Nata a seguito della legge sulla Buona Scuola del 2015, la carta docente funziona come un borsellino elettronico da 500 euro annui per i docenti. Ma non mancano le criticità
La carta docente è un’iniziativa promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca nata dalla legge 107 del 2015, meglio nota come ‘Buona Scuola’. In sostanza funziona come una sorta di borsellino elettronico che rende disponibili 500 euro a docente per acquisti di beni e servizi utili all’aggiornamento e alla formazione professionale ma, insieme ai vantaggi, ci sono anche le criticità. A partire dai beneficiari, che al momento sono solo i docenti di ruolo ma anche i modi di fruizione. Se da una parte la carta docente permette molti acquisti on line dall’altra non si può evitare di notare che gli acquisti restano individuali e strumentali. Ogni docente, in sostanza, decide in autonomia cosa comprare nell’elenco proposto dal MIUR. Responsabilizzazione del singolo docente o ennesimo bonus che non rappresenta una soluzione organica alle esigenze di formazione divenute centrali nella società? Il dibattito è aperto.
Carta docente: una realtà che sposa l’on line
Come detto, i beneficiari della carta docente sono gli insegnanti di ruolo delle istituzioni scolastiche statali. L’importo della carta è di 500 euro per ogni anno scolastico. La scelta per gli acquisti è davvero ampia. Si va da libri e riviste, anche in formato digitale ai corsi di formazione e master, passando per gli ingressi ai musei, spettacoli teatrali o cinematografici e spettacoli dal vivo. Si possono acquistare anche hardware e software. Sono tante le società o gli Enti che si sono messi a disposizione per offrire prodotti o corsi acquistabili con la carta docente. Solo per rimanere sugli acquisti on line che rientrano nella categoria hardware e software, sulla piattaforma dedicata alla carta del docente sono indicate ben 64 realtà, alcune delle quali anche molto note. Basti citare Amazon o Euronics. Rimanendo nell’on line, sulla piattaforma sono indicate 13 realtà per gli spettacoli dal vivo, 17 per il teatro, 46 per il cinema, 3 per i musei, 13 per le mostre e gli eventi culturali, 87 per i libri (Alcune realtà si ripetono nei vari settori poiché si occupano di più categorie di prodotti) e 36 per i corsi di formazione e aggiornamento, molti dei quali fruibili direttamente on line. Sulla medesima piattaforma è anche presente un elenco dei luoghi fisici (e non virtuali) dove poter spendere l’importo della carta docente, erogabile in più buoni o in una volta sola. L’on line dunque avanza nel mondo dei docenti e dai dati emerge l’acquisto dei prodotti informatici.
I dati: i docenti comprano di più hardware e software
Secondo gli esiti del monitoraggio informatico effettuato dall’Ufficio preposto alla Formazione del personale scolastico e resi noti durante un incontro tra MIUR e sindacati a novembre 2017, nell’anno scolastico 2016/2017 sono stati 635.098 i docenti registrati in piattaforma, pari all’87% del totale. L’importo validato è stato pari a 256.534.568,71 euro (l’80,79% di quello utilizzabile).
L’ammontare del fondo utilizzabile è stato pari a 317.549.000 euro (635.098 x 500) mentre dall’inizio dell’anno scolastico 2017/2018 si sono attivate circa 40 mila nuove registrazioni. Le percentuali più alte riguardano proprio l’acquisto di prodotti informatici. Ben il 77,44% dell’importo validato è stato utilizzato per l’acquisto di hardware e software, il 14, 93% per libri e testi anche in formato digitale, ma solo il 6,60% è stato utilizzato per la formazione e l’aggiornamento. Percentuali minime sono poi riferite agli eventi culturali: lo 0,52% per il teatro, lo 0,25% per il cinema, lo 0,13% per gli spettacoli dal vivo, lo o,07% per le mostre e lo 0,06% per i musei. Insomma, i docenti spendono poco in formazione vera e propria e molto per comprare pc o software. Le ragioni possono essere molte ma sicuramente la maggiore praticità dell’acquisto di un computer, magari on line, ha un certo peso.
