Permettono alle piccole e medie imprese di rivolgersi direttamente al mercato dei capitali in alternativa al canale bancario tradizionale. Mini guida ad uno strumento poco noto
L’ampliamento o lo sviluppo di un’impresa presuppone necessariamente il reperimento di risorse finanziarie. Gli strumenti più usati sono generalmente il ricorso al credito bancario, il finanziamento soci o, in alcuni casi, il ricorso al venture capital. Tuttavia, sulla base delle attuali condizioni di mercato, questi strumenti presentano spesso diverse complessità.
È opportuno quindi concentrarsi su uno strumento alternativo, relativamente nuovo ma in grande espansione, utile per le aziende che hanno alle spalle già un po’ di esperienza, il “mini-bond”.
I mini-bond rientrano nel novero delle obbligazioni societarie con scadenza nel medio-lungo periodo, mirate a finanziare piani di sviluppo, operazioni straordinarie o di refinancing. Questi titoli sono destinati essenzialmente a investitori istituzionali e qualificati. Possono emettere questo tipo di obbligazioni tutte le società che fatturano più di due milioni di euro all’anno e il cui bilancio ha ricevuto l’approvazione da parte di una società di revisione. È lo strumento ideale per le piccole e medie imprese, posto che non occorre essere quotate o sottoposte a rating.
In sintesi, dunque, i mini-bond permettono alle piccole e medie imprese di rivolgersi direttamente al mercato dei capitali in alternativa al canale bancario tradizionale.
Diversi sono i casi di successo di aziende italiane che hanno utilizzato con beneficio questo strumento. Fra i più recenti, ad esempio, c’è la società di alta sartoria napoletana Isaia. La terza generazione della famiglia, ora al timone dell’azienda, ha deciso infatti di emettere due mini-bond, con una prima tranche di 5 milioni di euro e una seconda di altri 2,5 milioni. I proventi dell’emissione saranno utilizzati dalla società per finanziare l’ulteriore sviluppo all’estero tramite l’apertura di punti vendita diretti negli USA a New York e Los Angeles, nel Regno Unito e in Giappone.
Un ottimo esempio di come i mini-bond possono aiutare le piccole e medie imprese a esportare l’alta qualità del prodotto Made in Italy in tutto il mondo.
I mini-bond sono uno strumento con grandi potenzialità in un sistema profondamente “banco-centrico” come quello italiano. La loro progressiva diffusione, ha osservato un report pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Consorzio camerale per il credito e la finanza, ha un impatto determinante sul ristabilimento di un legame tra il risparmio nazionale e l’economia reale, così come sull’attrazione di investitori internazionali. In altri termini, l’economia finanziaria diventa un elemento chiave per sostenere l’economia reale.
Inoltre, il mini-bond, in ragione delle caratteristiche di rendimento che presenta, può avere uno spettro di investitori molto ampio rispetto, ad esempio, al private equity. Un altro strumento utile per l’internazionalizzazione delle imprese, come accaduto per Pastificio di Chiavenna, storica azienda valtellinese con oltre 100 anni di storia, attiva nella produzione di paste speciali integrali e di pizzoccheri a marchio Moro, che si è affidata all’intervento di un fondo d’investimento per farsi supportare nei suoi progetti di crescita nel nostro Paese e all’estero.
Girolamo Stabile
Fondatore e Ceo di Kant Capital