Difficile pensare che le startup possano davvero fermare il riscaldamento globale, ma Climate Kick, un progetto dell’UE ci crede e a Berlino lancia un acceleratore (con due realtà italiane)
BERLINO – Dalla startup che produce olio lubrificante a partire da deiezioni umane, alla “chiave” che ti consente di ricaricare in centinaia di colonnine in tutta Europa. Dagli orti urbani, alla app che aiuta a fare la raccolta differenziata. Saranno le startup europee a fermare il riscaldamento globale?
Messa così è improbabile: gli esperti dicono che, per come stanno le cose, e anche senza considerare l’effetto Trump, sarà molto difficile mantenere gli obiettivi di Parigi (aumento sotto i due gradi) e ci vuole altro che qualche app per cambiare le cose.
Detto questo, all’interno dell’iniziativa Climate Kick dell’Istituto Europeo di Tecnologia (Eit) sono incubate diverse realtà interessanti. Alcune delle quali anche con un potenziale commerciale non trascurabile.
I liquami trasformati in olio industriale, Mash Biotech
La danese Mash Biotech, ad esempio, ha trovato il modo di convertire i detriti delle fogne (o “sludge”) in olio da usare in applicazioni industriali – per esempio per lubrificare i motori delle navi – e in fertilizzante per i campi.
“Il nostro processo è così efficace che il costo del prodotto è paragonabile a quello dell’olio creato con metodi non sostenibili – spiega il Ceo Jakob Bejbro Andersen – entro cinque anni puntiamo ad essere fra i maggiori produttori del settore”. In parte, il successo con il fatto di aver delocalizzato in India; non solo per il costo della manodopera, ma per abbondanza della materia prima, lo sludge, che spesso non viene trattato in maniera adeguata.
“Andiamo dagli impianti di trattamento e gli diciamo: se ci date il liquame lo elaboriamo a spese nostre e vi diamo in cambio il fertilizzante da vendere. L’olio invece in India lo vendiamo soprattutto alle industrie tessili, che lo usano per gli impianti di riscaldamento – racconta Andersen”. Particolare importante, il lubrificante è inodore e igienico, e non conserva alcuna traccia della sua origine organica.
L’Airbnb della ricarica elettrica, Plugsurfing
Plugsurfing è un’altra realtà da tenere d’occhio, che punta ad essere un po’ l’Airbnb della ricarica elettrica. La metafora è abusata, ma in sostanza la startup tedesca vuole fare da ponte fra realtà diverse: senza possedere colonnine di ricarica, vuole fornire agli utenti la massima scelta possibile quando c’è bisogno di un pieno di corrente. Ha già siglato partnership con 68 operatori in 15 nazioni diverse per un totale di 30,000 stazioni.
Funziona con una app, per gestire account e pagamenti, e una chiave Rfid, da usare per attivare la “pompa” di energia. Facilità e comodità di accesso sono il punto forte della startup. “Nessun bisogno di scartoffie o di avere una molteplicità di chiavi” – dicono gli ideatori”. In Italia il sistema è utilizzabile soprattutto in alcuni punti del nord, specie in Lombardia e in Alto Adige.
Le fattorie urbane che hanno raccolto 1,5 milioni
Grow Up Urban Farms arriva invece da Londra e ha di recente ricevuto in finanziamento di 1,25 milioni di sterline. “Abbattiamo l’impatto ambientale dell’agricoltura costruendo e gestendo fattorie in aree urbane dismesse e producendo in un ambiente controllato e protetto ortaggi e pesce – racconta il Coo Tom Webster”.
Al posto delle luci solari ci sono le lampade a Led. Temperatura e umidità sono rigidamente controllate, il che consente di non dover dipendere dai capricci del tempo. La resa per ettaro è molto alta e fra i clienti ci sono hotel e ristoranti di Londra e la catena Wholefoods Market.
Le due italiane sostenute dal Climate Kick, Agromet e Junker
Fra le startup sostenute dal Climate Kick della Commissione Europea anche due italiane: Agromet e Junker. La prima, emiliana, fornisce previsioni climatiche altamente affidabili e personalizzate per il settore agricolo. “Tutto parte un po’ dal fatto che, a parte il riscaldamento, il cambiamento climatico in agricoltura ha portato ad avere climi estremi, con condizioni molto diverse fra un anno e un altro – spiega una delle fondatrici, Giulia Villani”.
Sembrerebbe una cosa che possono fare in molti, ma la differenza è che il team di Agromet, che comprende molti ricercatori, abbina alle variabili meteo le osservazioni sul campo. “La calibrazione sui casi locali è qualcosa che probabilmente facciamo solo noi – dice Villani”.
Junker invece è un’app che aiuta gli utenti a capire come smaltire correttamente i rifiuti. Basta scansire il codice a barre e sullo schermo dello smartphone arrivano le istruzioni. È molto diffusa e utlizzata in tutta Emilia-Romagna, in Lazio e Lombardia.