Il think tank ha analizzato un campione di 40 aziende italiane. Nei prossimi tre anni previsto un aumento degli investimenti in risorse finanziarie, umane e Big Data del 50%
Le aziende italiane utilizzano i Big Data più della media delle imprese europee. E quanto emerge dal Rapporto “Il digitale nelle abitudini dei cittadini-consumatori e nel business delle imprese”, curato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) in collaborazione con Acea, Agos, Anigas, Autostrade per l’Italia, E.ON, TIM, Unipol, Utilitalia e Vodafone. Secondo questa analisi, il 7,2% delle imprese italiane utilizza i Big Data, contro una media Ue del 6,3%. Il numero sembrerebbe destinato a crescere e addirittura a raddoppiare entro il 2020. “Nonostante l’Italia sia in ritardo nel livello di diffusione delle competenze digitali rispetto all’Europa, dal momento che il 16% delle persone non ha mai usato Internet a fronte di una media Ue del 28%, le nostre aziende iniziano ad essere consapevoli dello straordinario valore dei Big Data – ha dichiarato Stefano da Empoli, presidente di I-Com – La regolazione non deve ostacolare l’innovazione ma semmai favorire una corretta allocazione del payoff tra imprese e consumatori, che sempre più devono essere consci del valore dei propri dati e dunque essere messi nelle condizioni, se lo vogliono, di poterli scambiare sul mercato”.
Il rapporto
Il rapporto a cui ha lavorato il think tank si basa su un campione di 40 aziende italiane che operano nei settori dell’energia, delle telecomunicazioni, delle assicurazioni e dei trasporti. Il risultato è che il 53% delle imprese intervistate prevede un aumento del 50% dell’investimento di risorse finanziarie e umane in Big Data nei prossimi tre anni. Per incentivare i clienti a fornire maggiori dati, il 43% del campione ricorre ai servizi aggiuntivi rispetto all’offerta base, soprattutto nel settore energia, Tlc e media. Seguono, a pari merito, la fidelity card (35%) e l’applicazione di sconti (35%).
Che cosa ostacola il decollo del digitale?
La resistenza al cambiamento, secondo il rapporto, è il maggiore ostacolo alla digitalizzazione dell’azienda seguito da limiti troppo stringenti della tutela della privacy (35%). Ulteriori ostacoli sono i costi di gestione di strumenti e soluzioni digitali, il security management e la scarsa chiarezza del quadro normativo in materia.
Costumer Care, solo il 3% dei clienti usa la chat
Stando ai dati I-Com, inoltre, il canale digitale sta diventando il luogo privilegiato per la Customer Care. L’offerta di funzionalità self-service è l’iniziativa preferita di Customer Care digitale in quanto scelta dal 60% del campione, seguita a brevissima distanza da canali di contatto sui social (58%). Meno numerose, invece, sono le imprese che sviluppano community online. Nell’ambito dei canali digitali, lo strumento del quale si avvalgono maggiormente i clienti/utenti per richiedere assistenza è il sito internet (59%), seguito dai social media (20%) e dalle app su smartphone o tablet (18%), queste ultime molto popolari soprattutto nel settore Tlc e media. Solo il 3% si rivolge alle chat. In generale, per un’impresa su due (per l’esattezza, il 53%), il principale vantaggio per le aziende derivante è la maggiore soddisfazione del cliente. Solo il 18% ne fa una questione di costi.