Un’idea dai ragazzi del Liceo Scientifico “Marconi” di Chiavari ha convinto i giudici dell’Hackathon di Rapallo
Un’idea rivoluzionaria, quella partorita dai ragazzi del Liceo Scientifico “Marconi” di Chiavari. Con il servizio “FARMA.MI”, gli studenti della IV B hanno realizzato un servizio di consegna a casa delle medicine attraverso i droni e hanno vinto la tappa di Rapallo dell’hackathon, la maratona di idee, patrocinata dal Miur, che chiamava i ragazzi a dare vita a buone idee, in formato digitale.
“Il settore della medicina è quello dove la tecnologia può essere meglio applicata, in maniera originale”, afferma Elia Ratti, uno dei componenti della squadra che ha vinto la tappa ligure del concorso.
A StartupItalia, Elia ci racconta come è nata l’idea: “Il nostro team, composto da 9 persone, si doveva occupare del problema legato alla forte presenza in Liguria degli anziani (quasi il 30% della popolazione totale). Abbiamo pensato a quali fossero le principali problematiche relative agli anziani e abbiamo stabilito che possono essere di tipo sociale o di tipo sanitario: abbiamo deciso di investire sulla seconda opzione perché ci sembrava più adatta ad accogliere le nuove tecnologie”.
In quante fasi si è dispiegato il progetto?
“Il progetto era articolato in tre macro-fasi: la prima era la fase di “esplorazione”. Durante questa fase dovevamo raccogliere la maggior quantità possibile di dati inerenti agli anziani, sia su Internet ma anche di persona; infatti ci hanno permesso di uscire a di far domande direttamente agli anziani: da questo ad esempio abbiamo capito che gli anziani non usano la tecnologia non perché la trovino complicato e difficile da usare, ma semplicemente perché pensano sia inutile. La seconda fase era di “ideazione e progettazione”, in cui decidevamo quale idea realizzare e cominciavamo a progettarla. L’ultima fase era incentrata sulla presentazione dell’idea, cioè come presentarla in maniera intrigante e convincente”.
In cosa consiste esattamente?
“La nostra idea consiste in un sistema di distribuzione dei farmaci a domicilio, attraverso l’utilizzo di droni da trasporto, che verrebbero adattati al trasporto dei farmaci, con particolari contromisure per quanto riguarda l’imballaggio e il mantenimento della temperatura all’interno (Phase Change Materials). Il sistema sarebbe gestito da un’app, attraverso la quale si potrebbero ordinare i medicinali (utilizzando la ricetta medica online, già esistente) e farseli consegnare direttamente a casa”.
Avete previsto una fase di lancio?
“I costi per questa iniziativa sarebbero divisi in due ambiti: l’acquisto dei droni o lo sviluppo del server su cui si appoggia la app, e richiederebbero, come in qualsiasi altra azienda, un investimento iniziale. Le spese iniziali con il tempo rientrerebbero, per poi lasciarci un buon margine di guadagno (un sovrapprezzo sul prezzo originale del farmaco oppure, a scelta, un abbonamento mensile). Il nostro servizio non dovrebbe incontrare nessun competitor, in quanto saremmo la prima azienda a offrirlo. Inoltre riteniamo di offrire un servizio utile non solo direttamente agli anziani, ma anche a chi li assiste, senza comunque intaccare le vendite e i guadagni delle farmacie”.
Avete stretto accordi con altre realtà?
“Per quanto riguarda l’acquisto dei droni da trasporto, pensavamo di stringere una partnership con una start-up italiana che produce droni (la Italdron, nata a Ravenna nel 2008). Acquistando un numero abbastanza cospicuo di mezzi, potrebbero diminuire la nostra spesa; inoltre potrebbe essere anche per loro un buon investimento, in fama e notorietà: sarebbero infatti la prima azienda a fornire questo tipo di servizio”.
Il progetto ha anche valenza sociale, quanto può incidere per il lancio da punto di vista commerciale?
“Un progetto ambizioso come questo, per avere successo, deve incontrare il favore del pubblico. Nel nostro caso, uno dei nostri obbiettivi sarebbe quello di avvicinare due mondi molto distanti: quello della tecnologia e quello della terza età. Ci proponiamo di dimostrare che la tecnologia non è qualcosa di vago e superfluo, ma qualcosa di veramente utile, per qualsiasi fascia della popolazione”.
Credo che bisognerebbe incentivare di più l’organizzazione di “maratone di idee” in ambito digitale?
“Personalmente, penso che questo tipo di iniziative siano molto utili per due diversi motivi. Il primo motivo è la formazione dei giovani: tramite questi eventi possiamo imparare l’arte del lavoro di squadra e della collaborazione, ma soprattutto ci avviciniamo a quello che è il nostro futuro, ormai piuttosto prossimo: quello del mondo del lavoro. Infatti non solo dovevamo trovare idee ambiziose e innovative, ma dovevamo anche farle funzionare in maniera realistica, con progetti seri e definiti. L’altro punto a favore di queste iniziative è che dai diversi team nascono molte idee, alcune delle quali anche piuttosto brillanti; e queste idee, se sviluppate, potrebbero anche diventare realtà”.
Senza l’aiuto e il supporto dei docenti, l’attività non poteva svolgersi. La docente di matematica e fisica, Cinzia Diana, ha accompagnato i ragazzi nell’iniziativa: “Non ho assolutamente aiutato i ragazzi nella progettazione dell’idea, li ho solo accompagnati. È stato utile per me seguire le varie fasi del lavoro di gruppo scandite dai formatori del Miur che hanno seguito gli studenti ed è stata una grande emozione vedere i miei studenti che usavano tutte le potenzialità che possiedono a volte senza saperlo, afferma la docente.
“Credo nell’uso delle nuove tecnologie a scuola perché permettono di fare una didattica diversa utilizzando canali più vicini al mondo dei nostri studenti. Questo dipende, però, dal desiderio di innovazione di ogni singolo docente che non sempre è disposto a cambiare il suo punto di vista. L’ innovazione costa sempre fatica e l’ uso delle nuove tecnologie prevede risorse e competenze dei docenti che spesso si formano da soli”, aggiunge.
E sull’uso della tecnologia a scuola aggiunge: “Quest’anno nella mia scuola è stato somministrato alle prime un test di ingresso di fisica sul cellulare, la cui valutazione e correzione è stata possibile immediatamente dopo lo svolgimento. Certo gli alunni non possono usare il cellulare per leggere messaggi o andare sui social. Imparare a sconnettersi credo sia un obiettivo importante per i nostri giovani”.