Un insegnante si trova a valutare una prova di informatica svolta su carta. Mimmo Aprile racconta (da dentro) l’esame dal punto di vista di un professore digitale
Siamo in una scuola del Regno d’Italia. Si, lo so, siamo una Repubblica dal giugno 1946. Eppure, se entrate in una scuola non sembrano passati questi 69 anni. Neanche in questi giorni, in cui si svolge l’esame di Stato: penne, fogli di carta, banchi e sedie (e perfino la disposizione) non sono difformi da quelli di allora. Eppure, oggi, qualche differenza c’è: i ragazzi devono tassativamente consegnare il “cellulare“. Ah, si, c’è un’altra differenza: la seconda prova in un Istituto Tecnico Industriale può vertere su un argomento che oramai pervade l’intero scibile umano. La chiamano “informatica” e, pare, stia diffondendosi a macchia d’olio. Ma, parafrasando Solow, si vedono computer ovunque, tranne che nelle prove di maturità.
E così capita che 17 studenti di circa 20 anni siano costretti a usare da 3 a 5 fogli di carta “commerciale” (quelli che si usavano, ai miei tempi, per i compiti di matematica) per….progettare una web community! Dall’analisi del contesto al modello concettuale e logico di una Base di Dati, alla descrizione di una interfaccia web, alle query in SQL e le specifiche funzionali in php. Tutto, rigorosamente, su carta. Tanta carta. In 6 ore. Servirà, pare, a far si che io, “commissario esterno” che non so nulla di questi ragazzi, verifichi le loro competenze. Correggendoli. Su carta.
Mi chiedo quanto ci avremmo messo a metterli davanti ad un pc, far installare loro un apache sever e far costruire un DB (previa progettazione) e verificare (a “run time”) l’efficacia delle query e il risultato di un foglio di stile CSS o di uno script in Javascript o una pagina dinamica in php. Non avremmo contribuito a disboscare la foresta amazzonica e, in 6 ore, avremmo certamente avuto modo di verificare le reali competenze (“in situazione”) di ciascun ragazzo. Ed avremmo evitato l’ansia che assale ogni “commissario”, soprattutto se esterno, all’atto della correzione: avranno copiato o sarà farina del loro sacco?
Per mia indole, cerco di costruire un rapporto con i ragazzi. Anche se dovremo stare insieme pochissimo, ho provato a farlo anche stamattina.
Prima dell’arrivo delle tracce ci siamo seduti sui banchi e abbiamo scambiato due chiacchiere. La tensione ha cominciato a sciogliersi.
Durante la prova mi hanno fatto domande, abbiamo perfino scherzato. Perfino. Hanno capito che non ero li per azzannare delle povere prede.
Ed alla fine, due di loro in particolare mi hanno sorpreso.
“Prof. stiamo facendo l’interfaccia usando i fogli di stile CSS“.
Io: “Ok, ragazzi”
Un altro compagno: “Ma scusate, quando li abbiamo fatti?”
Uno di loro: “Noi in terzo!” E, rivolto a me, quasi con pudore: “Sa, prof, noi abbiamo ripetuto“.
Io: “Va beh, capita!”
Ho visto una scintilla negli occhi e…”prof., ma all’orale possiamo avere un proiettore? Perché abbiamo preparato una presentazione usando dei software particolari, costruendo delle librerie e usando AJAX ed altri linguaggi. La stupiremo!”
Io: “Certo! Sarà mia cura farvelo avere! Ma come mai, cosa avete sviluppato, sono curioso…”
E loro: “Eh no, prof., sarà una sorpresa! Abbiamo partecipato all’OPEN DATA CONTEST del Comune di Lecce ed abbiamo sviluppato una app per sistema Android“
Spero solo che, nel compito, i ragazzi non abbiano commesso qualche errore dovuto alla stanchezza ed alla distrazione. Che comprometterebbe la valutazione.
Non potrei perdonarmelo…di aver contribuito a perpetrare questa (IM)MATURITA’ 1.0 della scuola italiana!
di Mimmo Aprile
*Articolo precedentemente pubblicato su Coderschoolitalia