Larry Page e Sergei Brin si sono incontrati all’Università di Stanford e hanno scritto la tesi di dottorato insieme: un algoritmo per un motore di ricerca. Che all’inizio nessuno voleva
Se pensate che l’università sia una perdita di tempo perché tanti imprenditori sono diventati ricchi dopo aver lasciato i loro atenei, sappiate in realtà che quelli che hanno trovato nei corsi universitari ispirazioni e soci per le loro future aziende sono molti di più. Se state scrivendo la tesi di laurea e avete paura che sarà perfettamente inutile per la vostra futura carriera, è perché non conoscete la storia di Google. Nato proprio come una tesi di dottorato di due studenti che si sono conosciuti tra i corridoi dell’Università di Standford dopo che entrambi erano stati rifiutati dal MIT, come riporta il saggio di Walter Isaacson “The Innovators”.
Genitori accademici e metodo Montessori
Larry Page e Sergei Brin hanno due storie di vita differenti con alcune analogie: entrambi, infatti, hanno avuto genitori insegnanti ed entrambi hanno studiato in scuole montessoriane. Page è cresciuto nel mondo dei computer; nell’autunno del 1995 ha partecipato a un programma di orientamento per l’università. Ad orientarlo c’era Sergei Brin. Brin era figlio di universitari, entrambi matematici. Nato a mosca, la sua famiglia ha attraversato enormi difficoltà economiche. I suoi sono emigrati negli Usa quando Brin aveva 5 anni.
Sia Page sia Brin hanno affermato che più dell’aver avuto genitori universitari, ha contribuito al loro futuro successo la formazione montessoriana che hanno ricevuto a scuola, nei primi anni di vita.
Una formazione di stampo italiano, con il metodo che educa al pensiero indipendente.
L’idea originaria: mappare il web
A Stanford Brin vuole studiare il data mining. Quando Page, invece, si ritrova a cercare un argomento per la sua tesi inizialmente pensa a come progettare un’auto che si guida da sola (il prototipo, infatti, sarebbe poi uscito da Google). Ma alla fine cambia idea. Si focalizza sul web e inizia a studiare un modo per calcolare l’importanza di ciascun sito nella rete. Inizialmente segue il criterio che veniva usato nelle università per accreditare un testo: il suo valore è dato dal numero di ricercatori che lo citano nelle loro note. Così Page decide di stilare un elenco di pagine web classificate per importanza seguendo il criterio del maggior numero di link che portavano a quella pagina. Ma il web non era stato progettato con link necessariamente bidirezionali. Quindi non c’era un modo per conoscere il numero di link che puntavano a una pagina. Per questo motivo, si imbarca in un lavoro enorme: comincia a seguire i link a ritroso. Costruisce un enorme database di pagine, che comunque era sempre una piccola parte del totale. Nel 1996 esistevano 100 mila siti per un totale di 10 milioni di documenti collegati da quasi un miliardo di link.
PageRank
Per agevolare il lavoro, crea un il “crawler” BackRub che si muove nel web e registra i link.
A un certo punto del suo progetto Page consuma tutta la banda internet di Standford e causa blackout in tutto il campus.
Nel frattempo anche Brin è alla ricerca di un argomento per la propria tesi. Resta affascinato dal progetto di Page e si unisce a lui per continuare a mandare avanti BackRub che diventa un enorme indice di pagine. A quel punto i due si rendono conto che avendo in mano un indice così ampio di pagine classificate per qualità, si poteva facilmente costruire sopra un ottimo motore di ricerca. Era nato Google. Che all’inizio, però, chiamano PageRank perché classificava le pagine.
Dall’indice di link al motore di ricerca
Page e Brin, però, lo migliorano. Capiscono che il numero di link a una pagina non è necessariamente indice della sua qualità e così modificano l’algoritmo a seconda del valore effettivo della pagina. Una pagina del New York Times doveva valere di più di quella di un semplice blog qualsiasi. Le capacità matematiche di Brin migliorano l’algoritmo in continuazione: furono aggiunti fattori come la frequenza, le dimensioni dei caratteri e la posizione delle parole chiave. “Convertimmo l’intero web in una sola grande equazione con centinai di milioni di variabili, che sono le classificazioni di tutte le pagine web” ha detto Brin, come riporta Isaacson.
Il nome Google deriva dalla storpiatura del temine “googol” che indica la cifra 1 seguita da cento zeri.
L’idea era di chiamare googol il nuovo motore di ricerca, ma quando sono andati a registrare il dominio fanno un errore e registrano Google. In realtà googol non era disponibile, così decidono di tenersi Google. La tesi viene firmata insieme ai loro tutor ma non viene diffusa: i due sapevano già di voler trarre profitto dalla loro idea e non volevano diffonderla troppo. I tutor dell’università, però, spingono perché pubblicassero qualcosa: così nella primavera del 1998 i due scrivono il breve saggio “The anatomy of a large-scale hypertextual web search engine” che spiegava i concetti di fondo senza rivelare troppi segreti.
Nessuno compra la licenza: così fondano Google
Standford era una realtà molto prolifica per chi voleva diventare imprenditore: aveva anche un ufficio per i brevetti e gli accordi di licenza. Dopo essere usciti da Stanford Page e Brin tentarono di cedere il loro software in licenza ad altre aziende: ne discussero con Yahoo!, Excite e AltaVista. Chiedevano un milione di dollari per tutti i brevetti e la loro assistenza, ma nessuna delle aziende si interessò. Alla lunga, una fortuna per i due ragazzi, che furono così costretti fondare la loro azienda: Google.