Intervista al sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi, che ha risposto alle nostre domande su alternanza scuola-lavoro, tirocini estivi e polemiche su McDonald’s
E’ un Sud che arranca di fronte ad un Nord che ha preso le ali. Ma un concetto è chiaro: “L’alternanza non è un ragazzo che frigge le patatine”. Almeno così la pensa il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi che da quando nella Legge 107, la cosiddetta “Buona Scuola”, è stato approvato il percorso di alternanza scuola-lavoro, ha seguito il processo passo dopo passo. La strada da fare è tutta in salita ma almeno è cominciata. Toccafondi non nasconde i problemi, ma striglia le orecchie ai docenti perché l’alternanza non può e non deve essere improvvisata. E di improvvisazione, purtroppo, oggi parlano molti studenti. Startupitalia! ha intervistato il sottosegretario per capire cosa sta accadendo sotto il tetto di questa esperienza.
Quali sono i risultati di alternanza scuola-lavoro dopo oltre un anno dall’entrata in vigore della 107?
«Vogliamo fare una alternanza vera, nel primo anno ho visto molte esperienze positive e alcune cose che non vanno. Nel primo anno di attuazione 652.641 gli studenti hanno fatto esperienze in alternanza, ben il 139% in più rispetto al 2014/15. Delle classi terze, quelle che rientrano nell’obbligo previsto dalla legge, parliamo di 455.062 studenti su 502.275 iscritti, il 90,6% del totale. Le scuole che hanno fatto Alternanza sono passate dal 54% al 96%. I percorsi di Alternanza attivati hanno registrato un +154%, passando dagli 11.585 del 2014/2015 ai 29.437 del 2015/2016. Le strutture ospitanti coinvolte sono state 149.795: +41% rispetto all’anno precedente. Non mi sembra poco. Sono dati che stanno a significare che le scuole hanno percepito l’utilità di tale proposta. Stanno venendo giù quei muri ideologici tra scuole e mondo del lavoro, stiamo vivendo una rivoluzione. L’opportunità “culturale” è quella di riconoscere che il percorso scolastico è un percorso di “conoscenza” al quale si affianca come metodologia didattica la conoscenza per esperienza. L’alternanza è scuola a tutti gli effetti, per questo è curriculare, obbligatoria».
Restano ancora molte difficoltà a trovare aziende del Sud disponibili ad accogliere i ragazzi.
«Sappiamo molto bene che ci sono delle difficoltà in alcune zone del Sud dove molte sono le richieste e molti i ragazzi, ma assai minori le possibilità del tessuto produttivo e di conseguenza la possibilità di individuare aziende con le quali avviare percorsi di alternanza. Chiediamo alle imprese di accogliere i ragazzi e di seguirli in percorsi di vera alternanza, intanto dobbiamo aprire nuovi spazi per l’alternanza. Come Miur abbiamo firmato 40 protocolli nazionale e 60 regionali, avviato con Unioncamere il registro nazionale delle imprese in alternanza, creato un sito internet http://www.istruzione.it/alternanza/index.shtml dedicato all’alternanza dove si possono vedere esempi di alternanza creati dalle scuole ma anche quali sono le domande che in questo anno sono arrivate dalle scuole, dai ragazzi dalle famiglie e le risposte. Abbiamo aperto utili collaborazioni con Musei nazionali, parchi archeologici, associazioni nazionali, grandi imprese, amministrazioni comunali, enti no-profit e federazioni sportive, tutte con rappresentanza nazionale in modo da aiutare tutte le realtà scolastiche. Abbiamo inserito nella legge di Bilancio 2017 la possibilità di assumere, entro sei mesi dall’acquisizione del titolo di studio, studenti che hanno svolto, presso il medesimo datore di lavoro, percorsi di alternanza scuola-lavoro o periodi di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, godendo di un esonero contributivo (massimo di 3.250 euro annui per 3 anni). Mi auguro che incoraggiati anche da questo, possano aprirsi le porte ai giovani che fanno alternanza anche in quelle aree, senza dimenticare che anche al Sud dove il sistema produttivo è più rarefatto è possibile instaurare rapporti virtuosi. Posso citare fra tanti l’Istituto Severi-Guerrisi negli ultimi tre anni è riuscito a coinvolgere 250 aziende dell’area e mandare in alternanza più di 500 studenti. Oppure nel cuore della Ciociaria è stato avviato il progetto “la bottega del fabbro”, per gli studenti del corso di meccanici, manutenzione e assistenza tecnica dell’IIS “Pertini” di Alatri che, grazie al dialogo ed al rapporto con i piccoli artigiani del territorio con il supporto concreto di CNA Frosinone e Camera di Commercio Frosinone hanno potuto dare via al progetto di “bottega scuola”, cioè l’impresa artigiana di eccellenza che diventa luogo di formazione e crescita dei giovani, che vedono nell’artigianato una concreta prospettiva professionale».
Umberto Galimberti in una recente intervista a “Radio Popolare” ha detto che serve prima formare l’uomo e poi preoccuparsi del lavoro e ha criticato l’esperienza di scuola alternanza lavoro.
«Mi dispiace contraddire il prof. Galimberti ma io non vedo i due aspetti in contrapposizione. La scuola è il luogo della conoscenza, si forma la coscienza critica, si diventa grandi, adulti. Ma questo percorso lo si può e lo si deve fare anche attraverso l’esperienza. Le competenze e le conoscenze possono stare insieme come stanno insieme nella vita di tutti i giorni. Se un ragazzo di 17 anni che frequenta un istituto tecnico o professionale va in una azienda – per 400 ore nei tre anni – entrando in stretto contatto con l’ambiente lavorativo, sono fermamente convinto che la sua crescita non sarà limitata all’acquisizione delle competenze tecniche o professionali. Riconoscendo il valore dell’imparare facendo e avendo l’opportunità di colmare il gap tra la teoria e la pratica, i ragazzi che tornano dagli stage, solitamente, sono molto più motivati anche nello studio, e avranno sicuramente scoperto nuove attitudini e forgiato parte del loro carattere. È un errore pensare che in ambito lavorativo non si cresca come uomini. Non possiamo considerare la pratica o per meglio dire l’agire pratico come l’applicazione di teorie formulate in anticipo su nuove situazioni.
