La scienza dev’essere raccontata ai più piccoli attraverso esperienze che possono sentire vicine, dice uno studio. Serve sottolineare l’elemento umano e far capire agli studenti che anche i grandi hanno fallito
Sapere che anche i grandi scienziati hanno avuto problemi nell’apprendimento delle materie scientifiche sembrerebbe essere d’incoraggiamento per gli studenti. Questo è quanto emergerebbe da una recente ricerca pubblicata su Science Daily, secondo la quale gli studenti, consci non solo degli obiettivi raggiunti dai grandi scienziati, ma anche delle difficoltà che hanno affrontato per raggiungerli, risulterebbero più performanti nelle materie scientifiche. Spiegare la matematica con i Lego: il metodo di Alycia Zimmermann
Le fatiche dei grandi sono d’esempio per i piccoli
A un gruppo di bambini di 9 e 10 anni, che frequenta una delle scuole mediamente meno di successo di New York, sono state raccontate non solo le conquiste scientifiche di Einstein, ma anche le fatiche che lo scienziato ha dovuto affrontare nella sua vita: i numerosi cambi di scuola, i fallimenti accademici, la difficoltà di convincere gli altri della validità delle sue teorie. L’apprendimento nelle materie scientifiche di questi bambini è stato nettamente superiore rispetto al gruppo di controllo, a cui erano stati riportati solo i successi dello scienziato. Xiaodong Lin – Siegler, professore associato di scienze cognitive alla Columbia University e coordinatore dello studio, riteneva che la ricerca avrebbe potuto mostrare bambini convinti che solo i grandi scienziati fossero in grado di superare determinati ostacoli, ma il risultato è stato invece positivo: le fatiche di Einstein o di Marie Curie sono risultate essere un modello per i più piccoli. “La nostra cultura fornisce ai bambini una visione edulcorata del mondo, non si racconta loro di quanto sia difficile il lavoro”, spiega Siegler. L’esperimento ha però dato torto a questi luoghi comuni, perché dimostrare agli studenti come i grandi scienziati abbiano dovuto affrontare difficoltà e sacrifici, ha permesso loro di vederli più come persone che come geni irraggiungibili.
Lo studio
Lo studio ha suddiviso 402 bambini provenienti dalle scuole di Harlem e del Bronx in 3 gruppi; un gruppo aveva il compito di leggere un testo di circa 800 parole sulla realizzazione professionale di Einstein, Marie Curie e Micheal Faraday. Il secondo gruppo ha affrontato lo studio delle lotte personali degli scienziati, come la fuga di Einstein dalla Germania nazista o le difficoltà di una donna come la Curie, in un momento in cui la scienza era prettamente maschile. Il terzo gruppo, infine, ha studiato le vicissitudini dei tre scienziati, soffermandosi su come ognuno di loro sia infine riuscito a vincere la propria battaglia personale. Dopo sei settimane, i due gruppi di studenti che avevano affrontato lo studio delle lotte personali degli scienziati si sono dimostrati nettamente migliorati nelle scienze, presentando anche una maggiore motivazione. Il gruppo di bambini che ha studiato solo gli obiettivi raggiunti dagli scienziati ha avuto margini di miglioramento inferiori.
Identificarsi nell’aspetto umano delle scienze
Siegler sottolinea come, in questo processo, sia fondamentale l’identificazione dei bambini con qualcosa che sentono proprio: per gli studenti, la scienza prende vita attraverso le vicissitudini degli scienziati. Il ricercatore denuncia l’inadeguatezza dei libri di testo delle materie scientifiche per bambini, che risultano essere un insieme di formule, privi di quell’elemento secondario che potrebbe far appassionare i più piccoli alle scienze.