Secondo un’indagine dell’osservatorio nazionale sulla sharing mobility promosso dal Ministero dell’Ambiente, nel bike sharing siamo secondi e terzi solo a Parigi. Ecco tutti i numeri del report
Car sharing e bike sharing non se la passano poi così male, in Italia. Secondo un rapporto preparato dall’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility del ministero dell’Ambiente che sarà presentato domenica prossima al festival #ioCondivido di Milano, Milano e Torino ci fanno fare bella figura in Europa.
Parigi, Milano e Torino sul podio europeo del bike sharing
Considerando infatti la densità di veicoli per superficie e l’incidenza per popolazione la situazione sembra buona sia sotto il profilo delle due che delle quattro ruote. Nel primo caso fa meglio dei due capoluoghi tricolore solo Parigi: dispone di 30 bici ogni km quadrato. A Milano sono 26, a Torino 9. Seguono Londra, Madrid e Berlino con 6, 3 e 2. E se per ogni 10mila abitanti la capitale francese mette a disposizione 89 veicoli, Milano e Torino seguono con 35 e 14. Siamo davanti anche per quello che riguarda il numero di stazioni ogni 10 km quadrati e di veicoli: sul primo fronte Milano ne ha 14, Torino 12. Sul secondo, cioè i veicoli, le due città marciano a 256 e 92 bici.
I numeri del bike sharing in Italia
Nel complesso, i servizi di bike sharing sono presenti in più di 184 città italiane di ogni dimensione. La flotta complessiva si compone di 13mila veicoli e gli iscritti a queste piattaforme erano oltre 200mila al 2015. Sono numeri interessanti dai quali ovviamente mancano piazze importanti come Roma, che col bike sharing ha sempre avuto un rapporto a dir poco turbolento.
Dalle 2 alle 4 ruote, la corsa del car sharing
Sotto il profilo del car sharing, invece, la svolta si è ovviamente avuta dal 2013 con il lancio di servizi di car sharing free floating come Car2Go o Enjoy, insomma quelli che consentono di lasciare il veicolo dove si preferisce all’interno di una precisa area di copertura (che in alcune città, ancora Roma, rimane un problema oggettivo). Il fenomeno era già partito nel 2008, con un decreto del ministero dell’Ambiente del 27 marzo di quell’anno che aveva posto le condizioni per lo sviluppo di questa modalità di mobilità. Anche in quel caso, Milano era stata apripista. Ma il problema era appunto il fatto di non essere a flotta libera.
Nel giro di tre anni il car sharing è esploso: in Italia le realtà servite sono 31, ovviamente con volumi e flotte molto diverse fra loro. In questo caso eccellono anche Firenze e Roma. Pure rispetto al resto d’Europa. Tirando infatti un paragone secondo i parametri precedenti (densità dei veicoli per km quadrato e incidenza ogni mille abitanti) si vede che le città italiane non se la passano male. Se Parigi offre una flotta da 3.827 mezzi Roma risponde con 1.450, Milano con 2.062, Torino con 930 e Firenze con 660. Ma Berlino si muove sulle 2.070 auto, Londra sulle 2.800 e Madrid sulle 1.020.
In termini di densità dei veicoli, a Firenze sono 6,45 per km quadrato, a Torino 7,15, a Roma crollano a 3,72, a Milano 11,35, a Parigi 36,31. Ma va peggio alla capitale tedesca, Londra e Madrid rispettivamente con 2,32, 1,78 e 1,68 auto. Come incidenza, invece, spiccano il capoluogo fiorentino (17,24 mezzi per mille abitanti) e Milano (15,32) seguiti a distanza da Torino (10,44) e Roma (5,06). Decisamente sopra le capitali europee: anche quella transalpina sfoggia un veicolo ogni migliaio di residenti.
Perché cresce la mobilità condivisa
Ovviamente i numeri, da soli, non bastano a spiegare l’efficacia di questi servizi – a cui va aggiunto quello di car-pooling con piattaforme come Bla Bla Car, Jojob, Zego, Easymove o Clacsoon nelle loro diverse modalità (casa-lavoro, urbana o extraurbana): “Questi fenomeni si osservano in particolare in quelle grandi città altamente terziarizzate dove il reddito disponibile e il capitale umano è più alto – si legge nel rapporto – dove un tessuto edilizio denso e compatto ospita una forte concentrazione di popolazione e di attività sociali ed economiche, dove esiste una rete di trasporto pubblico veloce e ad alta capacità e dove sono attive da tempo diverse forme di limitazione della circolazione e della sosta di veicoli privati”.
Milano, in questo senso, è capofila assoluta dell’innovazione ma anche del cambiamento dei costumi: “Nel capoluogo lombardo il tasso di motorizzazione nel 2015 è di 52 auto ogni 100 abitanti, molto inferiore alla media nazionale (61,4) o quella della media delle città metropolitane italiane (61) – aggiunge il documento – la ripartizione modale degli spostamenti urbani del 2014 è per il 57% coperta dal trasporto pubblico (metro, tram e autobus) mentre la quota del trasporto privato rappresenta solo il 30% degli spostamenti”. Diminuisce anche il tempo impiegato per spostarsi: “Per il 2013 si registra una media di 67 minuti contro i 73 del biennio 2011-2012 e i 77 del 2010 (punto più alto della serie storica). Si tratta di un dato divergente rispetto a quello medio delle città metropolitane (sopra i 70 minuti contro i 67-68 del biennio 2011-2012) e della media delle provincie italiane. La distanza media percorsa pro capite conferma e, semmai accentua, questo dato estremamente positivo del capoluogo lombardo”.
Simone Cosimi