Il 28 gennaio Mattel ha lanciato per la prima volta nella storia una Barbie “curvy”. Nella nuova linea di Barbie Fashionistas 2016, infatti, l’iconica bambola è disponibile in 4 diverse corporature, 6 tonalità di pelle e 19 colori degli occhi
“E ora possiamo smetterla di parlare del mio corpo?” dice una Barbie dalla nuova copertina del Time. C’è qualcosa di strano in lei: abituati alle sue proporzioni striminzite, a prima vista sembra incinta. Non lo è: è solo una delle nuove Barbie Fashionistas 2016. E’ la versione “curvy”, un po’ più in carne della canonica taglia 38. Avete capito bene: ora la Barbie ha un nuovo corpo, anzi tre. C’è la “curvy”, la “petite”, un po’ più bassina, e la “tall”, quella più alta. Insomma, oltre alla Barbie “classica” si possono scegliere anche versioni più realistiche. Tutte verranno chiamate sempre allo stesso modo, “Barbie”. Come dire, non è cambiato nulla. Eppure è cambiato tutto, soprattutto se si pensa alla versione “curvy”, quella con cosce robuste e braccia tornite. Quella che è finita sulla cover di Time. Lanciata il 28 gennaio, la nuova linea di bambole offre la scelta tra 4 corporature diverse, 6 tonalità di carnagione, 19 colori degli occhi e 20 diverse acconciature. Oltre, naturalmente, ad un’infinita varietà di abiti e scarpe (che ora hanno due taglie, a seconda della corporatura che avete scelto).
Tradurre “curvy” per tutti i paesi in cui si vende Barbie
La loro creazione è stata tenuta così segreta che i designers hanno dato un nome in codice alla creazione, “Progetto Dawn”, così che nemmeno i loro famigliari potessero intuire cosa si stava creando. La Mattel spera che le nuove bambole, con i loro corpi e carnagioni diversificate, si adattino a una platea di ragazze più ampia. Ma, secondo Time, potrebbe essere un’arma a doppio taglio. “L’aggiunta di 3 nuove tipologie di corporatura sicuramente darà fastidio a qualcuno: se non altro per una questione di linguaggi”. Solo per tradurre i tre termini “petite”, “tall” e “curvy” nelle decine di lingue diverse senza causare offese a nessuno, infatti, ha portato via mesi all’azienda.
Anche le bambole hanno le taglie
E poi ci sono i vestiti. Tutto il piacere di giocare con le Barbie sta nel mettere e togliere i vestiti, in un continuo provare, riprovare, mischiare gli outfit. Sicuramente ci sarà la bambina che prenderà uno dei vestiti della Barbie tradizionale accumulati negli anni e cercherà di metterli alla bambola curvy.
I vestiti non entrano. Disastro: la vita reale fa minacciosamente capolino in un mondo che dovrebbe essere perfetto.
Non è facile realizzare abitini per Barbie un po’ più robuste: “E non li potranno fare tutti di velcro” scrive il Time.
Simbolo di emancipazione o materializzazione?
La Barbie ha sollevato polemiche sin dalla sua nascita.
La sua creatrice, Ruth Handler, si ispirò al corpo di una bambola-prostituta che in Germania si usava regalare alle feste maschili di addio al celibato.
Quando nel 1959 venne presentata alla New York Toy Fair i suoi competitor risero di lei per aver creato una bambola con il seno. Ma le vendite cominciarono a salire. Nel 1963 le donne cominciarono a protestare contro la Barbie perché in quell’anno fu messa in vendita una bambola che aveva una dieta che raccomandava, semplicemente, di “non mangiare”. Dalla Mattel si sono difesi dicendo che la Barbie, in realtà, era il simbolo di una emancipazione femminile, in quanto negli anni ’60 aveva già tante versioni da “lavoratrice”, in un periodo storico in cui le donne tendenzialmente facevano solo le casalinghe. Ma per quanto l’azienda provi a convincere che la Barbie sia una femminista, la sua figura, il suo corpo, ha sempre messo in secondo piano i suoi outfit da lavoro. “Il core della bambola – scrive Time – è il suo corpo, non il suo carattere, il suo corpo è una tela sopra la quale la società può proiettare tutte le sue ansie sull’immagine esteriore”. Pertanto anche queste nuove bambole porteranno, come da tradizione, valanghe di critiche.
Perché hanno creato le nuove bambole
Eppure qualcosa di nuovo si dovevano inventare: le vendite delle Barbie hanno avuto un crollo del 20% dal 2012 al 2014, ed hanno continuato a scendere anche lo scorso anno. Altri brand hanno sorpassato Mattel su più fronti: la Lego è diventata nel 2014 la più grande azienda di giocattoli al mondo, mentre la Hasbro è riuscita a rubare a Mattel la proprietà delle principesse Disney, che significa milioni di bambole Frozen perse.
Si stima che le perdite dalle mancate vendite delle principesse Disney come la canterina Elsa ammontino a 500 milioni di dollari.
Così alla Mattel si sono detti: se dovessimo costruirla da zero, come faremmo oggi la Barbie? La risposta è stata: meno trucco, piedi che si articolano per vestire sia scarpe col tacco sia ballerine, e una varietà di carnagioni e corporature diverse. Ci saranno persino due taglie per le scarpe: una taglia per le curvy e le alte, una per le originals e le basse. Per i venditori le nuove corporature costituiscono un problema logistico non da poco: per questo, finché non avrà stretto accordi con i venditori per avere spazio extra sugli scaffali che diano la giusta diversificazione alla nuova offerta di Barbie Mattel, l’azienda venderà le nuove bambole online. Le bambine sceglieranno quella che gli somiglia di più, oppure quella in cui vorrebbero riconoscersi. Probabilmente chiederanno alla mamma di acquistare quella col vestito o l’acconciatura più belli, senza stare a guardare se è la Barbie magra o quella curvy.
L’ideale di bellezza americano è cambiato?
Forse l’ideale di bellezza americana si è evoluto: pensate alle figure di Kim Kardashian, Beyoncé. Eppure, cambiare l’icona Barbie, secondo il Time, “è un grandissimo rischio”. La Barbie è molto di più di una semplice bambola. Il brand vende per un miliardo di dollari all’anno in più di 150 paesi, e il 92% delle ragazze americane tra i 3 e i 12 anni ha avuto una Barbie, anche grazie al suo prezzo accessibile.
E’ stata il simbolo globale di un certo tipo di bellezza americana per generazioni, con un brand definito e riconoscibile ai livelli di Mickey Mouse (il nostro Topolino).
Se si pensa alla Barbie si pensa a quella originale, alta, bionda, dalle proporzioni irreali. Sarà difficile cambiare quell’icona nell’immaginario comune (altrimenti non sarebbe un’icona). E se vi eravate illusi che con la “Hello Barbie”, la Barbie che risponde a tono alle domande che le vengono fatte, il dibattito si fosse spostato dal corpo alla testa, niente da fare. Rieccoci a parlare di immagine, di corpi, di abiti che non entrano. Niente da fare Barbie. Del tuo corpo se ne parlerà ancora per un po’.