Frutto del lavoro dei giornalisti Marco Merola e Lorenzo Colantoni, è una opera divulgativa con un taglio diverso dal solito: la possibilità di adattamento allo stravolgimento climatico
Un documentario interattivo, pensato per essere navigato sul web. Studiato, ideato e realizzato nel nostro Paese. Si accusa spesso il giornalismo italiano di essere fin troppo classico e ancorato ai vecchi modi di comunicare la notizia. Adaptation è quanto di più lontano da tutto questo. Frutto del lavoro di due giornalisti scientifici di lungo corso, Marco Merola e Lorenzo Colantoni, è un’opera avvincente e coinvolgente, incentrata sugli effetti dei cambiamenti climatici ma con un taglio innovativo: l’adattamento allo stravolgimento.
Cos’è Adaptation
A pensarci bene, adattamento è proprio la chiave di volta per comprendere l’evoluzione. Non ci sarebbe vita sulla terra, oggi, se ciò che comparve sul nostro pianeta in un periodo indefinito tra i 2,7 e i 3 miliardi di anni fa (ma c’è chi fissa l’ora zero a oltre 4,5 miliardi) non fosse continuamente mutato nel tentativo di superare le sfide di un pianeta anch’esso in continua trasformazione.
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Con sguardo all’oggi, i cambiamenti climatici altro non sono che una versione accelerata delle sfide naturali del nostro pianeta. Non abbiamo tempo per evolverci ma possiamo fare ciò che suggerisce Adaptation: adattarci.
Una chiave di lettura una volta tanto positiva e non allarmistica. Anche perché Adaptation si basa sui fatti. Anzi, sulle storie. Marco Merola, che da oltre 20 anni firma reportage per magazine italiani ed esteri (Sette del Corriere della sera, Venerdì di Repubblica, Geo, National Geographic, Focus, BBC Science, ecc…) e il giornalista/ videomaker/ ricercatore Lorenzo Colantoni (National Geographic, L’Espresso Online, Limes, autore di “Empowering Africa” e “Open Africa”) hanno girato il mondo, visitato i luoghi più estremi del pianeta, resi ancora più aspri dai cambiamenti climatici in atto e documentato il modo in cui l’uomo sta sopperendo con l’ingegno alla mancanza di tempo necessaria al nostro corpo per evolverci in esseri più adatti a occupare le nuove nicchie.
Il risultato è un prodotto divulgativo (qui il sito) suddiviso in capitoli che, oltre a non esaurirsi nel materiale attualmente online, sfrutta a fondo le nuove tecnologie per essere quanto più immersivo e coinvolgente. Stupisce il fatto che tra le tappe impervie selezionate da Merola e Colantoni ci sia anche l’Olanda. Per capire perché bisogna rifarsi al termine “Paesi Bassi”: che ne sarà di quei territori nell’immediato futuro quando, si ipotizza, il livello dei mari salirà vertiginosamente a causa dello scioglimento delle calotte polari? Ecco allora ipotesi, idee, soluzioni ingegneristiche all’avanguardia messe in campo dall’uomo per sopravvivere, per combattere la natura senza – una volta tanto – avere la pretesa di dominarla.
“Adattarsi al cambiamento climatico – si legge sul sito – non vuol dire rassegnarvisi, tutt’altro. Significa, piuttosto, operare per ridurre gli effetti negativi sull’ambiente e, perché no, costruire modelli di vita differenti rispetto al passato. L’adattamento, sia chiaro, non è una misura alternativa alla mitigazione (che interviene sulle cause scatenanti del climate change: cioé i gas serra prodotti dall’uomo) ma la integra, la coadiuva, ne rende sopportabili i tempi ed i costi. Eppure, la strada per far accettare al mondo e ai decisori politici questa strategia è stata lunga e impervia”.