L’Istituto Varalli di Milano ha provato tra le sue aule un’app che riconosce i luoghi, ne scarica la mappa e dà al non vedente le corrette informazioni per orientarsi
A volte basta una app per cambiare la vita di uno studente. Lo sanno bene all’istituto “Varalli” di Milano dove è stata sperimentata OpenWhite, la prima applicazione per consentire ai non vedenti e agli ipovedenti di muoversi in tranquillità e con una audioguida. L’idea è nata da I.F.O.R (Istituto per la ricerca, la formazione e la riabilitazione visiva) con l’Unione italiana ciechi con il supporto della Fondazione Cariplo e del ministero dell’Istruzione sulla base del progetto messo a punto dalla società “HQuadro” che ha inventato l’app. Una vera rivoluzione per chi è costretto a passare la vita al buio. La sperimentazione al “Varalli” è stata un successo e ora si punta ad espandere questa tecnologia nel resto del mondo. La strategia di questa invenzione è quella di avere un sistema di guida a basso costo, espandibile su larga scala e capace di sfruttare le tecnologie esistenti.
Basta scaricare la app dagli store ufficiali. Al lancio di “OpenWhite” l’applicazione riconosce eventuali percorsi presenti e ne scarica la mappa e le relative informazioni di orientamento. Da quel momento si hanno informazioni sul punto in cui ci si trova e le indicazioni dei punti da raggiungere. “OpenWhite” permette di ascoltare informazioni e comandi grazie al readback del testo per i non vedenti. Un sistema studiato già in versione multilingua e con la lettura dei pulsanti facilitata dall’interfaccia grafico per gli ipovedenti.
“Si tratta di un progetto semplice che va ad integrarsi – spiega Nicola Stilla, presidente dell’Unione italiana ciechi della Lombardia – con gli strumenti tradizionali usati dalla persona non vedente per muoversi in maniera autonoma. La sperimentazione fatta ci ha consentito di testare le diverse fasi e raggiungere risultati ottimali che se, potenziati, possono davvero rappresentare una soluzione semplice ed economica per il riconoscimento degli spazi nei grandi edifici”.
Finora l’idea è nata per una scuola ma nella testa degli ideatori ci sono università, stazioni metropolitane, aeroporti, cinema, supermercati. La praticità di questo strumento sta nel fatto che non sarà necessario collocare alcun percorso o pavimento tattile, ma sarà sufficiente posizionare dei dispositivi utilizzati per la geolocalizzazione: per esempio al “Varalli” è stata usata una tecnologia di ultima generazione, i cosiddetti “beacon”, piccoli dispositivi basati su bluetooth, economici, installabili con un semplice nastro bi-adesivo e con lunga durata delle batterie.
Un lavoro, quello fatto all’istituto “Varalli” che non è servito solo alla “HQuadro”, ma anche ai ragazzi che frequentano questa scuola. Lo conferma il dirigente Eliana Pacchiani che ha seguito le diverse fasi e aperto le porte delle sue classi a questa innovazione puntando al coinvolgimento dei suoi studenti: “Il progetto ha sensibilizzato gli alunni della scuola alle problematiche dell’autonomia del non vedente e sono certa che la sua realizzazione pratica farà progredire nel cammino dell’inclusione e della parità”.