In base ai dati, 7 giovani su 10 che hanno affrontato l’esperienza di Erasmus + hanno trovato lavoro con maggiore facilità
Sembra proprio che Erasmus + funzioni. E non solo perché piace sempre più ai giovani l’idea di un’esperienza all’estero, ma perché al termine di questa si riesca a trovare maggiormente lavoro.
E’ quanto emerge dal rapporto stilato dalla Commissione Europea sullo studio di impatto in merito al progetto Erasmus +, che può contare ad oggi una partecipazione di 5 milioni di studenti europei.
I numeri del fenomeno
Tra il 2014 e il 2018 più di 2 milioni di persone tra studenti e personale dell’istruzione superiore hanno intrapreso un periodo di apprendimento, formazione o insegnamento all’estero nell’ambito del programma Erasmus+, fa sapere la Commissione Europea.
Nello stesso periodo quasi mille partenariati strategici Erasmus+ tra istituti di istruzione superiore e 93 alleanze della conoscenza tra università e imprese hanno ricevuto finanziamenti dell’UE.
Più del 40% di questi partenariati e alleanze ha formato studenti e personale accademico affermando in questi soggetti delle competenze orientate al futuro in ambito di cambiamenti climatici e ambiente, energia e risorse, digitale (competenze digitali e tecnologie dell’informazione e della comunicazione) e imprenditorialità.
Erasmus +: chi partecipa lavora prima
In base ai dati, 7 giovani su 10 che hanno affrontato l’esperienza di Erasmus + hanno trovato lavoro con maggiore facilità. Anzi, più in generale, lo studio evidenzia che Erasmus+ aumenterebbe il successo degli studenti nella vita personale e professionale, oltre a rendere più innovative le università.
Bisogna premettere che nel solo Impact Study dedicato all’Istruzione Superiore sono quasi 77 mila le persone intervistate tra studenti e membri del personale e più di 500 organizzazioni coinvolte in tutti i Paesi partecipanti al Programma (Programme Countries).
In base al rapporto, le chiavi di lettura sono molteplici. Su tutti vale la pena ricordare come l’80% circa degli studenti con una esperienza di mobilità internazionale trova lavoro entro tre mesi dal conseguimento del titolo e il 72% afferma di essere stato agevolato nella ricerca di una prima occupazione post lauream.
Inoltre, il 40% degli studenti in mobilità Erasmus per tirocinio ha ricevuto l’offerta di un contratto di lavoro formale dall’impresa ospitante mentre il 75% ha sviluppato uno spiccato spirito di autoimprenditorialità e quindi ha pensato di aprire o ha aperto un’impresa.
I tre quarti degli studenti, inoltre, dichiarano di aver capito cosa voler fare nel proprio percorso di vita dopo la conclusione degli studi.
Forse l’aspetto più interessante riguarda il fatto che nove ragazzi su 10 riconoscono di aver sviluppato forti competenze trasversali come flessibilità, lavoro di gruppo, capacità comunicative e interculturali, competenze decisive per entrare nel mondo del lavoro.
Le Università e la trasformazione digitale e l’inclusione sociale
Ma i risvolti positivi di Erasmus + sono molteplici, in base ai dati forniti dallo studio di impatto della Commissione Europea sulle Knowledge Alliances e i Partenariati Strategici realizzati in ambito Istruzione Superiore, che invece si basano sulle risposte pervenute da 258 partenariati strategici Erasmus+ e alleanze della conoscenza (che rappresentano 504 organizzazioni) cui è stato assegnato un finanziamento nel periodo 2014-2016 e su 26 studi di casi dettagliati.
I progetti aiutano anche le Università verso la trasformazione digitale. Il ricorso alle nuove tecnologie e a metodi di insegnamento e apprendimento innovativi contribuisce infatti a rafforzare la cooperazione internazionale tra le università e la loro capacità di innovazione.
Il personale accademico che ha partecipato al programma Erasmus+ sembra essere più incline a coinvolgere personale del mondo aziendale nei propri corsi rispetto ai colleghi che invece rinunciano a questa opportunità (circa il 60% rispetto al 40%).
Sempre per quanto riguarda le Università, oltre l’80% di chi ha partecipato racconta che l’esperienza all’estero ha portato allo sviluppo di programmi di studio più innovativi.
Inoltre, due università su tre hanno anche dichiarato che i progetti comunitari contribuiscono anche a rafforzare l’inclusione sociale e la non discriminazione nell’istruzione superiore.
I benefici di Ersmus + sembrano non finire in base al rapporto: gli ex studenti partecipanti al progetto di mobilità europea risultano essere più soddisfatti del loro posto di lavoro rispetto a quelli che non si sono recati all’estero, hanno una carriera più internazionale e quasi il doppio delle probabilità di lavorare all’estero.
Erasmus+ strizza l’occhio anche a progetti di imprenditorialità da sviluppare: un progetto di cooperazione su quattro ha contribuito all’educazione imprenditoriale e ha rafforzato la cultura di impresa e un terzo dei progetti ha contribuito a creare spin-off e startup.
Con Erasmus + aumenta il senso di appartenenza europeo
Infine, i dati sembrano anche indicare che Erasmus + funziona anche da “collante” fra le nazioni: più del 90% degli studenti Erasmus+ migliora anche la capacità di lavorare e collaborare con persone di culture diverse e sente di avere un’identità europea.
Sorprendono gli studenti meno convinti dell’UE prima dello scambio e gli studenti che hanno soggiornato in un paese culturalmente più lontano dal loro: sono loro che si dichiarano particolarmente entusiasti dello scambio.
Infine, pare che gli studenti provenienti dall’Europa orientale sono quelli che tra tutti gli studenti Erasmus+ si identificano maggiormente con l’UE.