Sei puntate per 12 startup. Dentro volti noti e meno dell’ecosistema italiano che vedranno raccontate le loro storie su Rai Scuola e Rai 5 nel programma Eureka! di Alice Lizza
Le storie di 12 startup italiane, esempi di successo e giovani talenti. Sei puntate di 30 minuti. Si chiama Eureka! ed è il programma che Alice Lizza (autrice) e Davide Starinieri (regista) portano il venerdì alle 21.30 su Rai Scuola e il lunedì alle 13.20 su Rai 5. Un viaggio nel lavoro attraverso le storie di giovani inventori, neo imprenditori coraggiosi e di talento, che è già iniziato e che proseguirà fino a novembre. Ogni settimana. I temi? Maker e 3D printer, coworking e incubatori, green economy, videogaming, biomedical, eco-fashion, sharing mobility. Dalle stampanti 3D più vendute d’Italia ai dispositivi in grado di migliorare la vita, dalle protesi biomedicali open source stampabili ovunque nel mondo all’app che traccia in 3D i sentieri della penisola e li rende disponibili agli utenti. E poi agricoltori 2.0, abbigliamento high-tech, videogiochi in HTML5 e veicoli che si guidano da soli.
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1. Talent Garden, Trail Me Up
Il viaggio di Eureka è iniziato dalle startup di Talent Garden, fra i tanti coworking nati in Italia negli ultimi 5 anni, il più grande a livello europeo. Lo ha fondato Davide Dattoli 5 anni fa. Oggi TAG ha 15 sedi tra Italia ed Europa, ospita 350 eventi ogni anno e conta 35 mila visitatori. Nella prima puntata si è parlato anche di Trail me up, la startup fondata nel 2011 da Fabio Zaffagnini, romagnolo, geologo ed esperto viaggiatore, e ideatore dell’evento Rockin1000. Fabio e il suo team mettono online street view dei sentieri d’Italia e del mondo, grazie ad uno zaino che sulle spalle di un trekker fa panoramiche di percorsi e luoghi raggiungibili solo a piedi.
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2. Scooterino, Watly
La seconda puntata si è occupata di sharing mobility e green economy con Scooterino. E raccontando Watly, progetto che ha l’ambizione ci portare l’acqua potabile, l’elettricità e Internet nei paesi Africani. L’idea è di Marco Attisani che con un team tra Udine e Barcellona di giovanissimi ingegneri e tecnici, inizia sviluppando prototipi sempre più efficienti, vince premi internazionali da milioni di euro per finanziare la sua idea e a breve porterà Watly 3.0 nei villaggi dell’Etiopia.
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3. Orange Fiber e Sharebot
Moda eco-sostenibile e stampa 3D, sono invece i temi della terza puntata (in onda il 21 ottobre). Protagonista Orange Fiber, la startup nata dall’idea di trasformare il pastazzo, la buccia degli agrumi, che in Sicilia supera le 700 tonnellate annue in tessuto. Dietro questa startup ci sono Adriana Santanocito e Enrica Arena, che con un processo brevettato, riciclano grazie a sistemi industriali le bucce di arancia in cellulosa e quindi tessuto.
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Per la stampa 3D, sipario sulla startup Sharebot. Andrea Radaelli nel 2011 e Arturo Donghi, imprenditore della Brianza, costituiscono una società che oggi fattura 2 milioni di euro, vendendo 200 stampanti al mese e modelli che sfruttano le tecnologie più avanzate.
4. Mangatar e VisLab
Quattro amici, appassionati di videogame e veri fuoriclasse nel coding e nella programmazione, appena usciti dall’università decidono di fare della loro passione un lavoro e costituiscono una startup, Mangatar. Che succede? Sviluppano videogiochi per device dal 2012, vincendo premi e riconoscimenti nell’arco di 4 anni, e diventano una delle realtà più solide del panorama del gaming italiano.
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Protagonista insieme a Mangatar della puntata del 28 ottobre VisLab, la cui storia inizia negli anni 90. Alberto Broggi, studente di ingegneria, inizia nel 1996 a fare test su una Lancia Thema per sviluppare un sistema che guidare un veicolo senza pilota. All’interno dell’Università di Parma mette su un team di ricercatori e studenti riuscendo a realizzare macchine autonome che percorrono decine di migliaia di chilometri senza intervento umano. Da poco è stata acquistata da Ambarella per 30 milioni di dollari
5. Horus Tech e Foodscovery
Per la quinta e la sesta puntata il viaggio di Eureka! incontra Horus Tech e Foodscovery (il 4 novembre) e Oniride e OBM (l’11 novembre). Horus Tech è una startup che muove i primi passi tra i corridoi dell’Università di Genova. Saverio Murgia e Luca Nardelli si conoscono mentre sono studenti di Ingegneria e a 21 anni decidono di fondare una startup per aiutare i non vedenti. Con un dispositivo simile ad un auricolare sportivo, dotato di un visore su entrambi i lati, Horus Tech permette ai non vedenti, grazie ad una voce integrata, di leggere, riconoscere volti, descrivere foto e intuire oggetti.
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Foodscovery invece è un marketplace sviluppato da una startup fondata nel 2014 da Fabio di Gioia e Mario Sorbo, che consente di ordinare prodotti tipici della gastronomia regionale direttamente dai piccoli produttori, mettendo a disposizione degli utenti più di 2000 prodotti disponibili da 200 produttori.
6. Oniride e Open BioMedical Initiative
Ultima puntata dedicata alla realtà virtuale e alla medicina del futuro. Protagonisti Oniride e OBM. La prima è una startup di Roma che si occupa di creare mondi virtuali 3D nei quali si può camminare e interagire con lo spazio. E che concentra la sua attività soprattutto sui beni culturali: ricreare luoghi e monumenti deteriorati dal tempo per restituire loro l’aspetto originario.
OBM (che sta per Open BioMedical Initiative) è un’iniziativa non-profit di supporto alla biomedica tradizionale, impegnata nello sviluppo e nella distribuzione di dispositivi biomedicali low cost, open source e 3D printable. In Open BioMedical Initiative collaborano circa 150 volontari che progettano, costruiscono e testano i progetti. Tra questi ci sono la mano WIL, protesi meccanica stampata in 3D, la protesi mioelettrica FABLE, capace di prendere e rilasciare oggetti grazie a meccanismi attivati da input muscolari. E anche BOB, incubatrice neonatale, low cost, open source e stampata in 3D.