Presentati i risultati del 2017 e le azioni per il 2018 del Piano Nazionale Impresa 4.0. Al centro ITS 4.0 elemento cardine per lo sviluppo del Paese. Obiettivo 20 mila iscritti al 2020.
Alle ex Ogr di Torino si sono commentati i risultati del piano Impresa 4.0. In platea, oltre al presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, la segretaria generale Cgil Susanna Camusso, la segretaria generale Cisl Annamaria Furlan e il numero uno della Uil Carmelo Barbagallo. Ma anche la sindaca di Torino, Chiara Appendino, il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino, i rettori del Politecnico di Torino Marco Gilli e dell’università di Torino Gianmaria Ajani e la presidente della Fondazione ITS ICT Torino Anna Maria Poggi.
Si è parlato dell’industria, delle imprese 4.0 e della formazione, sia in relazione alle azioni dell’anno 2017, sia per quelle che verranno avviate nel 2018. Si tratta di un Paese che per il Governo uscente sta in salute: “Il piano Industria 4.0 va molto bene. Gli investimenti sono cresciuti dell’11%, una percentuale cinese, molto superiore a quella tedesca”, ha dichiarato il Ministro Calenda in una nota Ansa. “Ora è tempo di focalizzare l’azione sulla formazione, un elemento cardine per lo sviluppo del Paese e l’occupazione. Introdurremo il credito d’imposta sulla formazione. Abbiamo tutti gli elementi per rendere la transizione a saldo positivo”.
Sulle risorse per l’anno appena iniziato, il premier Paolo Gentiloni è apparso molto soddisfatto: “La manifattura italiana ha affrontato la transizione ed ha le carte in regola per essere nel gruppo di testa anche grazie al piano Industria 4.0. Si pensava che la straordinaria evoluzione tecnologica avrebbe messo in luce le debolezze della manifattura italiana, le cose non sono andate così”, ha inoltre aggiunto il Presidente del Consiglio. Credo che questo piano abbia funzionato, perché si è basato su un grande impegno di investimenti, sia nella legge bilancio 2017 che 2018, ha puntato su semplicità e automatismo questi investimenti e ha cercato di bypassare strozzature che chi fa impresa e chi amministra beni pubblici conosce bene”.
“Gli effetti della crescita ci sono e si fanno sentire – ha invece commentato il Ministro Pier Carlo Padoan – lo cominciano a capire anche le Istituzioni internazionali, che ci hanno accusato nel tempo di eccessivo ottimismo”. Il Ministro ha poi dato anche delle cifre: il 67% delle imprese manifatturiere ha dichiarato di aver effettuato investimenti grazie al Piano Industria 4.0, l’80% de i quali rivolti a software e internet delle cose per favorire il dialogo digitale tra i macchinari. “Vorrei rimarcare come la nostra economia si sia rafforzata in questi anni. Gli obiettivi del nostro lavoro sono stati quelli di aiutare le imprese per sostenere l’occupazione e quindi l’economia, al fine di renderla più solida ed in grado di resistere ad altre eventuali crisi. Si sono create basi più solide all’economia reale e spero si possa continuare su questa strada”, ha infine chiosato Padoan.
Un piano da 30 miliardi in 2 anni
Ma il vero protagonista della giornata è stato il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda che annuncia: “Il piano impresa 4.0 quest’anno vale 9,8 miliardi, l’anno scorso valeva 20 miliardi: In tutto quasi trenta miliardi in due anni. La caduta degli investimenti industriali era uno dei fattori più rischiosi. Sui beni incentivati da super e iper ammortamento abbiamo avuto una crescita dell’11%, è una crescita cinese. Gli altri hanno fatto peggio di noi per una volta sia sui macchinari che sulle apparecchiature elettroniche. Quest’anno facciamo il record assoluto e preformiamo meglio della Germania e molto meglio della Francia”.
Quanto a super e iper ammortamento, i risultati ci sono: nel 2017 le imprese che hanno investito in ricerca e sviluppo sono più che raddoppiate, con un +104%, rispetto al 2016. Ma Calenda ci tiene a chiarire che non è tutto rosa: «Faccio un quadro candido, penso che parlare chiaramente aumenti la credibilità e non la riduca. Siamo indietro sul venture capital, gli strumenti che abbiamo messo in piedi finora non hanno funzionato. Le ragioni sono difficili da comprendere. Noi che siamo il Paese delle PMI non stiamo diventando il paese delle startup, il che è stranissimo».
E poi: “Il fondo di garanzia è stato uno strumento potente, quindi lo abbiamo rinnovato per un ammontare di circa un miliardo, garantisce un importo di crediti alle imprese che quest’anno supererà i 20 miliardi di euro. Lo abbiamo destinato alle imprese che hanno rating intermedi, per intercettare quelle imprese che hanno difficoltà ad accedere al credito”.
Gli investimenti al Sud e la banda ultralarga
Un altro miliardo sarà destinato ai grandi investimenti al Sud, dove «la base industriale si è talmente ridotta che non si può più fare leva sulle imprese che ci sono per rilanciare gli investimenti». Mentre un faro del piano sarà dedicato alla banda ultralarga. «A tendere, bisogna definire chiaramente il perimetro della rete perché è come altri eservizi essenziali, come l’acqua, come l’elettricità. Quello che è accaduto ieri con Telecom, identificare cosa è rete e cosa non lo è, è un passaggio che va in questa direzione».
Il Presidente Gentiloni: “Come immaginare nell’era della robotica, dell’intelligenza artificiale, quel lavoro consapevole di cui parlava Adriano Olivetti? Come garantire che la formazione possa consentire al mondo del lavoro di vivere questa transizione come una opportunità e non una minaccia? È difficile, spiega, ma «dobbiamo assumerci questa responsabilità e farlo con l’ottimismo che ci deriva dai risultati positivi che la nostra comunità ha raggiunto in questi anni”.
Gli Istituti Tecnico Superiore ITS sono al centro di una grande trasformazione che vede la manifattura italiana proiettata verso l’orizzonte del digitale. Il piano propone un nuovo programma formativo-professionale che avvicina scuole e imprese sui temi del 4.0. L’obiettivo è quello di creare un ponte tra scuola e impresa e di fare dei bienni post diploma una palestra di sperimentazione che consente agli studenti degli ITS e agli imprenditori di gestire fianco a fianco il processo di innovazione.
A partire dai primi mesi del 2018 saranno sviluppati dei laboratori di formazione e innovazione in tutti gli ITS italiani mirati a far collaborare studenti, docenti e personale delle imprese delle diverse specializzazioni settoriali dei territori su cui gli ITS insistono. Gli ITS affronteranno i nodi del 4.0 attraverso una metodologia innovativa di approccio all’innovazione definita “design thinking” scommettendo sulla comprensione degli effettivi bisogni degli utenti della tecnologia, su strumenti di prototipazione efficace e low cost e su modelli pertinenti di valutazione economica.
Le dieci professioni oggi più richieste del mercato non esistevano fino a 10 anni fa. L’occupazione crescerà nei Paesi che hanno investito sulle competenze digitali e si ridurrà in quelli che non le hanno acquisite in maniera adeguata. E’ necessario innovare i percorsi di studio per formare gli studenti sulle nuove competenze digitali, gestire il rischio di disoccupazione tecnologica e massimizzare le nuove opportunità lavorative legate alla quarta rivoluzione industriale.
Il piano impresa 4.0 prevede dunque un’azione importante di formazione di circa 20.000 studenti ITS entro il 2020, con uno stanziamento di 95M€ nel triennio 2018-2020 per incrementare il numero di studenti iscritti agli ITS dagli attuali circa 9.000.