C’è già un progetto dettagliato: a giugno il via libera, e a gennaio il cantiere. “Uno spazio dove si creano opportunità in modo nativo e si creano delle relazioni tra gli attori”: questa la vision del DG dell’Università Statale Walter Bergamaschi.
Tre anni, più di mille giorni. Era il primo maggio 2015. Mentre Expo apriva sotto un cielo grigio piombo, a Milano andava in scena la guerriglia urbana dei contestatori. Tra scandali e corruzione, la manifestazione rischiò di non vedere mai la luce. Progetto voluto da Letizia Moratti nel 2006 – nove anni prima – gli scettici già allora erano molti.
La storia ha, fortunatamente, raccontato un finale diverso.
Milano gode ancora dell’ “effetto Expo”. Rinvigorito dalla cura preparata per l’occasione, il capoluogo lombardo ha conosciuto una stagione con pochi precedenti sul piano urbanistico (la trasformazione di Porta Nuova in distretto finanziario di livello mondiale, la Darsena, il miglioramento del trasporto pubblico) e di immagine. Trascorrere il weekend all’ombra del Duomo oggi è cool, le guide turistiche hanno più lavoro di quanto possano gestire e il design, con il Salone del Mobile, è sempre più il fiore all’occhiello.
Leggi anche: Cosa sarà di Expo, il progetto spiegato nei dettagli
Se la città ha tratto beneficio dal flusso di turisti e dagli interventi di riqualificazione, il problema, sin dall’inizio, era chiaro: cosa sarà dell’area su cui l’esposizione si è svolta? Le Olimpiadi rivitalizzarono Torino, ma buona parte degli impianti – costruiti solo poco più di un decennio fa – furono de facto abbandonati. Quello del “dopo” è il tema della fine di ogni kermesse. Pochi giorni dopo la fine di Expo fu l’allora presidente del Consiglio Renzi, ai tempi all’apice della propria carriera politica, a metterci la faccia e a promettere un futuro per l’immensa distesa ai confini con Rho. “Faremo dell’area Expo un grande polo della scienza e dell’innovazione” promise il leader. Frasi normali per chi conosce il Palazzo, di circostanza, buone per capitalizzare il successo di un evento e calmare i media. Alle parole devono, però, seguire i fatti.
Per questo motivo abbiamo provato a capire cosa è successo dopo, ricostruendo l’avanzamento dei lavori.
Intervista a Walter Bergamaschi, dg della Statale
Walter Bergamaschi è direttore generale della Statale. Laurea in Fisica, un passato in regione, dal 2016 è ai vertici dell’ateneo milanese.
StartupItalia!: Bergamaschi, quali facoltà si sposteranno nell’area Expo?
Walter Bergamaschi: Si sposteranno tutti i dipartimenti scientifici che si trovano a Città studi, ad esclusione delle scuole di Medicina e delle professioni sanitarie, che rimangono più collegate agli ospedali.
SI!: Quando comincerà questo passaggio? È una certezza?
WB: Il 6 marzo abbiamo votato in maniera irreversibile. E abbiamo confermato ad Arexpo la nostra intenzione di richiedere l’area che ci è stata assegnata nel masterplan.
SI!: Cosa succede adesso?
WB: A questo punto dovremmo partire con i bandi per eseguire l’opera. In realtà, però, abbiamo ricevuto una proposta di project financing da parte di Lendlease (la società che si occupa dello sviluppo della porzione privata del complesso).