FLC CGIL: “Premia l’acquisto on line di tipo strumentale”
“È un sistema che premia l’acquisto on line di tipo strumentale – fa sapere la FLC CGIL – I dati presentati consentono di capire che l’utilizzo delle somme da parte dei docenti è perlopiù orientato a beni di consumo e strumenti; l’impiego delle stesse per finalità di formazione e aggiornamento in senso stretto non rimanda a esiti soddisfacenti. Probabilmente per una questione di praticità. Il problema sta, secondo noi, proprio nel modo in cui è strutturata la carta docente. All’inizio la carta doveva essere elettronica e quindi utilizzata come una sorta di bancomat. Poi per vari motivi non è stato così ed è nato questo ‘borsellino elettronico’ nominale da cui si possono generare in anticipo questi buoni, che però non sempre sono rimborsabili. Questo significa – continua il sindacato – che se per caso vado al cinema e non trovo più posto, rischio di perdere il bonus inerente. Inoltre è molto più semplice acquistare on line, poiché è più diretto e non richiede stampe cartacee da convalidare in un luogo fisico. Oltre alla complessità della procedura che scoraggia i piccoli e frequenti acquisti, è indubbio che questo primo anno di risultati metta in luce la tendenza a operare scelte in cui la formazione assume una dimensione più strumentale che non funzionale allo sviluppo della professionalità, in linea, cioè, con un’idea di arricchimento tecnologico individuale piuttosto che di sinergia che si avvale del miglioramento di tutti”.
Bonus per i docenti di ruolo. E i precari?
Altra questione riguarda il fatto che la carta docente sia utilizzabile solo dai docenti di ruolo. FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola e SNALS Confsal hanno presentato ricorso al Tar Lazio. Con sentenza del luglio 2016, il Tar ha riconosciuto il beneficio della carta docenti anche al personale educativo ma ha rigettato la richiesta di estendere il bonus anche ai docenti precari, in quanto è proprio la legge 107 (Buona Scuola) che ne limita l’erogazione al solo personale docente di ruolo.
A questo si aggiunge il fatto che l’importo non sia quantificato in termini di reddito imponibile e non costituisca retribuzione accessoria (elemento fondamentale, secondo il Tar, per non violare la norma europea sul principio di discriminazione, la direttiva 1999/70/CE); nella sentenza c’è anche la considerazione che la carta costituisca solo una fra le varie misure previste dalla 107 e che – per un articolo stesso della Buona Scuola – sia secondo il Tar svincolata dalla formazione obbligatoria, pur essendo complementare a essa. Il MIUR ha presentato appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del tar Lazio che estende al personale educativo il diritto di fruire della carta docente per l’aggiornamento; di conseguenza tutto resta congelato fino al giudizio. Per quanto riguarda i precari, i sindacati hanno già presentato appello al Consiglio di Stato. “Questo è per noi un aspetto fuorviante – commenta FLC CGIL – I precari hanno gli stessi obblighi lavori dei docenti di ruolo: non si capisce per quale motivo siano esclusi da questa possibilità. Fanno parte della medesima comunità scolastica e come gli altri cooperano per il miglioramento dell’offerta formativa, con il pari diritto di accedere a un aggiornamento di qualità. È utile tener presente che i supplenti non costituiscono un numero marginale tra i lavoratori della scuola, nonostante l’allora governo prevedesse di cancellare il problema del precariato con una grande stabilizzazione nazionale. Di fatto però le supplenze continuano a esserci: sono circa 85 mila i supplenti annuali e la situazione non si può sanare in pochi anni”.
L’opinione di una docente
Sul tema si esprime anche una docente di una scuola dell’hinterland milanese, Annamaria Talia: “Il bonus è vincolato a una precisa scelta di acquisti, non lo possiamo gestire come vogliamo. Io, per esempio, preferirei utilizzarlo per pagarmi le spese extra che devo sostenere a causa degli impegni scolastici. Inoltre, finora ho acquistato solo pc, perché non ritengo di facile fruizione il resto dei prodotti. Se mi si dà un buono, poi devo essere libera di gestirlo. Ritengo che sia troppo presente il concetto di individualità: per prima cosa non è detto che se si compra un pc lo si utilizza per la propria formazione. Inoltre, piuttosto che acquistare corsi on line alla cieca, preferire che queste risorse fossero utilizzate per un corso completo e con esperti qualificati disponibile per tutti i docenti nell’ambito scolastico”.
Insomma, un bonus individuale pensato forse per promuovere la libera iniziativa dei docenti ma che non crea un sistema collettivo che punti a obiettivi comuni. “L’idea emanata dalla Buona Scuola è quella del bonus individuale ma che a nostro avviso non costruisce un sistema di miglioramento – conclude FLC CGIL – La nostra idea come FLC CGIL è volta a uno sviluppo della professionalità che deve trovare spazio nel contesto lavorativo di cui si è parte, rispondendo a bisogni sia collegiali che individuali, ma nella programmazione di obiettivi di interesse comune. L’ennesimo bonus, infatti, non struttura l’esigenza di formazione, né la codifica appieno come strada per l’innalzamento della professionalità docente. Noi continuiamo a chiedere il ritorno alla contrattazione delle quote complessive della legge 107, quindi anche della formazione, affinché rientrino a essere risorse di vero investimento per il sistema scuola, da impiegare con grande attenzione allo sviluppo e all’arricchimento del lavoro docente e all’impegno aggiuntivo, ma in una dimensione programmata e collegiale rispondente alla realtà dei bisogni educativi del contesto in cui si opera”.