Diversi progetti in varie città d’Italia stanno sperimentando nuove formule per lo spazio scolastico: per le aule si pensa ad un’architettura partecipata
L’aula con i banchi a ferro di cavallo, la lavagna d’ardesia, la cattedra sul predellino, il cancellino e i gessi sarà solo un ricordo tra qualche anno. Ciò che è difficile pronosticare è tra quanto tempo tutte le scuole avranno delle aule 2.0 ma le sperimentazioni in atto non mancano. Chi guarda alla scuola del 2030 ha già iniziato a progettare istituti con aule che hanno un concetto pedagogico di fondo: la lezione frontale con il professore che spiega e gli alunni che ascoltano è destinata all’estinzione. Certo resta affascinante pensare all’insegnante che illustra i concetti aristotelici o alla professoressa che canta la “Divina Commedia” con passione ma la scuola del futuro prevede gruppi di lavoro tra gli studenti, l’uso della tecnologia, la multimedialità, un apprendimento che avviene in ambienti non solo reali ma anche virtuali.
Non solo. Gli architetti e gli esperti della scuola stanno pensando ad una funzione sociale di essa. Non più un luogo chiuso all’esterno ma uno spazio che sia al centro del quartiere, “aperto” , partecipato. Ecco, quest’ultima parola è la chiave del nuovo modello di scuola che avanza in Italia: un’architettura partecipata per le aule. E’ ciò che a Torino, la Fondazione “Giovanni Agnelli” sta provando a fare con la Compagnia di San Paolo e con l’amministrazione comunale su due scuole: la “Fermi” e la “Pascoli”.
Stiamo parlando di due istituti costruiti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Nel capoluogo piemontese si è deciso di non calare un progetto dall’alto ma di costruirlo con la comunità educante. Esperti di nuovi modelli didattici spiegheranno come sta cambiando il modo di insegnare nel resto dell’Europa portando l’esempio della Svezia e della Finlandia. Genitori, studenti e insegnanti avanzeranno le loro proposte. L’obiettivo è arrivare a lanciare tra un anno una gara tra progetti che tengano conto di quanto è emerso da questo percorso.
Da Torino alla Puglia. Salvatore Giuliano, dirigente del “Majorana” di Brindisi il prossimo anno scolastico darà il via a venticinque aule del futuro: ambienti polifunzionale che coniugano la tecnologia con la didattica. Le classi saranno colorate, dinamiche, con pannelli scrivibili e magnetici, lavagne interattive. In ogni unità ci sarà il videoproiettore connesso ad un computer, collegato a sua volta ad Internet attraverso la rete Wifi.
Un progetto innovativo che diventerà fiore all’occhiello per il sistema d’istruzione italiano come quello dell’istituto comprensivo di Mussolente dove la preside Laura Biancato ha pensato di rivoluzionare le aule partendo dal modello europeo: arredamento e illuminazione adatta ai bambini. La dirigente Biancato ha pensato a una scuola dove gli studenti possono muoversi e imparare attraverso dei laboratori. Ma non solo. All’istituto di Mussolente l’attenzione è anche per i docenti per i quali è stata pensata l’area relax. Una scuola che pensa alla qualità della vita dei suoi lavoratori. Senza guardare all’Europa bastava seguire, forse, l’esempio di Olivetti in Italia che qualche anno prima aveva ben chiaro che un lavoratore che sta bene, lavora meglio. Figuriamoci un insegnante!