In pochi mesi è nato un movimento virale che vuole cambiare il modo di comunicare in rete. Il Manifesto si sta diffondendo nelle classi anche grazie alle agende che Mondadori Education ha realizzato in collaborazione con Parole O_stili
Promuovere un linguaggio non ostile in rete. E’ questo l’obiettivo che si è posta un anno fa Rosy Russo dando vita a un movimento virale che in pochi mesi si è trasformato in una community e in un manifesto di 10 punti che sta arrivando in tutte le scuole e non solo.
Parole O_stili è un progetto nato quasi per caso in rete e che è riuscito a cogliere un’esigenza condivisa da molti: promuovere la cultura digitale in rete partendo dal linguaggio e dalle parole. Dopo circa un anno Parole O_stili ha già fatto un percorso importante, ed è di questi giorni la firma alla presenza della ministra Valeria Fedeli di un accordo tra l’ATS Parole Ostili – formata dall’Associazione Parole O_stili, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Istituto Giuseppe Toniolo – e il MIUR, per promuovere una cultura della rete non ostile, propedeutica a una maggiore consapevolezza dell’utilizzo degli strumenti digitali, necessari per la costruzione di un vero e proprio diritto alla cittadinanza digital.
Il progetto raccontato da Rosy Russo
Abbiamo sentito Rosy Russo per farci raccontare com’è nato il progetto e quali sono i prossimi obiettivi. La viralità dei social network e la volontà di molti di condividere idee e punti di vista sono stati la leva fondamentale per la diffusione del movimento e la creazione di una community sul territorio. “Parole O_stili è un progetto che è nato quasi per caso e che in poco tempo ha ricevuto consenso e raggiunto una dimensione inaspettata – racconta Rosy- parlando con molti amici avevo notato uno scontento generalizzato nei confronti del linguaggio utilizzato sui social network. Molti conoscenti e familiari mi avevano confessato di non riuscire più a tollerare il linguaggio strillato di Facebook e molti avevano deciso di cancellarsi dai social. Ho capito che si trattava di un problema comune e per questo ho deciso di interrogare una settantina di amici molto attivi sui social chiedendo un aiuto e un parere. Quasi inaspettatamente mi hanno risposto tutti concordando sull’idea che era necessario fare qualcosa”.
Dal progetto al Manifesto grazie al contributo della Rete
Bisognava fare qualcosa, mettere insieme idee e tempo libero per affrontare il problema. Nasce così il progetto Parole O_stili che è diventato un Manifesto e poi un grande evento che si è tenuto a maggio contemporaneamente in 4 città. “Abbiamo messo insieme sensibilità differenti per capire quali parole, quali atteggiamento fossero più fastidiosi. Nel giro di qualche mese ho capito che il gruppo di circa 100 persone che avevo coinvolto doveva essere allargato. Per questo abbiamo lanciato un sondaggio in rete con l’obiettivo di stilare una lista di 10 punti che sarebbero diventati un Manifesto”. Rosy e il suo team si sono trovati di fronte a centinaia di messaggi da parte degli utenti e li hanno trasformati in 23 principi da votare in rete. “I dieci punti del Manifesto sono nati dalla votazione fatta in rete. Ci siamo fatti aiutare nella stesura dei principi da una giornalista come Anna Maria Testa. Era importante trovare le parole giuste e le frasi sintetiche per rendere più comprensibile il manifesto”.
L’evento a Trieste e la traduzione in 8 lingue
Dalla stesura alla diffusione il passo è stato breve grazie al supporto di alcuni personaggi dello spettacolo come Gianni Morandi e delle istituzioni. Parole O_stili ha avuto il suo primo momento di confronto il 17 e 18 febbraio a Trieste durante un evento organizzato assieme alla Regione Friuli Venezia Giulia che ha visto la presenza della Presidente della Camera Laura Boldrini che ha sottoscritto la carta. “Da quel giorno il Manifesto ha cominciato a girare per le scuole e abbiamo iniziato a presentarlo ai giovani. Il 15 maggio 10 testimonial, da Franco Baresi alla cantante Chiara, da Ludovica Comello a Gianluca Di Marzio, si sono fatte portavoce dei 10 punti del Manifesto alla presenza della ministra Fedeli”. Ad oggi il Manifesto è stato tradotto spontaneamente in 8 lingue e ha trovato testimonial anche all’estero. “Evidentemente siamo riusciti a cogliere un’esigenza. Mancava una carta condivisa e partecipata sul linguaggio da tenere in rete, contro il bullismo e l’odio che troppo spesso si manifesta su Internet”.
L’agenda con Mondadori Education
Parole O_stili ha condiviso il progetto anche con Mondadori Education lavorando con il team alla stesura dei contenuti delle agende per la scuola primaria e la secondaria. “Fare arrivare il Manifesto nelle scuole italiane è uno dei principali obiettivi del progetto. Per questo abbiamo pensato subito che costruire un’agenda con Mondadori Education fosse qualcosa di importante. Abbiamo colto con piacere l’opportunità anche perché abbiamo capito quanto progetto fosse stato condiviso e compreso dall’editore. Le agende raccontano, anche attraverso la grafica, tutti i punti del Manifesto ed esplicitano il significato di ciascuno dei 10 principi. Abbiamo lavorato insieme al team di Mondadori Education che ci ha aiutato a creare contenuti utili per sensibilizzare gli insegnanti sull’argomento”.
Il primo punto del Manifesto recita: Virtuale è reale. Dico o scrivo in rete dolo cose che ho il coraggio di dire o scrivere di persona. “Questo è un principio basilare e che aiuta a capire la filosofia che sta dietro al progetto: l’ostilità non nasce in rete, ma fuori. La rete è solo un mezzo ma ha una potenza in grado di allargare l’orizzonte e rendere le parole pesanti come pietre. La scuola è il luogo più importante dove intervenire per aiutare i ragazzi fin da subito a comprendere il valore di una comunicazione non ostile”.
Tutti i punti del manifesto
1. Virtuale è reale
Dico o scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona.
2. Si è ciò che si comunica
Le parole che scelgo raccontano la persona che sono: mi rappresentano.
3. Le parole danno forma al pensiero
Mi prendo tutto il tempo necessario a esprimere al meglio quel che penso.
4. Prima di parlare bisogna ascoltare
Nessuno ha sempre ragione, neanche io. Ascolto con onestà e apertura.
5. Le parole sono un ponte
Scelgo le parole per comprendere, farmi capire, avvicinarmi agli altri.
6. Le parole hanno conseguenze
So che ogni mia parola può avere conseguenze, piccole o grandi.
7. Condividere è una responsabilità
Condivido testi e immagini solo dopo averli letti, valutati, compresi.
8. Le idee si possono discutere. Le persone si devono rispettare
Non trasformo chi sostiene opinioni che non condivido in un nemico da annientare.
9. Gli insulti non sono argomenti
Non accetto insulti e aggressività, nemmeno a favore della mia tesi.
10. Anche il silenzio comunica
Quando la scelta migliore è tacere, taccio.