Secondo la ricerca dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, crescono gli ingressi nei musei ma la metà non ha personale nel digitale. Le startup, però, danno una mano
Post pandemia si torna nei musei e nei teatri ma, secondo una ricerca condotta dall‘Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali della della School of Management del Politecnico di Milano, nel 2021 ancora la metà delle istituzioni culturali italiane non aveva personale dedicato all’innovazione digitale.
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Dati alla mano su musei, teatri, siti archeologici
Le entrate nei musei, monumenti e siti archeologici italiani sono cresciute del 36%, sebbene manchi ancora da recuperare un 35% rispetto al 2019, mentre quelle nei teatri del 23%. L’Osservatorio del Politecnico stima che, nei prossimi due anni, i musei dedicheranno il 28% degli investimenti alla conservazione e alla digitalizzazione, mentre il 19% ai servizi di supporto alla visita in loco. Nonostante questo, lo scorso anno erano la metà le istituzioni culturali italiane a non avere personale che si occupasse di innovazione digitale.
Per i teatri, l’investimento in digitale si concentrerà su marketing, comunicazione e customer care (40%) e su ticketing, gestione delle prenotazioni e controllo accessi (18%), mentre i musei investiranno sulla conservazione e sulla digitalizzazione della collezione, che impegnerà il 28% delle risorse e sulla digitalizzazione dei servizi di supporto alla visita in loco, per cui si stima verrà stanziato il 19% del totale degli investimenti. Tuttavia, sia per quanto riguarda i teatri che i musei, solo uno su cinque ha previsto un piano strategico dedicato al digitale e una su due non ha nessuna risorsa dedicata al digitale.
“Il settore della cultura si trova oggi in una fase di profondo cambiamento, visibile sia a livello di sistema Paese (con le iniziative ed i relativi bandi legati ai fondi messi a disposizione dal PNRR e le attività volte a valorizzare, tutelare e rilanciare l’attrattività culturale dell’Italia) che all’interno delle organizzazioni culturali che stanno cercando, e in alcuni casi sperimentando, nuovi modelli di business in grado di favorire il ritorno in presenza senza perdere i risultati positivi che, a fatica, si sono raggiunti con la transizione in digitale di molte attività – dichiara Michela Arnaboldi, responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali – A livello individuale, il cambiamento riguarda le abitudini dei consumatori, in cerca di nuovi stimoli: i trend evidenziano come l’utilizzo di Internet sia in costante crescita, anche su fasce della popolazione più senior”.
I teatri italiani sono digital?
I teatri presentano livelli di digitalizzazione leggermente più alti rispetto ai musei: l’acquisto online, ad esempio, è disponibile nel 78% dei teatri dotati di un sistema di biglietteria e incide sul totale delle entrate in maniera più significativa di quanto non avvenga nei musei. Dal sito diretto del teatro transita, infatti, mediamente l’11% dei ricavi e da altri intermediari online il 12% (nei musei le rispettive quote sono il 7% e il 4%). Guardando alle attività di marketing digitale, il 59% dei teatri fa advertising online o sui social, il 23% Search Engine Optimization, il 10% remarketing. Il 58% raccoglie dati in modalità digitale e il 14% ha investito in sistemi di cybersecurity e data protection. Percentuali inferiori se si parla di musei, monumenti e aree archeologiche. “Il settore ha registrato una ripartenza dal punto di vista della domanda, mentre il sistema di offerta sta in parte consolidando la spinta innovativa portata dalla pandemia, sebbene permanga la necessità di un rafforzamento nelle competenze e nella visione strategica delle istituzioni culturali”, conclude Deborah Agostino, direttrice dell’Osservatorio Innovazione Digitale nei Beni e Attività Culturali.
Teatri e musei: best cases di startup
Alcuni esempi di best cases di startup che lavorano per la digitalizzazione di tutto il settore sono rappresentati da:
- Panthea, che ha collaborato con Fondazione Teatro Stabile di Torino per il progetto Digital Gates che integra l’attenzione al customer care, all’accessibilità e all’efficientamento delle procedure;
- Musae, che ha lanciato un tavolo di lavoro verticale sul metaverso applicato al settore museale e culturale;
- AppTripper, che ha collaborato al progetto 1693: Noto, il Giorno della Paura Virtual Reality film Animation;
- Way Experience, che ha lavorato assieme a Fondazione Brescia Musei per il progetto Geronimo Stilton Brescia Musei Adventures, ottenendo la menzione “per l’attenzione al pubblico dei ragazzi attraverso un’app ludico-educativa che valorizza in modo integrato le diverse sedi museali di una rete”;
- BepArt, che ha collaborato con la Provincia autonoma di Bolzano e l’Ufficio cultura italiana per il progetto “Di verso Inverso”, volto all’utilizzo delle tecnologie di realtà aumentata che ha consentito di veicolare la contemporaneità di Dante coinvolgendo le comunità locali e non.