L’architetto immagina la scuola del futuro: sostenibile, immersa nella natura e con un tetto creato per far volare la fantasia dei bambini (con una capra al centro)
La scuola ideale, per Renzo Piano, è la scuola che crea integrazione e coltiva la comunità, un luogo sostenibile, che vive anche al di là delle ore di lezione e che è circondato dalla natura. L’architetto che ha realizzato, tra le altre cose, il Centro Pompidou di Parigi, l’Auditorium di Roma e la torre Shard di Londra, è intervenuto sul Sole 24 Ore dell’11 ottobre per raccontare il suo personale concetto di scuola: da costruire “in periferia, perché la scommessa dei prossimi decenni sarà trasformare le periferie in pezzi di città felice”. E poi da immaginare su tre piani, perché tre sono le funzioni: unire la comunità, educare i bambini e al contempo offrire loro un posto (il tetto) dove far volare con la fantasia. La scuola ideale di Renzo Piano ancora non è stata costruita, ma esiste già una versione in scala (1:200). Il modello della scuola del futuro dell’architetto è stata, infatti, presentata a settembre durante un incontro con la Presidenza del consiglio e con il ministero dell’Istruzione. Il progetto è stato pensato per l’ex area Falck di Sesto San Giovanni (Milano), ma è un modello per tutte le scuole che verranno costruite in futuro.
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Il platano al centro e la biblioteca verticale
Le due parole chiave della scuola di Renzo Piano sono sostenibilità ed emotività. Dopo tanti edifici che assomigliano “a caserme o magazzini”, scrive Piano, bisogna recuperare l’emotività, perché “troppo spesso la scuola, come scriveva Maria Montessori, è stata l’esilio in cui l’adulto tiene il bambino fino a quando è capace di vivere nel mondo dei grandi senza dar fastidio”. L’idea di scuola di Piano è diversa. A partire dal piano terra: uno spazio trasparente, dove le persone che vivono la scuola possono incontrare la comunità del quartiere. Il piano terra sarà la parte dedicata alle attività e agli incontri: qui c’è la palestra e l’auditorium, e la possibilità per i bambini di incontrare pensionati che insegnino loro a suonare il flauto o a giocare a scacchi. Il piano terra ospiterà il giardino, dove si potrà seminare
il giardino è dominato da un grande albero che scandirà le stagioni agli occhi dei bambini e li seguirà nel loro percorso di crescita.
Le foglie secche segneranno l’arrivo dell’autunno, i fiori e i profumi quello della stagione calda. Non solo: nella chioma del platano o dell’ippocastano troveranno protezione uccelli come pettirossi, tortore, rondini. “Guardare l’albero riserva sorprese – scrive Renzo Piano – non è mai uguale al giorno prima”. Il tronco non è l’unico elemento che dal piano terra si innalza fino al tetto: c’è anche la torre di libri, una biblioteca verticale sempre aperta dove, oltre ai testi cartacei e ai dispositivi elettronici, verranno conservati i disegni e i lavori degli studenti come una sorta di “memoria della scuola”.
Un bosco intorno alle aule
Il primo piano è riservato alle aule “che si guardano tra loro”. Nella scuola di Renzo Piano studiano bambini e ragazzi dai 3 ai 14 anni, perché “la condivisione di alcuni spazi tra grandi e piccoli sia importante per creare un continuo scambio di esperienze”. Niente lunghi corridoi, ma spazi aperti. E per i più piccoli aule con accesso diretto al giardino “dove sono liberi di sporcarsi e giocare”. La scuola ideale di Renzo Piano, poi, è un “presidio di sostenibilità”: in altre parole, l’edificio stesso deve trasmettere un messaggio a chi frequenta la scuola. La scuola dovrà essere costruita in legno e per ogni metro cubo di legno utilizzato verrà piantato un albero intorno all’edificio scolastico che, a lungo andare, formerà una piccola foresta. Pannelli fotovoltaici produrranno l’energia elettrica necessaria e al centro della scuola ci saranno dei grandi contatori che permetteranno ai ragazzi di vedere in tempo reale quanta energia viene consumata e quanta ne viene prodotta.
Il tetto come luogo dell’infinito (e della capra)
Secondo Renzo Piano il recupero delle periferie passa in primo luogo dalle scuole: “Occuparsi di edifici scolastici è un rammendo che, ancora prima che edilizio, è sociale”. Forse anche per questo, l’architetto ha pensato il terzo piano, quello del tetto, come “il luogo della libertà, della scoperta, dell’invenzione e del sogno. Della fuga dalla città”.
Il tetto è dove i bambini possono dare libero sfogo alla loro creatività, un luogo che affascina e che ha un sapore di proibito e avventuroso.
Salire sul tetto, spiega Piano, è un po’ come riproporre la scena del famoso film “L’attimo fuggente” in cui il professore-Robin Williams incoraggia i suoi ricchi studenti a salire sui banchi per vedere la vita da un’altra prospettiva. Salire sul tetto è dunque un atto di fuga dalla quotidianità per scoprire una dimensione altra. Sul tetto l’architetto immagina di avere un orto e una capra, un osservatorio dal quale registrare le variazioni meteorologiche, e poi laboratori di botanica e spazi dove studiare scienze o l’astronomia.