riscontriamo un enorme problema culturale, perciò partiamo dalla sensibilizzazione dei nostri collaboratori e dipendenti, per favorire il pieno coinvolgimento delle donne nei luoghi di lavoro, essendo risorse fondamentali. A questo livello diventano fondamentali i role model femminili, che spingono non solo gli uomini a riflettere, ma anche le donne a trovare più coraggio e motivazioni. Gli stessi role model sono utilissimi anche nelle scuole, per stimolare studenti e studentesse.
C’è un case history particolarmente forte di imprenditoria femminile, che avete sostenuto?
Un ottimo esempio è Kimuli Fashionability, una startup ugandese ad impatto sociale, che riesce a trasformare i rifiuti della plastica in indumenti e accessori durevoli, sostenibili e impermeabili. Un virtuoso meccanismo di riciclo ambientale, realizzabile grazie al preziosissimo lavoro di oltre 100 collaboratori con disabilità. in Italia ha partecipato all’evento organizzato da Joule al PoliHub di Milano all’interno del programma di Startup Africa Roadshow, una settimana di incontri per creare collegamenti tra gli ecosistemi dell’innovazione.
Dall’Africa all’Italia, dal riciclo dei rifiuti alla produzione green (cellulosa tree-free e chitina), il motore del cambiamento e il talento femminile non conoscono confini. Un’altra bella storia da raccontare, in direzione ostinata e contraria, contro ogni ottuso pregiudizio, è quella della startup Bi-rex fondata da Greta Colombo Dugoni e Monica Ferro, giovani ricercatrici del Politecnico di Milano, premiate nel 2021 al Palazzo del Quirinale alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la Presidente di Eni Lucia Calvosa e dell’Amministratore Delegato di Eni Claudio Descalzi, in occasione degli Eni Awards con la Menzione Speciale “Eni Joule for Entrepreneurship”. Vincitrici nel 2019 di Switch2Product, un finanziamento ottenuto nel 2020 da Poli360, Greta Colombo Dugoni e Monica Ferro sono state premiate da Joule nell’ambito dell’edizione 2020 di StartCup Lombardia e da Fondazione Deutsche Bank Italia nella finale di Startup4Good. A partire da gennaio 2021 hanno partecipato a un percorso di incubazione personalizzato curato da PoliHub, con il supporto metodologico di Joule.
Sono tutti risultati raggiunti grazie a un’idea geniale, la connessione di talenti e determinazione femminili: il trattamento innovativo e sostenibile per il recupero di prodotti ad alto valore da biomasse (quali cellulosa, emicellulosa, lignina, chitina, silice), derivanti dalle lavorazioni agro-industriali.
“Il progetto Bi-rex nasce dall’unione delle nostre differenti competenze nell’ambito della chimica organica e dei biopolimeri – commentano Greta e Monica, in un’intervista congiunta –. La nostra intuizione ci ha portato a capire come sciogliere la cellulosa in maniera sostenibile, non utilizzando più gli alberi, ma preferendo altri scarti agro-industriali. Successivamente abbiamo presentato 5 domande di brevetti e ci siamo relazionate con l’ufficio del trasferimento tecnologico del Politecnico di Milano”.
Greta Colombo Dugoni e Monica Ferro, founders Bi-rex
“Abbiamo dovuto affrontare difficoltà e pregiudizi molto avvilenti, in quanto donne. Ci siamo sostenute a vicenda e abbiamo messo il progetto davanti a tutto”
Un percorso a ostacoli che dopo diverse difficoltà, pregiudizi e scarso supporto, ora ha condotto Greta e Monica a consolidare la loro idea, che tramite Bi-rex troverà presto applicazione industriali in vari ambiti e si trasformerà in un importante progetto di business. Bi-rex si sta trasferendo negli spazi messi a disposizione da un’impresa privata che crede nel progetto.
Dopo la vittoria di StartCup Lombardia, Joule, la scuola di Eni per l’impresa ha affiancato Bi-rex inserendola nel suo network, garantendo un apporto di competenze tecniche delle persone Eni sui temi tecnici e formativi. Bi-rex parteciperà, come caso di successo, all’evento Woman X Impact che si svolgerà a Bologna il prossimo 17-18-19 novembre.
“Abbiamo dovuto affrontare una serie di difficoltà e pregiudizi molto limitanti e avvilenti, in quanto donne. Ci siamo sostenute a vicenda e abbiamo sempre messo il progetto davanti ai nostri interessi di breve periodo. Forse non abbiamo abbattuto completamente le barriere di ingresso che tantissime donne, in tutti i settori, incontrano quotidianamente, ma non ci siamo mai arrese. Joule ha svolto un ruolo fondamentale per formarci e sostenerci durante tutto il percorso e oggi facciamo parte della community con la quale scambiare competenze ed esperienze”.