Il presidente degli Stati Uniti ha lanciato un piano per diffondere il coding in tutte le scuole. E una legge vuole equipararlo a una lingua straniera, per insegnarlo in classe come si fa con lo spagnolo
“Non comprate un nuovo videogame: fatene uno. Non scaricate l’ultima app: disegnatela. Non usate semplicemente il vostro telefono: programmatelo”. Il Presidente Usa Barack Obama insieme al suo staff, il 30 gennaio, ha presentato al Congresso un piano da 4 miliardi di dollari affinché “tutti gli studenti americani, dall’asilo al liceo, imparino l’informatica e acquisiscano competenze di pensiero computazionale necessarie per essere creatori, e non semplici consumatori, nell’economica digitale, e cittadini attivi di una società sempre più tecnologica”. Nello specifico si tratta di 4 miliardi di dollari di fondi destinati agli Stati, che verranno distribuiti nel corso di 3 anni per accompagnare piani quinquennali di formazione all’informatica in tutte le scuole. A questi si aggiungono 100 milioni di dollari direttamente ai distretti scolastici (l’analogo dei nostri Uffici Scolastici Regionali) e 135 milioni di dollari assegnati alla National Science Foundation e alla Corporation for National and Community Service, finalizzati alla formazione e al supporto degli insegnanti ed alla realizzazione di materiale didattico. Sulla strada del piano di Obama c’è la legge del deputato Chris Reykdal per l’introduzione dell’insegnamento del coding nelle scuole come una lingua straniera.
Il piano che vuole Obama
I corsi d’informatica saranno focalizzati soprattutto per formare le ragazze e le minoranze sociali. I dati, infatti, rilevano che solo il 25% delle scuole secondarie offrono corsi d’informatica e 22 stati americani non prevedono corsi d’informatica tra gli obiettivi per raggiungere il diploma. Inoltre, meno del 15% delle scuole superiori offrono corsi avanzati d’informatica. Uno studio del 2012 del Bureau of Labor Statistics, l’istituto che produce le statistiche ufficiali relative al mercato del lavoro americano, ha stimato (sulla base della situazione economica di allora, tendenza ampiamente confermata dai dati di oggi) che, tra il 2010 e il 2020, mentre i lavoratori aumenterebbero in media del 14%, il numero di quelli che lavorano nell’informatica si incrementerebbe del 22%. In sostanza entro il 2020 ci saranno più di un milione di posti di lavoro collegati alle conoscenze informatiche e al loro approfondimento a livello universitario.
L’appello a politici e aziende
Il Presidente Obama ha fatto appello ai politici, alle aziende, ai professionisti e ai filantropi affinché tutti sostengano ed espandano gli sforzi in questa direzione. Tra le aziende di tecnologia che si sono assunte sin da subito l’impegno di aiutare ufficialmente il governo nell’attuazione del suo progetto ci sono Apple, Facebook, Google, Microsoft, Qualcomm e Salesforce, oltre ad alcuni gruppi di difesa come il National Center for Women and Information Technology e Code.org. Proprio da Code.org è arrivato l’impulso per spingere l’istruzione degli Stati Uniti verso la direzione del coding. Il motto dell’organizzazione no-profit è “Ogni studente di ogni scuola dovrebbe avere l’opportunità di imparare l’informatica”. Il suo fondatore, Hadi Partovi ha affermato in occasione del recente discorso di Obama al Congresso, che “per gli Stati Uniti avere lavoratori ben formati sull’informatica è un elemento essenziale, in una società sempre più digitale, se vogliamo continuare ad essere l’economia di riferimento per tutto il mondo ed il paese tecnologicamente più avanzato”.
Insegnare il coding come una lingua straniera
L’iniezione di un budget così importante per avvicinare sempre più informatica e scuola, si inserisce nell’ampio programma di politica digitale che negli ultimi anni ha permesso di dimezzare il digital divide nelle scuole americane. E segue, inoltre, la strada tracciata dalla proposta di legge 1445 presentata dal Deputato Chris Reykdal con la quale ha chiesto l’equiparazione dell’apprendimento di un linguaggio di programmazione a quello di una lingua straniera. Equiparare la conoscenza di un linguaggio di programmazione a quello di un’altra lingua, un metodo importante per incoraggiare lo studio dell’informatica nelle scuole a partire da quelle dell’infanzia. Il deputato Chris Reykdal ha spiegato che spesso si finisce per imparare una lingua straniera solo al liceo, quando sarebbe più utile iniziare già alle elementari, e che lo stesso sforzo dovrebbe essere fatto a sostegno dell’informatica, settore che peraltro rappresenta una risorsa fondamentale nell’attuale panorama lavorativo. Per dare gli strumenti adatti ai giovani per farsi valere, dunque, secondo i legislatori statunitensi, vale la pena di incentivare l’apprendimento di un linguaggio di programmazione già nel percorso formativo.
Per farlo, la proposta di legge punta ad equiparare la conoscenza di un linguaggio di programmazione alle lingue straniere in sede di domanda di accesso ad un college statale, come per altro già fanno alcune scuole nel Kentucky, in Texas, in Oregon e nel New Mexico.
Una legge vista bene dai giovani
La proposta di legge in realtà segue i desiderata di molti giovani studenti. E’ della settimana scorsa la notizia che ha suscitato un acceso dibattito nazionale, della studentessa di 16 anni di un liceo della Florida, Brooke Stewart che avrebbe volentieri scambiato due lezioni di lingue straniere con lezioni di JavaScript o Python. “Il linguaggio di programmazione è una lingua universale compresa da tutti tramite l’utilizzo di codici alfanumerici, basta solo studiarne la tecnica e fare pratica, esattamente come si fa durante una lezione di spagnolo a scuola. Prima lo si impara e meglio è. Conoscere l’abc della programmazione è cruciale per l’educazione del XXI secolo: in un mondo che è sempre più basato sulla tecnologia, i linguaggi di programmazione sono ormai considerati alla stregua delle lingue straniere. E se javascript fosse la nuova lingua straniera da imparare? D’altronde, se si applica all’insegnamento del linguaggio informatico il paradigma dell’insegnamento delle lingue straniere, ci si rende conto che la tecnologia è la lingua che tutti sappiamo parlare, ma che non sappiamo ancora scrivere”, ha affermato la giovane studentessa di Tampa. I legislatori dello Stato della Florida, stanno già valutando le osservazioni della Stewart con l’opportunità di inserire questa opzione attraverso il metodo dei crediti formativi. Dando così agli alunni la possibilità di sostituire gli studi di una lingua straniera tradizionale con lo studio della programmazione informatica.