Oggi abbiamo bisogno di una mappa digitale che tenga conto delle esigenze dell’Italia ma soprattutto di mettere nelle condizioni le nostre scuole ed università di competere con il mondo dell’istruzione europeo
Entro la metà del 2016 le scuole di 723 comuni saranno collegate in Rete con una velocità di 100 mega. Parola di Marco Patuano, amministratore delegato di Telecom Italia. Il numero uno dell’azienda in un’intervista al quotidiano “Il Messaggero” ha rivelato il piano che ha in testa per cablare l’Italia a partire dal Centro – Sud. Un progetto che coinvolge e stravolge i nostri istituti destinati a cambiare volto nel giro di poco tempo. Patuano è deciso: “Telecom ha vinto i bandi per lo sviluppo e la diffusione dell’ultrabroadband in Calabria; Molise; Puglia; Lazio; Sicilia; Basilicata e Campania. Noi investiremo complessivamente oltre un miliardo.
Circa 550 milioni per realizzare le infrastrutture e altri 230 milioni per dare il servizio a banda ultra larga a velocità tra 30 e 100 mega”. Gli italiani che avranno, grazie a questo progetto, la banda ultralarga saranno oltre 10 milioni pari al 43% della popolazione delle sette regioni. Le unità immobiliari raggiunte saranno oltre 4,6 milioni. “Se a questi interventi sommiamo gli investimenti già effettuati senza sovvenzioni pubbliche – ha aggiunto nell’intervista Patuano – gli italiani raggiunti dalla banda larga in queste sette regioni saranno 15,7 milioni, pari al 67,8% della popolazione locale. Le sedi istituzionali (uffici pubblici, scuole, ospedali, caserme di polizia e carabinieri) collegate saranno oltre 5.200”.
Dati interessanti e significativi soprattutto per il pianeta dell’istruzione che non può farsi trovare impreparato per quella data. Telecom ha scelto di partire proprio dal Sud. Ha deciso di arrivare con la banda ultra larga in zone che altrimenti avrebbero avuto la fibra o comunque avrebbero potuto ottenere la banda larga in tempi più lunghi. In questi ultimi mesi c’è un grande dibattito in corso sul fatto se è più importante mettere la fibra nelle aree periferiche del Paese o in quelle densamente popolate.
Oggi abbiamo bisogno di una mappa digitale che tenga conto delle esigenze dell’Italia ma soprattutto di mettere nelle condizioni le nostre scuole ed università di competere con il mondo dell’istruzione europeo. Un ulteriore dibattito che è necessario sviluppare al più presto sarà quello attorno all’anagrafe delle dotazioni tecnologiche delle scuole del nostro Paese. Se da una parte vi è infatti un investimento da parte almeno del privato e in parte del pubblico per le infrastrutture non sappiamo esattamente come si fa scuola con il digitale oggi. E allora accanto al tema dell’autostrada digitale ci sta quello della formazione dei docenti e altrettanto quello della dotazione.
Un’anagrafe, un monitoraggio serio, fatto da ciascun ufficio scolastico provinciale, servirebbe ad avere una fotografia della realtà. Telecom non può poi dimenticarsi che c’è un Sud anche al Nord: sono quelle aree di montagna, quelle periferie di pianura dove la Rete resta la Cenerentola della comunità, dove i nostri ragazzi sono costretti ancora oggi ad andare in biblioteca per avere il Wifi, per potersi collegare ad una velocità “decente”.