Dianora Bardi è vice presidente del centro studi Impara Digitale e insegnante al liceo “Lussana” di Bergamo, che recentemente ha rivoluzionato l’ambiente scolastico
Lei fa la professoressa di italiano e latino ma è convinta che la vera innovazione nella scuola si può fare se le nostre aule sono belle, se gli studenti si sentono in classe come se fossero a casa. Dianora Bardi, ideatrice del metodo e vice presidente del centro studi “Impara Digitale”, Maria Montessori l’ha conosciuta “da grande”; forse non ha mai visto un’aula del maestro Alberto Manzi ma al liceo “Lussana” dove insegna ha lanciato una rivoluzione: basta con le aule 3.0, la tecnologia se manca un concetto di casa, se non c’è un ambiente dove gli studenti possono usare i tablet o leggere un libro digitale in poltrona.
L’innovazione parte dalla didattica
Un passo in più. Una svolta nel modo di concepire la didattica. “La maggior parte delle scuole che parlano di innovazione e futuro concentrano tutta la loro attenzione su quanti dispositivi hanno ma dal nostro punto di vista l’innovazione – spiega la professoressa Bardi – non passa attraverso le tecnologie ma si realizza con la didattica. La nostra è una scuola all’avanguardia dal punto di vista digitale, ma abbiamo puntato ad una scuola diversa dal punto di vista degli arredi. Al “Lussana” abbiamo un ambiente salottiero, ci sono i divani, i banchi a scomparsa, i tavoli flessibili, le luci adatte”. Grazie ad un bando Regionale di 50 mila euro, al “Lussana” hanno messo la “prima pietra” del progetto “aula-casa” ristrutturando 600 metri quadrati dove trovano spazio un atrio, un corridoio, degli spazi comuni allestiti come se fossero uno studio di un’abitazione privata: divani colorati, poltrone di design, parquet.
La scuola come casa
Il progetto è stato realizzato da Daniele Lago che è stato capace di dare forma alle idee nate nei consigli di classe dove studenti e insegnanti si sono messi insieme per concepire questa nuova scuola. “Siamo partiti – continua Dianora Bardi, orgogliosa del lavoro fatto – dalle esigenze degli studenti che richiedevano un ambiente accogliente e domestico, dove potersi muovere e interagire a loro piacimento. Abbiamo voluto dare vita ad uno spazio non molto diverso da quelli in cui i ragazzi trascorrono la loro vita, in cui la tecnologia è sempre presente ma non dominante”. E così nella moderna libreria trovano spazio i libri di carta ma anche gli e-book reader. Nuovi spazi, nuovi luoghi nati attorno ad un progetto di insegnamento innovativo che coinvolge 14 consigli di classe su 65.
Un salto di qualità
“La nostra didattica – racconta la Bardi – è basata sui laboratori: i ragazzi si accorpano tra loro per imparare a comunicare, a risolvere problemi, per tenere relazioni in pubblico. Naturalmente non ci dimentichiamo delle conoscenze: l’aula si scompone, i banchi si infilano in modo da creare spazi affinché i ragazzi possano muoversi, svolgere il loro percorso d’apprendimento in maniera più libera”. Un concetto che ora la professoressa vorrebbe portare in tutt’Italia: “A differenza di qualche anno fa – chiarisce la docente del Lussana – c’è un grande fermento. Bisogna fare il salto di qualità: ora sono tutti concentrati sulle applicazioni digitali. Il prossimo passo è fare una didattica diversa in un ambiente nuovo. Noi a Bergamo ci siamo permessi il lusso di lavorare con Lago ma si può creare un’aula–casa anche con poco”. Lo sapeva bene Mario Lodi che nella sua piccola scuola di Vho di Piadena aveva tolto la cattedra e lavorava in cerchio con i ragazzi.