Secondo il rapporto realizzato da Junior Achievement e presentato al Miur, il 64% dei ragazzi che ha preso parte al programma “Impresa in azione” ha dichiarato di sentirsi un imprenditore
“Da grande voglio fare l’imprenditore”. Addio all’idea di finire in banca o dietro una scrivania da dipendente. I giovani italiani pensano in grande: vogliono cambiare davvero l’Italia e desiderano farlo in prima persona, mettendosi in campo, costruendo qualcosa con le loro mani e la loro testa. A pensarla così sono il 64% dei ragazzi che hanno partecipato ai percorsi didattici di alternanza scuola/lavoro “Impresa in azione”, il più diffuso programma di imprenditorialità portato in Italia dall’associazione no profit “Junior Achievement”. L’indagine Ipsos dal titolo “Educazione imprenditoriale. Impatto ed effetti di una scuola che innova” è stata commissionata da “Junior Achievement” e con il contributo di Citi Foundation. Una ricerca svolta su oltre 900 ragazzi di cui 613 partecipanti a “Impresa in azione”.
La fotografia che ne esce è sorprendente e lascia ben sperare: il 50% degli intervistati, intanto, è convinto che la figura dell’imprenditore abbia non solo una valenza sociale nella capacità di dare occupazione e crescita al Paese, ma sia anche un esempio di passione e determinazione nell’affrontare le sfide del lavoro. L’attitudine a fare l’imprenditore è più maschile che femminile ed ha a che fare soprattutto con chi ha già un esempio da seguire in casa. Resta il fatto che i giovani pensano che tra le peculiarità di un imprenditore vi siano quelle di pensare in modo creativo, di fare un piano d’azione, di organizzare e valorizzare le risorse, affrontare e gestire l’incertezza e l’ambiguità, saper lavorare in gruppo e sviluppare un “sapere” finanziario di base.
Una conferma del lavoro fatto in questi anni da Junior Achievement che intende anche per il 2016 lanciare un importante progetto di educazione all’imprenditorialità rivolto a 14.500 studenti. L’idea è stata accreditata ufficialmente tra i percorsi di alternanza lavoro del Miur: l’anno prossimo le imprese italiane che sostengono l’associazione metteranno a disposizione 11 mila ore nelle scuole italiane al fine di aiutare i nostri ragazzi a comprendere la realtà e sviluppare le proprie capacità. Dall’altro canto “la misurazione dell’apprendimento – spiegano gli esperti di Junior Achevement – di alcune competenze legale all’imprenditorialità insieme all’attivazione di un processo di certificazione sono il punto di partenza di un percorso che dovrebbe condurre a una riflessione più ampia sull’impatto sociale ed economico generato da questo investimento educativo”.
Abbiamo sempre più bisogno, nelle nostre scuole, di parlare anche di imprese. Spesso facciamo uscite didattiche senza riflettere su quanto possa essere significativo visitare un’impresa, incontrare un imprenditore, capire cosa fa e come lavora per migliorare la propria azienda. Da maestro quando ho portato bambini delle classi della scuola primaria in un’azienda ho visto cambiare in loro, fin da piccoli, la percezione di un lavoro che solitamente è visto in maniera distante. E alla fine c’è sempre qualche allievo che mi chiede: “Maestro da grande posso fare anch’io l’imprenditore?”.