Più di mille studenti si sono dati appuntamento a Civitavecchia per salire a bordo della “Nave della legalità” e urlare il proprio ‘no’ alla criminalità organizzata
“Via Mariano D’Amelio? Non so dov’è. Giovanni Falcone? Il giudice ucciso a Capaci. La mafia? E’ arrivata dall’Islam tanti anni fa”.
Giovanna, 9 anni, vive a due chilometri in linea d’aria dai 300 metri d’asfalto passati alla storia. E’ di Ballarò, lo storico quartiere di Palermo, dove si trova uno dei tre mercati storici della città. Borsellino e Falcone per lei sono solo una fotografia, quella scattata da Tony Gentile. Fa parte dei figli della strage, quelli nati dopo il 1992 che non possono sapere perché non hanno visto, non hanno vissuto quei terribili anni.
Oggi saranno in tanti a essere qui a Palermo per il 26esimo anniversario della strage di Capaci quest’anno dedicata agli “angeli” dei due magistrati uccisi dalla mafia: Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Rocco Dicillo, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Antonino Montinaro, Vito Schifani e Claudio Traina.
Il ministero dell’Istruzione e la Fondazione “Falcone” anche quest’anno hanno voluto lanciare un appello #PalermoChiamaItalia e hanno risposto in migliaia.
Più di mille si sono dati appuntamento a Civitavecchia per salire a bordo della “Nave della legalità” che quest’anno ha ospitato anche cinquanta studenti dell’Università degli Studi di Milano accompagnati dal loro professore, Nando dalla Chiesa e Claudia Loi, la sorella della poliziotta che scortava Borsellino. Sono arrivati stamattina alle otto al porto dove ad attenderli c’erano le delegazioni delle scuole della città e di tutta la Sicilia.
Una parte di loro poi si è diretta verso l’Aula Bunker del carcere dell’Ucciardone mentre il resto si è spostato in piazza Magione, alla Kalsa, il quartiere dove sono nati e cresciuti Falcone e Borsellino giocando a pallone con molti di quelli che poi hanno ritrovato in carcere.
Una giornata quella di oggi che coinvolge settantamila studenti di dieci regioni diverse che nelle loro scuole promuovono iniziative di vario genere per ricordare il magistrato, la moglie e gli uomini delle scorte. Non solo. Oltre 700 istituti hanno partecipato al concorso “Angeli custodi: l’esempio del coraggio, il valore della memoria” e i primi classificati vinceranno un viaggio negli Stati Uniti che farà tappa anche a Quantico, sede dell’Accademia dell’Fbi.
Un’occasione unica per gli studenti, una risposta a chi come Elisa dalla Puglia mi ricorda che spesso sono proprio gli insegnanti a scordarsi di questa data: “In prima superiore fai le scimmie, in quinta fai l’unità d’Italia, la prima e la seconda guerra mondiale. Ti fanno fare poco di Costituzione Italiana, i principi fondamentali ma non si arriva mai all’attualità. E’ lo Stato che non c’è anche in questo caso. L’importante è fare le interrogazioni su Cavour e finire il programma. Falcone e Borsellino? Li conosciamo grazie alla televisione”.
A Palermo oggi hanno una straordinaria occasione di tornare sui luoghi che hanno costruito le fondamenta di una lotta civile che ha dato i suoi risultati.
Nell’Aula Bunker del carcere dell’Ucciardone, luogo simbolo del Maxiprocesso a Cosa Nostra che per l’occasione aprirà le porte agli studenti, alla cerimonia istituzionale parteciperanno il presidente della Camera, Roberto Fico; il vice-presidente del Csm, Giovanni Legnini; la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli; il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero de Raho e il capo della Polizia, Franco Gabrielli, ( sarà trasmessa in diretta su Rai1 dalle 10 alle 13). E proprio a Capaci sarà esposta anche la teca con i resti di “Quarto Savona Quindici”, nome in codice della Fiat Croma della scorta di Falcone mentre i giovani dell’associazione “Addio Pizzo Travel” per l’occasione accompagneranno gli studenti nel luogo in cui Giovanni Brusca azionò il telecomando che fece esplodere il tritolo.
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Nel pomeriggio partiranno i due tradizionali cortei: il primo si muoverà alle 15,30 da via D’Amelio, il secondo alle 16 dall’Aula Bunker per ricongiungersi entrambi sotto l’ “Albero Falcone” per il minuto di silenzio alle 17,58, ora della strage.
Il ruolo della scuola nella lotta alla mafia
D’altro canto qui in Sicilia nessuno ha dimenticato. E se nelle scuole del Nord Italia magari è più facile dopo 26 anni scordare, negli istituti dell’isola è impossibile. Lo sanno bene anche gli insegnanti che mi raccontano di come possa essere coraggioso parlare di Falcone e Borsellino in una classe frequentata dal figlio di un boss mafioso locale.
Ma resta alla Scuola il compito di fare memoria. Oggi a Palermo l’abbiamo fatta. Ho camminato per le strade della città con i ragazzi della scuola media “Carducci” di Bagheria che mi hanno invitato nella loro realtà per quest’occasione. Ho visto volti incuriositi, interessati a comprendere meglio le vicende che hanno coinvolto i loro padri, le loro madri, i loro fratelli, i loro professori. E’ tutto da spiegare. Poi un giorno forse capiremo e capiranno. Un maestro e dei ragazzi insieme per dire no alla mafia o forse più semplicemente per fare memoria, per fare in modo che quella data, il 23 maggio del 1992, non diventi la riga del libro di storia.