Jointly, startup innovativa a vocazione sociale nel settore del welfare aziendale, racconta la quarta edizione di “Push to Open” : un programma per aziende, professionisti e istituzioni che spiegano e raccontano che cos’è il lavoro e come scegliere l’Università in base alle prospettive occupazionali
“La prima difficoltà di pensare il futuro è pensare il presente”. Con questa citazione del sociologo Edgar Morin, nato nel 1921 ma ancora osservatore del mondo, “Jointly – il welfare condiviso”, startup innovativa a vocazione sociale nel settore del welfare aziendale, racconta la quarta edizione di “Push to Open”. Si tratta di un programma per aziende, professionisti e istituzioni che spiegano e raccontano che cos’è il lavoro e come scegliere l’Università in base alle prospettive occupazionali, e lo fanno a ragazzi degli istituti superiori, nell’età in cui anche i sogni vacillano.
Il progetto è iniziato tra le mura aziendali come politica di welfare per i figli dei dipendenti, ma ora è arrivato nelle scuole, non senza fatica, ma raccogliendo già risultati importanti per numero di partecipanti e connessioni costruite.
Un progetto utile due volte
L’opportunità è bidirezionale: per i ragazzi è orientamento, formazione, momento ideale per farsi domande utili; per le aziende è diffusione del brand, conoscenza più approfondita delle nuove generazioni di risorse umane. Tutto avviene rigorosamente online, in e-learning, nell’arco di 4 mesi, che formalmente corrispondono a 50 ore nel piano di alternanza scuola-lavoro. Un percorso che culmina in giornate faccia a faccia lungo lo stivale, là dove si collegano online i ragazzi, in contesti geografici e scolastici molto variegati.
A Milano, dopo le tappe di Bologna, Torino e Verona e prima di proseguire a Firenze e al sud, in 200 si sono incontrati e hanno incontrato le aziende al Tag Milano Calabiana, guidati dai facilitatori di TAG Innovation School e Impactscool: attraverso giochi di ruolo, lavoro di gruppo e tecniche di foresight e future thinking si sono interrogati su quali abilità dovranno sviluppare per scegliere come costruire il proprio futuro.
4500 ragazzi in 4 edizioni di Push to Open
Nelle 4 edizioni Push to Open ha orientato fino ad ora complessivamente 4.500 giovani di quarta e quinta superiore – duemila solo nel 2017/2018 – grazie al contributo di 31 grandi aziende partner di JOINTLY tra cui ENI, ENEL, Ferrovie dello Stato Italiane, Gruppo Unipol, Intesa San Paolo, SEA, UniCredit, SACE (Gruppo CDP).
In Italia abbiamo 2,3 milioni di giovani Neet, acronimo di “not engaged in education, employment or training” ragazzi che non si formano e non lavorano, semplicemente esistono. Chi è davanti ad un bivio di scelta, 1 su 4 opta per un percorso di studi pensando alle reali opportunità occupazionali, il 60% non conosce la relazione tra ciò che studia e le possibilità di impiego. Eppure la tendenza è molto chiara: si va incontro ad un’epoca in cui 1 su 3 è destinato a diventare imprenditore di se stesso, di un’azienda propria, spinto dal mercato che chiede di fornire servizi seguendo il ritmo fluido della libera professione.
Le storie dei ragazzi
Leonardo, 18 anni, di Venezia, frequenta un Istituto Tecnico con indirizzo informatica e telecomunicazioni: “Questo percorso mi ha dato molti spunti nuovi, ma mi fa anche riflettere su come viene visto il nostro futuro. Ci parlano tutti di imprenditoria e di startup, ma credo che sia una predisposizione che non tutti hanno”. Ti fa paura l’idea di metterti in proprio, di avere tu la responsabilità di ciò che sei e fai? “Molto. Anche se ho scelto un indirizzo di studi orientato al lavoro, di approccio pratico e innovativo. Ma vorrei più laboratori, più pratica, vorrei che si desse più fiducia alla scienza”. Ha scelto Ingegneria dell’Informazione a Padova.
Matilde invece è di Milano e frequenta il Liceo Artistico. E’ appassionata di design del prodotto, con Push To Open ha scoperto lavori che la scuola non racconta, non immagina. “Si stanno perdendo lavori artigianali, si automatizza sempre di più, si confondono spesso i campi tra l’uso del 3D e ciò che è fatto a mano e non può essere sostituito da macchine. Io vorrei lavorare lì, dove si incontrano questi due mondi, per trovare opportunità nell’innovazione”.
Antonio frequenta un Istituto tecnico con indirizzo sistemi informativi aziendali, viene da Reggio Calabria e racconta uno spaccato formativo molto diverso, di enormi difficoltà ad accumulare le ore di alternanza scuola lavoro perché sono poche le aziende che si mettono a disposizione dei giovani e sono ancora meno, nel sud del paese, quelle che innovano. Difficile crescere e imparare per chi sogna Google, Microsoft, Apple e già per hobby esplora il mondo Android, impara da autodidatta a costruire siti web, si immerge nel futuro oltre libri e compiti in classe. “Push to Open è un percorso che mi ha preoccupato ma mi ha dato delle sicurezze: ho deciso che non farò ingegneria informatica ma probabilmente scienze informatiche, mi sto informando sulle strade che aprono i diversi atenei, e le percentuali di inserimento nel mondo del lavoro al sud sono preoccupanti. Quindi verrà a Milano, Bolzano o Torino: la vita costa di più, ma devo già fare i calcoli con quello che potrò fare dopo”.
“I giovani hanno bisogno di imparare a immaginare come le nuove tecnologie impatteranno sul futuro delle professioni e cosa devono necessariamente saper fare per guidare il cambiamento e non esserne travolti” ha commentato Francesca Rizzi, CEO di JOINTLY, che ha alle spalle una lunga esperienza in ambito di consulenza strategica e organizzativa presso McKinsey & Co., dove è stata leader del settore Insurance e Asset Management in Europa. Racconta di questo metodo fatto di narrazione, di testimonianze, dove non c’è cattedra, gli incontri anche se a distanza sono corali e interattivi, viaggi alla scoperta di strade nuove e di nuovi interrogativi, che fanno crescere anche gli adulti professionisti, inseriti nel mondo del lavoro ma anche distanti dalle nuove generazioni.
La validità di Push To Open è stata confermata lo scorso anno dalla nascita dell’iniziativa #adottaunaclasse, un programma grazie al quale le aziende possono adottare classi di istituti superiori in tutta Italia alle quali regalare la partecipazione al percorso di Push To Open. Nel corso del 2017 sono state 15 le scuole “adottate” dalle aziende in dieci regioni d’Italia. Lo ha fatto Unipol con una classe quarta del Liceo Linguistico di San Donato Milanese. “Ci hanno fatto molte domande sull’Europa, sulle opportunità all’estero, più che altro mostrando poca fiducia nel sistema Italia e l’esigenza di guardare lontano”, racconta la referente di Unipol, azienda molto forte sul fronte welfare interno, rafforzatasi negli ultimi 5 anni con servizi sempre più integrati e diversificati.