Parole semplici e illustrazioni colorate: sta spopolando negli Usa, e non solo, la collana di libri ‘Baby scienziati’ per iniziare alla scienza i piccoli da zero a cinque anni. L’autore è il ricercatore di fisica quantistica Chris Ferrie, docente all’università di Sydney e papà di quattro bambini
Trasformare la scienza in una fiaba per bambini. Così ha fatto Chris Ferrie, 38enne ricercatore canadese di fisica quantistica all’Università di Sydney nonché padre di 4 bambini, con i libri Baby Scienziati, fenomeno editoriale da 200mile copie vendute nei soli Stati Uniti. Lo stesso Mark Zuckerberg ha pubblicato su Facebook un post in cui legge uno dei libri alla figlia. «Lo scopo non è creare dei sapientini che a tre anni sanno a menadito la terza legge di Newton» ha detto Ferrie in un’intervista. Però «parlare di scienza ai bambini apre loro il cervello, li allena a trovare il modo di affrontare gli ostacoli, più o meno grandi, della vita».
Libri al posto di schermi
La collana Baby Scienziati è anche un’ottima alternativa al digitale. Se il primo “non richiede la presenza fisica dei genitori, con il libro serve interazione”. L’ultimo volume della serie uscito in italiano risale all’autunno dello scorso anno ed è dedicato alla Fisica quantistica. Lo ha editato Il Castoro ed è in vendita su tutti i principali store online di libri consigliato per lettori da zero a cinque anni. Pagine piene di immagini e dai concetti semplici, come per esempio: “Questa è una palla. Questa palla ha energia. Questa è una palla. Questa palla ha energia zero. Tutte le palle sono fatte di atomi”, come si legge all’inizio dell’ultima pubblicazione. Che è continuata anche nel corso della pandemia, con i libri – ancora non tradotti in italiano – My First 100 Space Words, Pandemics for babies e Climate Change.
Anche nel gioco c’è astrazione
Secondo lo scienziato non deve stupire il fatto che sia possibile spiegare ai bambini i fenomeni astratti della fisica, perché il principio è lo stesso del gioco. “Se nella scienza le idee astratte si basano su modelli fittizi, lo stesso fanno i bambini con il gioco” ha dichiarato lo scienziato. Sarebbe qui il trucco. Quando poi ascoltano le storie “non si sentono disorientati, ma seguono la trama”.
Avvicinarsi alle Stem già da piccoli
Catturare la loro attenzione non è poi così complicato a suo dire. “Basta trovare la scintilla per accenderne la mente”. E in più parlare di nozioni così apparentemente ostiche, buchi neri, onde gravitazionali, ingegneria spaziale, potrebbe aprire la strada verso uno studio più vasto da parte dei ragazzi delle materie Stem. “Se sono già stati esposti a queste materie da piccoli, il loro approccio sarà più sereno” ragiona, “e penseranno che si tratta di materie alla portata di tutti”. Anche sui metodo di insegnamento nelle scuole, per lui che con i figli pratica homeschooling, ci sarebbe da lavorare perché “la scienza andrebbe considerata di più, anche prima della scuola secondaria in modo che i bambini possano familiarizzarci da subito”.
“Assecondare sempre le attitudini individuali”
Lui stesso ammette di aver imparato molto dall’insegnamento, perché “preparare materiale didattico come schede colorate o disegni aiuta a schiarirsi le idee”. Un’attività che “è alla base dei libri che scrivo”. L’importante però è non forzare i proprio lettori, specie se piccolissimi. “Bisogna sempre assecondare le attitudini individuali, perché nel mondo c’è bisogno non solo di scienziati, ma anche di artisti, scrittori e musicisti”. Quindi se un bambino invece di leggere libri preferisce i fumetti “va bene lo stesso”. Anche per Ferrie è stato così: “Ero molto bravo in matematica, ma non sono mai diventato un piccolo genio”. Nella vita, prosegue, “ho coltivato anche altri interessi e amicizie, in modo da diventare una persona completa”.