“La curiosità è il superpotere dei ribelli che riescono a essere agili anche in caso di difficoltà. Lo testimoniano le vite straordinarie del pilota Sullenberger che ha brillantemente portato a termine l’ammaraggio del volo 1549 sul fiume Hudson a Manhattan, di Adriano Olivetti e Massimo Buttura”. Così Francesca Gino durante SIOS22 Winter Edition
Perché nelle aziende è importante puntare sui talenti ribelli? E quali sono le qualità che li contraddistinguono? Lo ha spiegato Francesca Gino, professoressa alla Harvard Business School, durante la nostra ultima edizione di SIOS22 Winter. “Dai risultati emersi da un sondaggio effettuato su circa 200mila persone tra lavoratori, leader e manager è emerso che le qualità che ci aiuteranno ad avere successo nel futuro sono la creatività, la curiosità e l’agilità – ha commentato la professoressa – Anche in contesti in cui si pensa che non venga applicata, in realtà i ribelli hanno la capacità di essere sempre curiosi, di farsi sempre domande”.
“I ribelli riescono a essere agili all’interno del mondo del lavoro, anche quando si presentano loro difficoltà”
La curiosità è quella materia imprescindibile che spinge alla creatività e alla costante ricerca di idee innovative. “Dal sondaggio, quando è stato chiesto ai lavoratori se pensassero che i propri leader avessero queste capacità, la maggior parte ha detto di no. I ribelli riescono a essere agili all’interno del mondo del lavoro, anche quando si presentano loro difficoltà”. Ma cosa si può imparare dai veri leader?
Cosa ci insegnano i leader
«Mi vengono in mente diversi esempi di leader che hanno imparato ad adottare al meglio le tre skills che contraddistinguono i ribelli. Penso, ad esempio, al colonnello soprannominato “Kills“: è leader in un gruppo militare di aviazione che ha saputo portare l’innovazione in un contesto altamente regolamentato, gerarchico, burocratico, dove la cultura è quella di mantenere l’ordine e non portare cambiamento. Lui ha guardato il suo squadrone pensando che dovesse essere più innovativo, pensare in modo creativo e approcciando il lavoro in modo diverso. Quello squadrone è riuscito a volare a 70mila piedi da terra per fare fotografie che vengono utilizzate in altre parti dal governo americano e quello che, sin da subito, ha fatto il colonnello è stato essere chiaro al 100% sulla sua mission, definendo bene i confini. Ha, così, chiesto a tutti i piloti di studiarsi le regolamentazioni per capire i confini all’interno dei quali si può essere innovativi, creativi, agili e curiosi. Se si guarda a quello che è successo in quello squadrone negli ultimi anni, oggi è molto più efficace ed efficiente e ha vinto un grant di 94 milioni di dollari per creare un laboratorio interno che gli ha permesso di innovare. Piloti che non sapevano nulla della creazione di app, hanno sviluppato dei software che sono utilizzati in volo e hanno aiutato altri piloti ad aumentare la propria sicurezza quando volano da soli. E la cosa sorprendente è che il leader non ha aspettato, ma si è rimboccato le maniche e ha iniziato a creare le condizioni per la ownership e l’empowerment della sua squadra».
«Ci sono anche altri esempi di leader e organizzazioni che sono riusciti a incoraggiare il talento ribelle. Pensiamo ai contesti italiani: mi viene in mente l’imprenditore Massimo Buttura di Osteria Francescana: ha saputo innovare piatti tradizionali italiani ponendosi sempre molte domande; chiedendosi perché quel determinato piatto è da sempre stato fatto in quel modo e come si sarebbe potuto ammodernare. Chiedersi “perché” accadono certe cose è un’abitudine che può aiutare in qualsiasi contesto; è una strategia che tutti possiamo adottare. La seconda è quella di rimanere focalizzati sulla capacità di apprendimento e sull’importanza di apprendere. Mi viene in mente l’episodio che riguardò il capitano Sullenberger, che nel 2009, volando dall’aeroporto New York, si scontrò con un gruppo di uccelli. Aveva 209 secondi per pensare a cosa fare e 155 passeggeri sul volo. In questi casi quello che fa la mente umana è focalizzarsi, in modo preciso, esclusivamente su una sola possibilità e la possibilità in quel momento era atterrare nell’aeroporto più vicino. Lui, invece, ha pensato a tutte le alternative possibili e ha deciso di atterrare nel fiume Hudson, salvando tutti i passeggeri e se stesso. Durante un’intervista che feci con lui mi dichiarò che aveva volato 30.000 ore su quel tipo di aereo e aveva lavorato nell’aviazione militare, avendo una grande conoscenza su problemi e situazioni di crisi; pertanto aveva sviluppato un’abitudine nel suo modo di pensare che era: “Cosa imparerò oggi?“. Lui utilizzava l’esperienza che aveva accumulato come metodo di apprendimento».
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Il superpotere del talento ribelle
Uno dei tratti distintivi dei talenti ribelli è quello di avere una curiosità insaziabile, essere sempre focalizzati sul cosa si può imparare, avendo alle spalle un grande bagaglio esperienziale. E’ scientificamente provato che, se apprendiamo qualcosa di cui siamo curiosi, il livello di apprendimento è più alto. «Identificare gli obiettivi di performance e pensare in modo diverso ai nostri interessi possono essere caratteristiche che incentivano all’apprendimento e all’innovazione – spiega la professoressa – Penso a Olivetti, che in tanti anni aveva pensato come allargare gli interessi di coloro che lavoravano per lui. Ad esempio, aveva allungato la pausa pranzo a 2 ore anziché una. Diceva che la prima ora era per mangiare il cibo, la seconda per la cultura. Aveva anche portato in azienda poeti e scrittori, con l’intento di allargare la cultura di tutti coloro che lavoravano all’interno di Olivetti». Un esempio di quello che concretamente si può fare per innovare; che tutti potrebbero fare. «Direi, dunque, che le mosse vincenti sono quelle di allargare i nostri interessi facendoci tante domande, focalizzandoci su obiettivi di apprendimento differenti e ampliando le nostre prospettive», ha concluso la professoressa Gino.