Ecco le risposte delle scuole della Sicilia che hanno rifiutato l’offerta di una rete ultra-veloce nelle loro classi proposta dal GARR
Il consorzio che gestisce la super-rete in fibra ottica della ricerca scientifica in Italia, il GARR, voleva regalare un sogno agli istituti superiori delle regioni di convergenza. Le scuole di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia collegate ad altissima velocità, fino a mille volte rispetto alle reti casalinghe. Il tutto finanziato dal Miur, utilizzando i fondi del riammodernamento del sistema in fibra ottica.
Ad approfittare dell’opportunità sono stati, infatti, solo 40 istituti su 260 nelle quattro regioni. In Sicilia il dato è preoccupante: solo tredici istituti hanno accettato la proposta. Abbiamo cercato di capire quali siano le motivazioni che hanno portato i singoli dirigenti a fare questa scelta. Fra i tanti telefoni muti ed i molti rinvii, sono stati raccolti pochi pareri, ma quasi tutti vertono sullo stesso tema: il costo sarebbe troppo alto per le scuole.
Abbiamo già una rete privata
«Conosciamo bene l’offerta», ci racconta il dirigente dell’Itis Ferrarin”di Catania, Giuseppe Finocchiaro, «l’abbiamo vagliata al meglio con i nostri tecnici, confrontandoci telefonicamente con i referenti del GARR più volte. La rete è gratuita, è vero, ma il canone di manutenzione è obbligatorio per 5 anni. Sono 15mila euro. Anche a voler affrontare la spesa, però, dal 2013 abbiamo la fortuna che la provincia di Catania ci ha proposto la copertura attraverso una rete privata, in maniera totalmente gratuita. La velocità non è la stessa, ne siamo coscienti, ma non potremmo sostenere questo costo neppure volendolo. Studenti e docenti possono navigare in wifi in tutto l’istituto. Per noi, in un momento di spending review come quello attuale, è un ottimo compromesso».
Prima vogliamo un servizio stabile, poi la banda larga
«Siamo stati fra i pochi istituti ad aver incontrato i referenti del GARR a Palermo», ci spiega il professor Giustiniani, referente tecnico del I.S.S. Vaccarini, «ed abbiamo scelto di non partecipare coscientemente. Avere una rete ad alta velocità e non poterla sfruttare al meglio che senso ha? Se potessimo seguire conferenze in streaming con l’Università e creare una rete con le altre scuole, scambiando con loro le competenze attraverso l’e-learning, ci imbarcheremmo in questa sfida economica. Non avrebbe senso sostenere una spesa doppia rispetto a quella attuale, senza avere benefici reali». La richiesta, insomma, è di un servizio stabile, che non duri solo pochi anni, lasciano gli istituti ciclicamente in balia di nuove configurazioni, ma soprattutto che possa unire realmente tutte le scuole, per innalzare il livello dei servizi condivisi. «Anche noi abbiamo partecipato negli scorsi anni all’offerta della provincia di Catania» ci racconta ancora il dirigente del Vaccarini, «ma difficoltà tecniche e qualitative ci hanno fatto desistere, cercando servizi privati migliori, che però pesano sulle esigue risorse della scuola. Troppo spesso i tempi della burocrazia non si sposano con le reali esigenze scolastiche».
Meglio la carta igienica
«Non sapevamo della possibilità di cablare la scuola con una rete ad alta velocità», racconta il dirigente scolastico di un liceo scientifico catanese. «Sarebbe bello per noi, ma il costo è davvero troppo alto. Abbiamo difficoltà nel sostenere l’acquisto di materiale primario. Immagini se dovessi dire ai genitori che non posso comprare la carta igienica, ma gli studenti ora sono sempre connessi ad internet».
Se le sedi sono due il costo raddoppia
Differente l’approccio di altri due dirigenti scolastici di Palermo e Ragusa. Avrebbero voluto partecipare al progetto, ma essendo gli istituti divisi in diversi plessi, il costo sarebbe lievitato notevolmente. «Non possiamo scegliere di cablare una sede piuttosto che un’altra. Sarebbe una mancanza di rispetto verso i ragazzi.»
La rete è importante ma i soldi non bastano
Dai pareri raccolti, insomma, tutti i dirigenti sanno quanto sia importante avere accesso a una connessione ad alta velocità, ma spesso la priorità crolla difronte a difficoltà di carattere quotidiano. Molti istituti vorrebbero, ma non possono affrontare altri costi. Già sono in difficoltà ad aggiornare i device in possesso, figurarci avere una banda larga. Si accontentano, aspettando tempi migliori. La Buona Scuola passa anche da qui.