La casa editrice “Artebambini! propone il testo della parabola nella forma narrativa giapponese della valigetta pieghevole
L’hanno raccontata due evangelisti, Matteo e Luca; nei testi apocrifi la narra Tommaso ma la parabola della Pecorella Smarrita ora è finita in un kamishibai, la valigia di legno che porta in giro per le aule le storie.
Finora “Artebambini”, la prima casa editrice che propone questi laboratori aveva proposto testi di fiabe e di narrativa (ne avevamo parlato qui) ma grazie a Manuela Piovesan, per la prima volta, un brano religioso finisce nella valigetta pieghevole.
La parabola nella valigetta giapponese
Una scelta innovativa per dimostrare che l’insegnamento della religione può diventare ben altro che una spiegazione della maestra e può andare ben oltre il libro di testo.
Ne è convinta Piovesan che non ha studiato teologia, che ammette di non essere esperta di testi biblici ma che ha dalla sua la capacità di parlare ai bambini attraverso una filastrocca.
A mettere la ciliegina sulla torta ci ha pensato Rosalinda Incardona, l’illustratrice che con grande sensibilità e con un tratto delicato ha disegnato le tavole che sfilano una dopo l’altra nel kamishibai.
L’obiettivo è stato raggiunto: modernizzare, innovare il modo di insegnare un testo come quello Evangelico.
D’altro canto l’iconografia è stata un mezzo importante, per certi versi necessario per trasmettere la Parola. Basta entrare in una Chiesa per rendersene conto. Oggi chi vive nella nostra cultura che ha le sue fondamenta nel cristianesimo (che piaccia o meno) ha attorno continui rimandi alle immagini.
Cosa diversa da chi è nato e cresciuto nella cultura musulmana ed ebraica dove Dio non può essere rappresentato tant’è che non troverete moschea o sinagoga con un dipinto o una statua.
In Italia fin da bambini si cresce, invece, con la rappresentazione della religione attraverso quadri, dipinti, mosaici, statue. Lo stesso presepe tanto amato dai più piccoli ne è la dimostrazione.
12 tavole illustrate da inserire nella valigetta pieghevole
Piovesan ha provato a pensare ed ideare un messaggio nuovo, ha cercato un linguaggio più vicino ai bambini e ha trovato nel kamishibai un mezzo per mettere in movimento un testo proprio come accade in TV. Il risultato sono dodici tavole illustrate che vanno inserite nella valigetta di legno pieghevole: un teatro che non sale in cattedra ma la usa come luogo scenico creando un forte coinvolgimento tra narratore e pubblico.
Abbiamo interpellato la maestra Manuela Piovesan per capire il lavoro che è stato fatto dietro le quinte della “Pecorella smarrita” in versione kamishibai.
Come è nata l’idea di costruire una storia religiosa da far stare in questo strumento usato nelle scuole giapponesi?
Non è la prima volta che scrivo di religione e mi sono accorta che c’era un gran bisogno di svecchiare queste tematiche e proporle in maniera più dinamica, più vicina ai linguaggi dei bambini che sono attratti dalla TV e dallo scorrere delle immagini. Il kamishibai ha proprio questa funzione: creare movimento nella storia.
Non dev’essere facile con un testo che è lo stesso da millenni?
Abbiamo voluto passare un messaggio nuovo. La parabola non si può cambiare ma si può rendere il racconto meno pigro e meccanico. Se l’utente si vede davanti delle tavole così grandi e così belle viene conquistato e tutto ciò fa bene al processo d’apprendimento.
Anche i personaggi cambiano?
Per i più grandi abbiamo pensato a quest’idea del pastore moderno, per togliere il pregiudizio su questo mestiere. Tra i giovani c’è un ritorno al contatto con la terra. Questo testo dal punto di vista iconografico e linguistico, dovrebbe avere un impatto positivo.
Da dove nasce questa sua passione?
A otto anni mi regalarono “La Bibbia dei piccoli” con temi snocciolati in maniera semplice e immediata. Per anni è rimasta nella mia libreria, ora è sulla mia scrivania.
“La pecorella smarrita” ha avuto una lunga genesi?
Dieci anni fa con gli insegnanti di religione ho tenuto dei corsi sulla creatività. La scelta è nata in maniera estemporanea dopo quegli incontri. Ho scritto la filastrocca allora ma l’ho tenuta nel cassetto per anni. Poi un insegnante della Bicocca ha letto questa parabola e ha persino pensato di inviarla a Papa Francesco.
A chi farebbe leggere questa “Pecorella smarrita”?
Questa storia è adatta ai più piccoli. Si presta a giocare con la scrittura, ci sono due personaggi, si possono creare categorie di mestieri, ricordare Gianni Rodari. E’ un sentiero da percorrere.
Prossimi lavori?
Mi occuperò della parabola del seminatore e di ebrei.
Una “spinta” ad una nuova didattica anche per chi insegna religione?
Dieci anni fa avevo scritto una metafora del viaggio attraverso il Battesimo, la Comunione e la Cresima in maniera ironica. C’è proprio un gran bisogno di rivedere l’insegnamento della religione, di creare un intreccio di linguaggi. E’ un mondo affascinante, so ben poco e sto approfondendo. Ciò mi permette di indagare in maniera non ridondante. La filastrocca è una sintesi ed è molto più difficile di scrivere un romanzo.