Oggi la didattica passa anche per gli spazi scolastici, innovativi e di apprendimento. In Italia sono note le scuole dell’infanzia di Reggio Emilia. Un bell’esempio per le scuole superiori arriva dall’Istituto Superiore Enrico Fermi di Mantova.
Oggi la didattica passa anche per gli spazi scolastici, che diventano veri e propri spazi di apprendimento a partire dalla scuola dell’infanzia fino alle superiori. Si possono trovare esempi innovativi della progettazione e dell’utilizzo dello spazio ormai in vare zone del mondo: Giappone, Danimarca, Svezia ma anche in Italia. Alcuni esempi d’eccellenza in Italia sono costituiti – per quanto riguarda i bambini – dalle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia, che assecondano il noto Reggio Emilia Approach. Un bell’esempio per le scuole superiori arriva dall’Istituto Superiore Enrico Fermi di Mantova.
Spazi innovativi all’Istituto Fermi di Mantova
L’Istituto Enrico Fermi di Mantova dispone di aule polifunzionali, caratterizzati da spazi adattabili e Lim sulle pareti che vanno di pari passo con strategie didattiche innovative. Ne parliamo con il dirigente scolastico, Marianna Pavesi: “Nel nostro istituto sono state implementate alcune aule flessibili, un’aula debate e una aula origami con banchi a geometria variabile, Lim su tutte le pareti, gradoni; la scelta è stata fatta alcuni anni fa, dalla dirigente che mi ha preceduto in collaborazione con Avanguardie Educative di Indire, quando proposte del genere erano assolutamente innovative: condivido pienamente questa idea e anzi ora stiamo lavorando per implementare e costruire altri spazi polifunzionali nei saloni, per organizzare spazi ‘informali’ che possano però essere utili alla didattica, una nuova aula di informatica flessibile per l’utilizzo in diverse modalità, la revisione dello spazio cosiddetto mensa, ma prima di tutto la ritinteggiatura degli ambienti in collaborazione con gli studenti. Questo perché tutti gli spazi scolastici, in assoluta sicurezza, siano a disposizione delle attività didattiche”.
Spazi innovativi per rafforzare il senso di comunità
Come sottolinea la dottoressa Pavesi, i ragazzi ne beneficiano sia dal punto di vista dell’apprendimento sia per quanto riguarda il rispetto verso gli ambienti: “I ragazzi, secondo la mia opinione devono poter vivere la loro esperienza scolastica in ambienti moderni, funzionali e belli, devono poter sentire la scuola come uno spazio in cui stare bene; l’apprendimento trae beneficio anche dagli ambienti, spazi belli incrementano il senso di appartenenza e la condivisione dell’idea della scuola come bene comune, praticamente si azzerano gli atti di vandalismo e di danneggiamento. Ritengo che la nostra generazione debba ai ragazzi di oggi un esempio di come supportare l’apprendimento e di come questo rappresenti un vero investimento per ciascuno e per il futuro della nostra nazione”.
La didattica innovativa sposa gli spazi
Spazi di apprendimento che supportano una didattica innovativa, centrata sul ruolo attivo dei ragazzi, che costruiscono la loro conoscenza. Spiega il dirigente Pavesi: “Non solo gli spazi ma anche le metodologie didattiche attive come la metodologia teal, il debate, il project work rendono gli studenti parte fondamentale del loro percorso di apprendimento, sviluppando le capacità di lavoro cooperativo, di Problem solving, delle competenze in generale richieste dal mondo futuro. Rendere gli studenti protagonisti della loro crescita, con attenzione alle dinamiche dei gruppi sviluppa capacità di adattamento a diversi contesti, incrementando la flessibilità anche in prospettiva lavorativa”.
Una progettazione condivisa
In questo la progettazione degli spazi gioca un ruolo fondamentale, come sottolinea Marianna Pavesi: “La progettazione richiede un impianto teorico che deve essere condiviso a livello di corpo docente: ma la poca stabilità dell’organico degli ultimi anni ha reso questa operazione più complessa, perché la sedimentazione e metabolizzazione della didattica attiva, rovesciando la tradizionale e ormai superata didattica trasmissiva, richiede tempo e spesso questo tempo non c’è. È necessaria una ferrea organizzazione a livello disciplinare e di consigli di classe, per poter sfruttare le potenzialità che la didattica integrata da una parte e l’introduzione dell’educazione civica, prima disciplina trasversale nel curricolo, dall’altra ci hanno posto: sfide che all’interno del nostro istituto abbiamo cercato di sfruttare al meglio per rendere possibili sperimentazioni di cui immediatamente si vedono i risultati, in termini di risultati e di clima di classe. Auspico che le risorse del Next Generation Eu consentano una programmazione condivisa per una revisione dell’utilizzo degli spazi, per l’avvio di una nuova edilizia scolastica da troppi anni ferma per non dire immobile: auspico una sinergia tra architetti, pedagogisti, dirigenti scolastici e docenti per poter mettere in campo le competenze di ciascuno per creare un modello che forse ancora non esiste, serve concretezza e supporto perché in tempi brevi si possa davvero creare un nuovo modello declinabile nei diversi ordini di scuola, ma sono sicura che in il momento per poterlo fare sia quello giusto, io sono disponibile a qualsiasi forma di collaborazione.
Spazi a misura di bambini e ragazzi sempre più diffusi
Spazi aperti, isole di tavolo dove i ragazzi possono lavorare in gruppo, grandi cuscini per rilassarsi, dispositivi tecnologici a disposizione degli studenti in una scuola aperta e a disposizione dei ragazzi anche nel fine settimana sono le caratteristiche dell’Orestad Gymnasium in Danimarca. Degna di nota anche la scuola Telephonplan appartenente al consorzio Vittra. Diffuse in paesi come in Svezia, Danimarca, Estonia o Norvegia. Spazi polifunzionali, dedicati alla manipolazione, ai lavori di gruppo, al ritrovo ma anche spazi in cui poter riflettere o fare attività che richiedono il silenzio, nel rispetto degli stili cognitivi di ciascuno. Non ci sono classi, ma i ragazzi sono divisi a seconda dei progetti disciplinari. Se si sposta l’attenzione ai bambini più piccoli, in Italia non si può evitare di citare il Reggio Emilia Approach, che ha fra i suoi punti cardine un’accurata progettazione degli spazi, che diventano di apprendimento. Anche in questo caso spazi polifunzionali, presenti in ogni scuola d’infanzia di Reggio Emilia, adattabili, con gradoni, caratterizzati da un utilizzo attento dei colori e della luce che permettono di potenziare la creatività dei bimbi e che diventano – secondo il modello pedagogico di Loris Malaguzzi e della Montessori – co autori del loro apprendimento. Significativa la presenza degli atelier, spazi dedicai ala sperimentazione all’esplorazione con la sinergia dei linguaggi dell’arte con quelli della tecnologia. Insomma, gli spazi diventano didattici e sviluppare gli ambienti secondo queste linee in modo coordinato su tutto il territorio nazionale potrebbe essere un’ottima ripartenza per far riappropriare i ragazzi della loro vita dopo l’emergenza sanitaria.