Non ci sarà quindi una nuova “Buona Scuola” targata Bussetti. Non sembra essere l’intenzione di questo Governo. Le novità annunciate
Università, ricerca, lavoro. Sono queste le parole chiave delle linee programmatiche presentate ieri dal ministro Marco Bussetti alle commissioni istruzione congiunte di Senato e Camera. Un “rito”, una consuetudine che viene celebrata da ogni inquilino di viale Trastevere all’inizio del mandato. Pagine di impegni che il neo ministro ha preso davanti al Parlamento. L’ex dirigente dell’ufficio scolastico di Milano, non ha voluto strafare. Anzi, ha quasi tirato in remi in barca. E con una frase ha messo le mani avanti: “La scuola e l’università sono state oggetto di riforme a ritmo tale che la nuova si presentava quando l’altra non era ancora realizzata. Non voglio ricorrere a nuove riforme e ulteriori strappi”.
Non ci sarà una Buona Scuola
Non ci sarà quindi una nuova “Buona Scuola” targata Bussetti. Non sembra essere l’intenzione di questo Governo. Certo è che qualche novità è stata annunciata: un nuovo sistema di reclutamento, un’agenzia nazionale sulla ricerca, un piano pluriennale di investimenti per la sicurezza degli edifici scolastici. Nessuna parola, invece, sulle scuole paritarie tant’è che i parlamentari nel dibattito hanno più volte tirato la giacca al ministro sulla questione.
Il piano sull’Università
Bussetti nel suo intervento ha parlato poco di scuola primaria, per nulla di scuola dell’infanzia, poco di secondaria di primo grado, molto di superiori. Tantissimo di università.
Su quest’ultima sembra puntare il suo mandato: “Serve un piano pluriennale per l’università e la ricerca. Innanzitutto occorre riflettere per migliorare il sistema di reclutamento in termini meritocratici di trasparenza e di esigenza degli atenei”.
Bussetti ha ricordato che purtroppo l’età media dei docenti negli atenei italiani è tra le più alte d’Europa. Anche il numero dei dottorandi e un terzo di quelli tedeschi e si sta riducendo dal 2008 di circa il 25% in meno. “La carriera universitaria – ha spiegato il ministro – non è più particolarmente attraente, gli stipendi non sono particolarmente attrattivi. Non ho timore dalla fuga dei cervelli, però: la ricerca è internazionale, parla tutte le lingue del mondo; è fisiologico che un nostro dottorando senta l’esigente di lavorare per un periodo all’estero. La questione non è la partenza ma il mancato ritorno, questo sì è un depauperamento. Bisogna fare sì che i giovani studiosi possano rientrare in Italia disponendo di infrastrutture attrezzate in cui poter continuare a sviluppare la loro attività scientifica. Abbiamo bisogno di accrescere il numero dei ricercatori e dei professori aumentando globalmente la dotazione organica”.
E sulla ricerca si è spinto avanti: “Occorre valutare la creazione di un’ agenzia nazionale sulla ricerca: servono finanziamenti talmente ingenti che non si possono recuperare solo dal pubblico, serve partenariato pubblico privato in favore della ricerca. Voglio agire sui finanziamenti messi a disposizione nell’Ue, voglio ottenere quanti più fondi possibili dal prossimo finanziamento quadro che ha un valore di 100 miliardi di euro complessivo. E’ un’ opportunità da non farsi sfuggire; stiamo lavorando per portare al tavolo di Bruxelles una posizione unita e cosa”.
Alternanza scuola-lavoro
Per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado l’attenzione del relatore si è soffermata su scuola alternanza/lavoro: “E stata interpretata come un obbligo non come opportunità. Sono convinto che i termini ‘scuola e lavorò non devono essere intesi in modo antitetico ma come sintesi. Non deve essere archiviata ma necessita di aggiustamenti, trovo molto importante e formativo che gli studenti possano con l’alternanza misurarsi col mondo del lavoro ma il ministero non può tollerare percorsi che non siano di assoluta qualità e di standard elevati di sicurezza. Servono le opportune correzioni ma è uno strumento su cui credo molto”.
Bussetti si è dimostrato particolarmente sensibile sul tema disabilità: “La scuola dev’essere inclusiva e permettere a ogni studente di arricchirsi. I diritti delle persone disabili devono essere totalmente garantiti per questo intendo dare totale attuazione al decreto 66 del 2017 sulle norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità”.
Poche le parole sull’edilizia scolastica: “E’ importante intervenire urgentemente sulle infrastrutture scolastiche con un piano pluriennale di investimenti per la sicurezza degli edifici scolastici” avvalendosi di tutte le misure a disposizione, anche con i fondi europei.
I nuovi strumenti di reclutamento
Poco chiare anche le intenzioni del Governo sulla questione reclutamento: “Occorrerà riflettere su nuovi strumenti che tengano conto del legame dei docenti con il loro territorio, affrontando all’origine il problema dei trasferimenti, ormai a livelli non ulteriormente accettabili, che non consentono un’adeguata continuità didattica a detrimento della formazione dei nostri ragazzi”.
Sembrano essere spariti, invece, alcuni proclami scritti nei programmi delle due forze politiche: dalla diminuzione del numero di alunni ad un massimo di 22 ad un piano di formazione professionale obbligatoria retribuita alla sessione unica tra elementari e medie all’ allargare i processi decisionali, affiancando al Dirigente scolastico figure intermedie competenti e periodicamente elette dal collegio docenti.