La pratica sviluppa la capacità di comprensione del contesto in cui si opera. Questo è il cuore del pensare a partire dall’esperienza.
Con l’alternanza scuola lavoro non vogliamo assolutamente sminuire il ruolo di conoscenza e di crescita della personalità umana che svolge la scuola anzi, come dico da sempre il sapere va insieme al saper fare. L’italiano, la matematica, le lingue straniere rimangono e a questo vengono affiancati percorsi in cui si apprende in ambito lavorativo ciò che si è imparato in teoria, questo non è alternativo alla crescita del singolo ma è complementare. Invito Galimberti a parlare con i ragazzi, loro lo hanno capito prima di noi quando sia decisivo fare esperienza nel loro percorso formativo. Questo dice uno studente salentino, con la passione per la medicina, dopo aver fatto alternanza in un laboratorio di analisi: “Ho fatto un’esperienza vera, sono cresciuto. Ho capito, finalmente, che posso fare quello che immaginavano e ho trovato una ‘rimotivazione’ nello studio” se non è crescita dell’uomo questa».
Gli studenti hanno denunciato casi di sfruttamento, con percorsi di alternanza durante i quali gli studenti erano utilizzati come manodopera gratuita da enti e aziende, svolgendo mansioni per nulla relative al loro percorso di studi e senza avere dunque alcun ritorno in termini di formazione. Manca un osservatorio, manca il controllo?
«L’alternanza è scuola a tutti gli effetti ma, perché sia così, però, occorre che sia fatta bene che sia un vero percorso formativo di crescita, personale, vocazionale e, soprattutto, che porti all’acquisizione di competenze concrete e spendibili nel mondo del lavoro. L’Alternanza scuola lavoro va pertanto progettata con attenzione e, per migliorare il percorso formativo degli studenti, deve essere accompagnata e sostenuta da un percorso di studio, riflessione, elaborazione e assimilazione, su temi specifici condivisi con le realtà produttive del territorio per essere inserita nel Piano triennale dell’offerta formativa. Non può deve essere improvvisata, anzi richiede una specifica professionalità anche e soprattutto da parte dei docenti delle scuole che devono sostenere un canale di comunicazione costante con lo studente che così assume una responsabilità diretta sia nei confronti del proprio apprendimento sia di quelle che potrebbero essere le figure professionali di interesse. Per questo abbiamo previsto un piano Nazionale Docenti, stanziando circa 6 mln per la formazione di circa 35.000 insegnanti e dirigenti scolastici in tutti gli istituti secondari di II grado. Inoltre, a breve, sarà operativa la “carta dei diritti e dei doveri degli studenti in alternanza” che garantirà agli studenti, oltre al diritto di un’informazione chiara e trasparente sulle attività che andranno a svolgere presso le strutture ospitanti, il diritto al riconoscimento degli apprendimenti conseguiti nelle fasi formative teoriche e pratiche che saranno loro certificate come competenze».
La ministra Fedeli recentemente a “Repubblica” ha ipotizzato la possibilità di fare il progetto di alternanza scuola-lavoro d’estate per trovare più posti. È fattibile? E chi seguirà i ragazzi?
«La realtà ci spiega che è sempre stata una possibilità non un obbligo. Nelle cose ci vuole “buon senso”, e con il buon senso in alcune realtà geografiche, penso a quelle delle coste turustiche, alcune realtà scolastiche, penso agli alberghieri, da anni l’alternanza la fanno tra giugno e settembre perché altrimenti non avrebbero luoghi dove farla. Devono svolgere un percorso vero, completo e seguiti dai propri tutor scolastici e tutor aziendali, ma è possibile. E a sentire i ragazzi anche molto utile».
Tante le critiche per aver aperto le porte a McDonald’s. Al netto della facile retorica del sindacato sui giovani che friggono le patatine ma lei ha visto il recente film sulla multinazionale? Non crede che debba essere fatta una maggiore selezione delle aziende?
«L’alternanza non è un ragazzo che frigge le patatine. L’alternanza è un ragazzo che capisce come è difficile gestire un luogo di lavoro, organizzare i turni, le mansioni, la formazione; vedere l’organizzazione della cosiddetta catena del freddo, le regole e le prassi della sicurezza degli alimenti. Come si gestisce un ristorante in franchising, i turni di lavoro, l’accoglienza clienti e la differenza tra le diverse clientele. Se un ragazzo ha scelto una scuola con un indirizzo specifico che porta a questi mestieri o professioni, andare in alternanza sarà solo utile a prescindere dal nome dell’azienda. Saranno gli istituti scolastici a concordare le specifiche modalità di implementazione del progetto e la struttura e la flessibilità del medesimo. Riguardo al film sulla multinazionale del ‘fast food’, non l’ho visto. Ritengo per contro una grande opportunità la possibilità di effettuare l’alternanza scuola lavoro presso una grande azienda che può offrire strumenti. I ragazzi non sono né bamboccioni, né privi di senso critico. Sanno farsi una idea bene precisa delle cose e sceglieranno la loro strada. Noi però dobbiamo fargli fare esperienze, guidati da adulti, della realtà».