Terminati i tre laboratori estivi xyz, la Scuola Open Source di Bari è pronta per dare il via alle attività: partiranno in autunno
Due settimante per progettare, definire, inventare. Dal 18 al 30 luglio si sono svolti i tre laboratori xyz per immaginare e realizzare la Scuola Open Source (Sos), la startup barese che punta a creare un “Istituto Didattico e Centro di Ricerca e Consulenza Artistica e Tecnologica per l’Industria, il Commercio e l’Artigianato (digitale e non)”, rivolto al settore pubblico, imprese e giovani con l’animo maker e hacker. I tre laboratori estivi sono serviti per strutturare operativamente identità, strumenti e processi di funzionamento della Scuola, in vista dell’apertura a ottobre delle sue attività all’Isolato 47 in Strada Lamberti, la sede-hackerspace ottenuta grazie a una preziosa partnership col Politecnico di Bari e favorita dal Comune.
12 giorni, 24 docenti
Epicentro della scuola sarà dunque la città vecchia, il territorio; ma la vocazione è nazionale e internazionale. Per 12 giorni, 24 docenti di fama internazionale e tutor (intervenuti senza compensi) assieme ai 60 partecipanti (con spese a proprio carico) selezionati fra 199 richieste dall’Italia e dall’estero, hanno animato da mattina a sera i tavoli – arricchiti da 24 talk tematici aperti a tutti, caricati sul canale youtube Sos – della Sala Murat, messa a disposizione da Impact Hub Bari, e del vicino Isolato 47. Una full immersion a base di multidisciplinarietà, cooperazione e osmosi di competanze che ha fruttato la diretta creazione della Scuola da parte della sua comunità.
Il sito, gli open data e un font ad hoc
“A partire dall’identità, il cui laboratorio – spiega il direttore didattico Alessandro Tartaglia – ha fruttato ad esempio il corredo iconografico, la creazione di un font ad hoc, sito web e sistemi editoriali; poi gli strumenti: software gestionale, hardware (come Arduino e Raspberry) per accesso h24 alla Scuola, open data; infine i processi: moduli didattici e criteri di valutazione, progetti di ricerca, utilizzo di spazi e macchine a seconda che si tratti di pubbliche amministrazioni, imprese o singole categorie di fruitori. Individuando come integrarsi con i territori, gli stakeholder e i partner. Ma l’essenza è che tutto ciò non rappresenterà mai un risultato finale, ma è un continuo divenire, un costante work in progress che si nutrirà di implementazioni e mutazioni”. In linea con i modelli ispiratori: da Walter Gropius e la sua scuola Bauhaus alla fabbrica di Adriano Olivetti, dalla comunità scacchistica di Roycroft al metodo dell’Accademia Platonica.