Una forma di esaltazione della sua vita esemplare, riflessa in quella di tutti noi. Ma anche un mio personalissimo ritorno all’infanzia. Un gioco. Per questo, oggi, che si celebra il compleanno di Marie Curie, mi piace l’idea di ricordarla con una storia che ho scritto per bambini e bambine.
“Due donne ai Raggi X – Marie Curie e Hedy Lamarr, ve le racconto io”
Nella vita reale, a lei ho dedicato il mio monologo teatrale “Due donne ai Raggi X – Marie Curie e Hedy Lamarr, ve le racconto io”, che ha debuttato due anni fa, ma che continuo a far girare nei teatri di tutta Italia (insieme agli altri due monologhi “Monologo Quantistico” e l’ultimo “Einstein & me”) e il libro “Sei donne che hanno cambiato il mondo” (Bollati Boringhieri), perché lei è ancora presente nella mia vita, e io le parlo abitualmente, come se fosse la mia amica immaginaria, un riferimento indiscusso e attuale. Grazie Marie. Spero sarai il faro per tanti bambini attuali, e adulti dopo di me.
Ecco la storia. Nella città più grande della Polonia vive una bambina con un cognome che è quasi impronunciabile. Anche dopo molti tentativi, si fnisce per sbagliarlo: Sklodowska. Lo dico più piano: S-k-l-o-d-o-w-s-k-a. A Maria piace tanto andare a scuola. Maria non cura molto il suo aspetto fisico, non gli dà importanza, mette ogni mattina i primi vestiti che le capitano per le mani, e ai suoi genitori va bene così, perché lei è l’ultima di cinque figli e hanno altro a cui pensare tutto il giorno. A scuola, Maria gioca malvolentieri con gli altri bambini, le piace di più
dedicarsi alla lettura solitaria di un libro durante la ricreazione. Durante l’adolescenza, Maria finisce la scuola dell’obbligo con voti molto alti, prosegue gli studi con l’insegnamento privato, cresce, si appassiona ai libri sempre di più, e si mette ad imparare una nuova lingua da sola: il francese.
Il sogno di Maria
Maria coltiva un sogno: iscriversi all’università Sorbona di Parigi, la più importante università per lo studio della scienza, della fisica e della chimica, le due materie che più l’affascinano. Quando Maria decide che è arrivato il momento di raggiungere la sorella Bronia a Parigi, prende le sue cose, le chiude in una valigia e parte per il viaggio più lungo della sua vita: un treno di terza classe che ci impiega tre giorni per arrivare a destinazione. Proprio mentre sta scomodamente seduta in una carrozza strabordante di gente, si addormenta e sogna di indossare un camice bianco e lavorare in un laboratorio, circondata da ampolle, provette, e soprattutto persone come lei, che non le fanno certo scherzi stupidi come i suoi excompagni di classe… quel sogno è premonitore per Maria, la decisione è presa: chimica e fisica saranno le materie della sua facoltà e non medicina.
Gli anni in cui è ambientata questa storia sono quelli alla fine del 1800, proprio gli ultimi, quando Parigi vive il periodo del grande cambiamento: circolano i primi tram, le immagini in movimento nelle sale avrebbero fatto vedere presto i film al cinema, gli artisti più bravi del mondo sono nella capitale francese e si esprimono con la pittura e la musica. Marie non si accorge di niente, studia, studia e studia e basta. Ma il ritmo che Maria si è imposto è troppo elevato per lei: non pensa ad altro che a studiare, a leggere, a capire tutto quello che dicono i professori. La lingua non è un problema, le sue lezioni da autodidatta in Polonia sono servite a qualcosa, quel che la fa stancare maggiormente sono le regole, gli intralci che le mettono gli altri sul suo cammino, perché lei è tra le pochissime donne che studiano quelle materie. Malgrado tutto questo, la laurea riesce ad ottenerla in tempi molto brevi, ed è la più brava di tutti.
L’incontro con il marito Pierre Curie
Ma, lo stesso, un posto per lavorare come scienziata nessuno glielo dà. Non proprio nessuno, una persona lo trova. Si chiama Pierre Curie, ed è l’uomo che Maria sposerà e amerà per tutta la vita. Pierre non fa distinzioni tra donne e uomini sul lavoro, e seconda cosa è il professore che Maria ha sempre sognato di incontrare. Pierre fa esperimenti sui metalli, costruisce strumenti, dedica la sua vita allo studio dei fenomeni più strani nel suo laboratorio. Durante il loro primo colloquio Maria espone le teorie della fisica che conosce e su cui vorrebbe fare esperimenti, e lo fa con estrema chiarezza e molta padronanza di linguaggio.
Pierre rimane incantato da lei, la prende a lavorare in laboratorio come sua assistente, ma le regole delle scuole francesi, e dell’intera società di quel periodo, non permettono alle donne di essere pagate, e così è lui stesso a farsene carico. Maria ora può indossare finalmente il camice ed è felicissima di quel lavoro, il suo sogno si è realizzato. Pierre e Maria diventano ben presto inseparabili, decidono di sposarsi, hanno due figlie, Irène e Eva.
Malgrado la regola diffusa in quel periodo sia quella di rinunciare alla carriera quando si diventa mamma, per Maria le cose vanno diversamente, dopotutto Pierre non glielo avrebbe mai permesso. Un giorno Marie propone a Pierre un nuovo tipo di esperimento, basato sui raggi x, di cui aveva sentito parlare sui giornali, visto che era la scoperta più recente fatta nella fisica.
I raggi x sono raggi simili a quelli del sole, però che non scaldano, non si vedono e penetrano gli oggetti. Soltanto il piombo può schermarli. Marie vuole capire meglio come si formano, come vengono prodotti, e da quali materiali possono uscire questi raggi così forti.
La scoperta di Polonio e Radio
Inizia con Pierre ad analizzare diversi materiali e minerali contenente uranio, perché aveva saputo che era l’unico che poteva emettere luce, fno quando succede una cosa strana e bellissima: Maria si accorge che da un elemento esce un bagliore accecante, che illumina tutta la stanza, e da un altro elemento ne esce altra luce di colore leggermente diverso. Maria e Pierre fanno i calcoli e capiscono di aver scoperto due nuovi elementi che non esistono al mondo, ad uno danno il nome di Polonio, in onore del paese di Maria, e all’altro danno il nome di Radio, dall’inglese ray, perché gli sono venuti in mente i raggi del sole quando lo vedono splendere.