Il “Manzoni” di Caserta sta attuando il metodo del “Bring Your Own Device”: gli studenti portano i propri dispositivi in classe e li usano come server
C’è chi non vuole che i ragazzi adoperino il telefono e il personal computer in classe e c’è chi, come al liceo “Manzoni” di Caserta, ha deciso di risolvere il problema della banda larga e della carenza di strumenti, portando in classe il telefonino e creando un “server di classe” grazie a “Pirate Box”. I ragazzi di questa scuola sono arrivati prima del piano nazionale digitale a realizzare il Byod ovvero bring your own device. Che, tradotto, significa: porta il tuo dispositivo. L’espressione, inizialmente, è stata usata nel mondo del lavoro, ma ora sembra essere una delle strade che il ministero dell’Istruzione è intenzionato a seguire per risolvere il problema della digitalizzazione dei nostri istituti.
Al liceo “Manzoni” la sperimentazione è già partita: “Non eravamo riusciti – raccontano gli studenti – ad aderire al progetto Garx che portava la banda ultra-larga nelle scuole e ci siamo chiesti come fare a superare questo problema”. Dall’altro canto gran parte delle scuole non ha connettività o perlomeno non ce l’ha per permettere ad ogni classe di connettersi contemporaneamente.
“Per avere i tablet in classe fruibili da tutti – spiegano gli studenti del Manzoni – con wi-fi sono necessari infrastrutture e 100 Mbs simmetrici per poter collegare anche 800 device contemporaneamente. Di fronte a questi dati abbiamo pensato all’uso di “PirateBox” ovvero un dispositivo portatile dotato di connettività wireless che monta una distribuzione Linux”. Una soluzione calzante per le scuole dal momento che offre l’accessibilità wi-fi senza la necessità di avere una connettività internet della scuola e anche servizi di condivisione file di testo e multimediali che l’insegnante ha portato su una comune memoria USb da 32 giga. Dall’altro canto al “Manzoni” la tecnologia e l’innovazione sono di casa: dall’idea innovativa del professore Salvatore Cuomo, il liceo già nel 2010 ospitò per la prima volta il “Linux Day” che portò alla creazione di un gruppo di studenti utilizzatori di Linux. Un’azione che con il passare del tempo ha coinvolto anche genitori, ex alunni e appassionati al software libero. Non solo.
Nel 2013 ai giovani del liceo è nata l’idea di realizzare la prima radio studentesca realizzata interamente con software Open Source. Al liceo di Caserta non pensano alle nuove tecnologie come a strumenti “neutri” che si possono affiancare agli altri per continuare a perseguire gli stessi obiettivi con le stesse metodologie: non si ascolta passivamente la lezione dell’insegnante e poi si ripassa lo stesso argomento sul manuale, ma si collabora attivamente e continuamente con i compagni utilizzando i più svariati strumenti per consentire la riduzione del social-divide. Una sfida che dovrebbe rimettere in discussione in ogni scuola il modo di insegnare, ma anche porre degli interrogativi ai dirigenti delle scuole in merito ai software che si utilizzano nei laboratori di informatica e non solo.