Dai libri al posto di lavoro, il passaggio non è più così netto e a contare davvero sono le esperienze personali. La scuola si adegua alle opportunità offerte dalla tecnologia…e lo fanno anche gli studenti
Quale relazione esiste tra educazione e benessere economico? A questa e altre domande cerca di dare una risposta il report di Citi GPS “Education: Back to Basics”.
Educazione = successo lavorativo?
Se guardiamo alla crescita economica vissuta dalla nostra società negli ultimi due secoli, ci rendiamo conto che l’aumento del tasso di alfabetizzazione ha avuto un ruolo fondamentale: nel 1800 solo il 12% della popolazione sapeva leggere e scrivere, mentre nel 2014 questa percentuale è salita all’85%. Un rapporto direttamente proporzionale che però sembra essersi incrinato proprio negli ultimi anni.
Uno dei principali effetti della crisi globale è stato, infatti, quello di mettere in discussione l’assunto, apparentemente inattaccabile, del “più alti livelli di educazione sono sinonimo di migliori opportunità di lavoro e reddito”. Oggi una laurea non basta più, a fare la differenza sono la qualità e il tipo di esperienze maturate durante il percorso di studi. Il rapporto, dunque, non si è spezzato, è solo diventato più complesso prendendo in considerazione variabili nuove. Ma i dati dicono che la relazione di equivalenza è ancora valida.
Il report di Citi GPS prende come riferimento le analisi della Organisation for Economic Co-operation and Development (OECD): le persone laureate guadagnano il 55% in più rispetto a quelle con un diploma di scuola superiore; chi ha una formazione post universitaria ha infatti redditi ancora più alti; il Paese di appartenenza e l’ambito lavorativo (ingegneria e mondo manifatturiero, business e contesti scientifici sono tra le strade più sicure da percorrere) influiscono molto su quelle che possono essere le nostre potenzialità di guadagno. Stessa cosa può dirsi per i cosiddetti benefici sociali: in media l’aspettativa di vita di un uomo laureato di trent’anni è di 8 anni superiore a quella di un suo omologo con solo un diploma.
Cambiamenti e nuove frontiere della formazione
La globalizzazione riguarda ogni aspetto della nostra vita, anche la formazione. Secondo i dati raccolti nel report Citi GPS nel 2014 erano 5 milioni gli studenti che si sono spostati in altri paesi per perfezionare i loro studenti, un numero che secondo le stime dell’Università di Oxford è destinato a raddoppiare entro il 2025. Il gap tra domanda ed offerta di istruzione sembra però destinato ad aumentare nel tempo per due ragioni principali: non ci sono abbastanza opportunità di educazione e formazione, e spesso i costi non consentono alle persone di accedere al tipo di istruzione a cui sarebbero interessati.
Ecco che il sistema educativo è chiamato a innovarsi ed adeguarsi alle nuove esigenze. Prima tra tutte una maggiore richiesta di educazione in contesti dove le risorse disponibili sono sempre più limitate, come accade nei Paesi più poveri. Dove l’aumento della produttività e dell’efficienza dei sistemi di istruzione deve accompagnarsi a buoni livelli di istruzione. Un risultato che può essere raggiunto solo ampliando le modalità di finanziamento e sostegno al sistema, con un maggiore coinvolgimento e investimento da parte del settore privato e attraverso nuove modalità di finanziamento degli studi attraverso l’utilizzo dei mercati finanziari (education bond, impact investing).
Altro discorso è invece quello legato all’automazione e all’innovazione tecnologica che stanno trasformando il mondo del lavoro. Gli studenti oggi devono possedere le competenze giuste che permettano di accedere al mercato del lavoro. Innumerevoli, sotto questo punto di vista, sono le opportunità che offre la tecnologia (corsi on line, gamification e non solo) per aumentare la produttività del mondo dell’istruzione. Ma anche per facilitare la transizione tra il mondo della scuola e quello del lavoro, e cambiare il nostro modo di vedere questo fatidico passaggio: un processo di apprendimento continuo e costante per adeguarsi e rispondere al meglio alle richieste che ci si presentano di fronte.